Il sindacato di Polizia: “ancora un detenuto psichiatrico autore di violenze in carcere: non basta trasferirli”

La nota di Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria

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Lo abbiamo detto e ripetuto, ancora inascoltati: non basta trasferire un detenuto con problemi psichiatrici da un carcere all’altro per risolvere ogni problema. Ed è puntualmente accaduto nel carcere di Torino dove a due settimane dall’omicidio del compagno di cella nel carcere di Velletri un detenuto con problemi psichiatrici ha provocato il caos anche in quello delle Vallette a Torino, dove era stato trasferito dopo l’accaduto”. Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria.

“Dopo l’omicidio della psichiatra pisana Capovani nell’aprile scorso, che pure ha scosso l’opinione pubblica, con un’attenzione mediatica scemata nel giro di qualche settimana, come accade da sempre intorno al carcere, sembrava che tutti avessero scoperto quanto il nostro sindacato sta denunciando da almeno cinque anni: le REMS, una trentina funzionanti (la gestione è affidata alle Regioni), che hanno sostituito gli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) aboliti nel 2013 e chiusi definitivamente nel 2015, sono un fallimento che rispecchia la generale situazione di fallimento dell’Amministrazione Penitenziaria. E in contemporanea con il fattaccio di Torino un agente nel carcere di Vibo Valentia ha subito l’ennesima aggressione da parte di un detenuto con problemi psichiatrici. Troppi gli elementi – aggiunge – hanno determinato il flop sino a produrre omicidi e gravi atti di violenza che hanno colpito il personale penitenziario. Anche se l’internamento nelle nuove strutture ha carattere transitorio ed eccezionale in quanto applicabile “solo nei casi in cui sono acquisiti elementi dai quali risulti che è la sola misura idonea ad assicurare cure adeguate ed a fare fronte alla pericolosità sociale dell’infermo o seminfermo di mente” come se non bastassero i problemi si sono prodotte le liste di attesa per l’ammissione. Al 2022 sono oltre 700, secondo il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i detenuti in lista d’attesa per fare ingresso in una delle Rems, ma molti di più quanti hanno problemi psichici. Il tempo medio di attesa è di 304 giorni, con regioni come Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Lazio in cui l’attesa arriva fino a 458 giorni. Le regioni con più detenuti in attesa sono la Sicilia con circa 140 detenuti, la Calabria con 120 e la Campania con 100. Dunque la creazione delle Rems che sulla carta dovrebbero disporre di non più di 20 posti letto – aggiunge – si è rivelato un espediente per “scaricare detenuti con gravi problemi psichici senza tra l’altro disporre di risorse ed organici adeguati”.

“Adesso leggiamo di proposte parlamentari di modifica della legislazione e di prendere ad esempio i reparti di massima sicurezza con assistenza psichiatrica in attività in Gran Bretagna. Ma si continua sottovalutare la presenza nelle carceri di detenuti con problemi psichici che costituiscono un terzo degli 84 suicidi dello scorso anno e aggrediscono gli agenti. La percentuale più alta dei detenuti con disturbi psichiatrici soffre di nevrosi; il 30% di malattie psichiatriche collegate all’abuso di droghe e di alcool; il 15% di psicosi. La nostra proposta è radicale: prima di pensare alle strutture inglesi si ritorni alle strutture psichiatriche di detenzione, abolite nel 2014, sia pure ripensate nei servizi da garantire e con un numero di personale specialistico adeguato e contestualmente in ogni carcere si istituisca lo Sportello di aiuto psicologico”.

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