Strage di Bologna, iniziativa in ricordo del reggino Francesco Antonio Lascala

Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza un momento di riflessione sulla figura di Francesco Antonio Lascala, una delle 85 vittime innocenti della strage di Bologna

StrettoWeb

La mattina del 2 agosto del 1980, Francesco Antonio Lascala, di Reggio Calabria, ex centralinista delle Ferrovie dello Stato, ormai in pensione, si trovava sul primo binario, in attesa del treno delle 11,05 che lo avrebbe portato a Fidenza e poi a Cremona per trascorrere qualche giorno a casa della figlia ventisettenne Vincenza, sposata con un portiere d’albergo, Osvaldo Ottoni. Alle 10:25 di quella infausta giornata, nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, venne fatto esplodere e causò il crollo dell’ala Ovest dell’edificio, causando una lunga scia di lutti e moltissimi feriti. 85 furono le persone che morirono a seguito di quel tragico evento ed oltre 200 rimasero gravemente ferite riportando anche delle mutilazioni.

I corpi straziati delle vittime erano in uno stanzone con tante lenzuola bianche a terra, e nell’elenco delle persone decedute vi è Francesco Antonio Lascala, il ferroviere di 56 anni, originario di Bianco ma fin da piccolo residente a Reggio Calabria. Quel che si racconta è un pezzo di storia troppo a lungo dimenticata da parte delle istituzioni locali della Città della Fata Morgana: una vicenda rimasta stranamente sconosciuta da parte di chi dovrebbe avere il preciso dovere di trasferire alle future generazioni la memoria di un crimine tanto efferato. In tutta Italia vi suono dei luoghi pubblici (strade, piazze) che ricordano il nome delle vittime, Reggio Calabria ancora no, anche se a distanza di ben 43 anni.  Sono trascorsi quarantatré anni dalla strage di Bologna (2 agosto 1980, ore 10:25) dove si spensero bruscamente sogni, speranze, affetti familiari, progetti, stroncati da uno spaventoso fragore scaturito da un ordigno posto all’interno della stazione emiliana. Quel terrificante impatto causò la morte di 85 persone (orribilmente mutilate) ed oltre 200 feriti deturpati nel corpo e nell’animo. Tra le vittime dell’attentato vi era il reggino Antonio “Totò” Lascala ed a distanza di tale arco di tempo, la città di Reggio Calabria, nonostante le varie sollecitazioni, sia istituzionali, personali, associative, ancora non ha inteso dedicare uno spazio pubblico ad un concittadino vittima innocente di quella strage terroristica.

Il silenzio assordante che si percepisce in riva allo Stretto continentale fa pensare che ci sono morti di serie A e morti di categoria inferiori, anche in virtù delle ultime e recenti scelte da parte di Palazzo San Giorgio, sede istituzionale del Comune di Reggio Calabria. Sono trascorsi quarantatré anni dalla strage di Bologna (2 agosto 1980, ore 10:25) dove si spensero bruscamente sogni, speranze, affetti familiari, progetti, stroncati da uno spaventoso fragore scaturito da un ordigno posto all’interno della stazione emiliana. Ogni anno, a far data dal 1981, a Bologna, la giornata del 2 agosto diventa meta obbligatoria di un incontro della memoria.  Tutta la Penisola italiana, come sempre, è stata interessata da diverse iniziative, mentre in riva lo Stretto un silenzio assordante. Il Circolo Culturale “L’Agorà”, vuole ricordare tale figura, anche se purtroppo dimenticata nella memoria, da parte delle istituzioni locali che dovrebbero avere il preciso dovere di trasferire alle future generazioni la memoria di un crimine tanto efferato. A tal fine piace ricordare che venne inoltrata da parte del sodalizio reggino una richiesta di intitolazione di luogo pubblico al Comune di Reggio Calabria, proposta acquisita d’ufficio al prot. 125802 del 6 agosto 2018 – indirizzata al sindaco, al segretario generale, al presidente della Commissione Toponomastica, al presidente del Consiglio. A distanza di cinque anni il Circolo Culturale “L’Agorà”, nonostante sia stato anche individuato il luogo per l’intitolazione, il sodalizio culturale reggino non ha ricevuto nessuna risposta in tal senso. Quali sono i tempi per una risposta a un’istanza regolarmente presentata a un comune in Italia? 30 giorni? 45? 90? 180? Un anno? Due anni? Tre anni? Non è dato saperlo, almeno in certi frangenti … geografici. L’unica cosa certa è che il Circolo Culturale “L’Agorà” sta ancora aspettando risposta. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 2 agosto.

Condividi