“Vesuvio erutta, tutta Napoli è distrutta”: la vergogna dei cori razzisti in un oratorio di Brescia | VIDEO

E' diventato virale il video girato nell'oratorio di Ghedi, nel bresciano, che mostra un folto gruppo di giovanissimi intonare cori razzisti

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Cori razzisti in un oratorio del bresciano: il video virale
StrettoWeb

Succede in un oratorio del bresciano, con precisione a Ghedi. Il video, diventato virale, mostra un folto gruppo di giovanissimi intonare cori razzisti: “Vesuvio erutta, tutta Napoli è distrutta“. Cantano, i pargoletti. E nessuno interviene, nessuno prova a fermarli, nessuno spiega loro che il razzismo, anche solo per un coro calcistico, è più pericoloso di un’arma.

Episodio deplorevole all’ Oratorio San Giovanni Bosco Ghedi di Brescia, dove i bambini hanno cantato: “Vesuvio erutta, tutta Napoli è distrutta” senza che nessuno intervenisse – scrive sui social Salvatore Flocco, consigliere Comune di Napoli –. Lo dico da genitore prima che da Consigliere Comunale della città di Napoli: evitate di portare i vostri figli in luoghi simili. Inoltre mi auguro che il responsabile della struttura sia dotato di buon senso e sappia trovare il modo per chiedere scusa alla città di Napoli e i suoi abitanti, Al sindaco di Brescia, Laura Castelletti, chiedo di approfondire cosa succede in questi luoghi dove si alimentano odio anziché Amore e fratellanza“, conclude il post.

La risposta del parroco dell’oratorio incriminato

Il video del triste coro è diventato ovviamente virale. E solo dopo che la questione ha fatto il giro del Paese, creando polemiche e scandalo, il parroco di Ghedi ha deciso di dire la sua attraverso un post sui social che riportiamo integralmente:

In questi giorni ho ascoltato le due coordinatrici, gli animatori e alcuni ragazzi del nostro Grest medie.
Ho preferito il silenzio alla gogna mediatica per tutelare la verità, ciascuno di loro e il nostro Oratorio.
Ho pregato.

I fatti

Venerdì sera la pioggia non ha permesso di svolgere all’aperto il nostro spettacolo di fine Grest medie: ci siamo rifugiati nel teatro Gabbiano, contiguo all’Oratorio.

Al termine della serata io e le due coordinatrici (maggiorenni, direi quasi anziane) abbiamo fatto uscire i quattro gruppi uno alla volta (animatori minorenni + ragazzi) dal retro palco direttamente nel cortile dell’Oratorio, invitando i genitori a uscire dalla sala nel parcheggio e rientrare in Oratorio dall’ingresso principale, così da potersi salutare al coperto e riabbracciare i propri figli.

I 39 secondi del video (filmato e messo in rete da una ragazza) che riportano il brutto inno (intonato da due ragazzi e cantato un po’ da tutti sia del “nord” che del “sud”) sono forse gli unici in tutto il Grest durante i quali ha coinciso l’assenza mia, delle coordinatrici e dei genitori. Gira in rete un altro filmato sotto un tendone in pieno giorno con l’inno amplificato: non è Ghedi.

A dire il vero, nel “nostro” video si vede che una delle coordinatrici (quella dai capelli rossi) arriva dopo pochi secondi e tenta senza successo di far scendere i ragazzi dalle panche. Cinque genitori sullo sfondo (i primi ad arrivare dall’ingresso) cercano dove sia il loro figlio. Ci sono anche sei animatori (su trenta totali) dei quali due ballano e cantano uscendo sul “la la la” finale.
Alcuni tra gli adulti presenti e tra i sei animatori non erano a conoscenza di questo inno.

Al termine dell’inno (e del video) alcuni animatori e ragazzi sono stati richiamati: non è vero quindi che nessuno ha detto nulla, anche se tardivamente.
Io ero ancora in teatro a sistemare, mentre avrei dovuto essere lì.
Ho espresso il mio personale dispiacere e disapprovazione, oltre che le scuse, ai giornalisti che mi hanno contattato. Non è questo che insegniamo ai ragazzi.

Ho ribadito alla stampa che a Ghedi c’è tanto bene che non fa notizia, e una forte condivisione e amicizia tra chi proviene per lavoro da ogni parte dell’Italia. Nel suo piccolo, la comunità educativa dell’Oratorio ne è segno.

I prossimi passi

Agli animatori (adolescenti tra i 15 e i 17 anni) ho detto che lo sbaglio è stato grave: il male agisce proprio quando uno lo sottovaluta o non lo conosce (il diavolo è il mentitore per eccellenza!). Vivere con superficialità nel linguaggio e nei gesti non porta mai a cose buone.
Mi sono sembrati all’inizio sorpresi, poi sinceramente dispiaciuti, oltre che un po’ impauriti.

Uno sbaglio grave che fa tanto male all’Oratorio per tutti i commenti cattivi che sta ricevendo (da chi non lo conosce): nel leggerli si sono resi conto di quanto hanno fatto, scusandosi e dispiacendosi.
Soprattutto chi di loro è di origine napoletana ha sofferto tanto per alcuni commenti di napoletani “non ghedesi”.

Ho invitato quindi gli animatori a darsi da fare fin da questo fine settimana mettendosi al servizio della comunità (festa della Croce Rossa) e a frequentare da settembre il cammino di gruppo preparato per loro.
Ho detto loro che l’Oratorio non li abbandona. Che loro sono l’Oratorio.
E che se vorranno fare gli animatori al Grest il prossimo anno, dovranno meritarselo più degli altri.
Ho detto loro che dopo gli sbagli ci si può rialzare, e che è meglio che questa cosa non sia passata sotto silenzio: oltre a un sano bagno di umiltà per tutti, ci dà l’occasione per riflettere e migliorare.
Ho detto loro che io e i loro genitori vogliamo loro bene, anche se ci hanno fatto arrabbiare.
Ho detto loro grazie per l’immenso bene che hanno fatto in queste settimane.

Perché il Grest medie è durato 432.000 secondi, non solo quei 39 quando il Grest medie era già finito.

Ogni commento e giudizio, lasci ora il posto all’impegno educativo e alla speranza.
don Alberto“.

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