Si scusa così il sindaco di Catania Enrico Trantino, con una lunga nota pubblicata nella sua pagina Facebook, inerente al caos voli che si sta imbattendo all’aeroporto di Catania:
”CHIEDO SCUSA. Ieri pomeriggio l’Enac ha annunciato la riapertura del Terminal A del nostro aeroporto. Non so quando ritornerà alla piena operatività, ma mi auguro avvenga immediatamente. Quanto accaduto in questi venti giorni dal momento dell’incendio, ha messo la as città e parte della Sicilia orientale in ginocchio. Albergatori, ristoratori, affittacamere e tutto l’indotto di una città e un isola che vivono di turismo, hanno patito un duro contraccolpo. Le recensioni negative di migliaia di passeggeri frustrati, non sappiamo quali riflessi avranno nel prossimo futuro, ma ci indurranno a concentrare gli sforzi sul riscatto della nostra reputazione. Ci risolleveremo, perchè l’abbiamo sempre fatto”.
”Ma la questione è un’altra – prosegue il sindaco -. Il comune di Catania e la città metropolitana sono soci per una quota complessiva del 13% dell’ente che gestisce l’aeroporto. Di fatto, come sindaco dei due enti, non ho potere alcuno, se non quei pochi, come la convocazione dell’assemblea dei soci, di cui mi avvarrò nei prossimi giorni. Ma per pretendere il rispetto dei doveri da parte dei cittadini, le istituzioni, per apparire credibili e ridurre le distanze tra chi decide e coloro per cui conto decide, devono assumersi le proprie responsabilità”.
“E spesso, in un mondo di relazioni, per riavvicinarsi, per ricucire un rapporto, basta fare un passo indietro e sapere chiedere scusa. Io da quella notte dell’incendio, trascorsa interamente in aeroporto a assistere i passeggeri, credo di avere fatto tutto quel che rientrava nelle mie possibilità, suggerendo specifiche iniziative per alleviare i disagi dei passeggeri, mai messe in atto”.
“Non penso di avere colpe, ma sono socio di chi ha la responsabilità di gestire l’aeroporto e so che chi è parte di qualcosa che non ha funzionato, deve comunque avere l’umiltà di chiedere scusa. Specie se non lo fanno altri” – conclude.