Ciao calabresi. Dicembre non è poi così lontano

Settembre è il mese di tutti quei calabresi che tornano nelle operose e caotiche città del Nord, portando con sé 'pezzi' di Calabria

StrettoWeb

Ciao calabresi.
Ciao a voi, che in questi giorni riempite valigie, impacchettate speranze, salutate pezzi di cuore, gocciolate lacrime. Questa regione, queste città, questi paesi, si svuotano e restiamo noi, incoscienti, temerari, forse illusi. Non si sa.

Settembre è il mese di chi torna nelle operose e caotiche città del Nord con il profumo della propria terra ancora nelle narici, con il sapore dei piatti materni ancora in bocca, con il rumore delle abitudini quotidiane dell’infanzia ancora nelle orecchie.

Ma è questione di qualche settimana, e i sensi cominceranno a percepire tutto questo in maniera sempre più vaga, lontana, ovattata, sacrificabile. La nostalgia si affievolisce, il tran tran quotidiano prende il posto delle mancanze, le sostituisce, le placa, le anestetizza. Ma non le cancella.

Se ne riparla a dicembre. Intanto, bisogna lavorare.

E noi che restiamo qui, facciamo lo stesso: guardiamo quella sedia vuota intorno al tavolo, spolveriamo quella cameretta che, anche se servirà fra tre mesi, deve restare pulita. Inviamo messaggi, cuoricini, tra un “Come stai?” e un “Hai mangiato?“.

E forse non è una maledizione, come dicono. E’ una benedizione: sentire la mancanza rende la presenza ancora più significativa. Più vera, concreta. Forse. Comunque sia, è il nostro destino. Ci hanno modellati così, avvezzi agli addii.

La Calabria saluta i suoi figli e loro salutano la Calabria. In attesa di aprire, magari tra un mesetto, uno dei tanti “pacchi da giù” che risvegliano i sensi e sprigionano profumi, sapori, amore incondizionato.

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