Dall’eco ansia agli asterischi la prova che i problemi del mondo sono più mentali che concreti

Ma quale eco ansia e quali asterischi? Qui abbiamo bisogno di giovani coi piedi per terra e non modellati dal deleterio politically correct

StrettoWeb

Abbiamo l’eco ansia e abbiamo gli asterischi alla fine delle parole. Cosa c’entra una cosa con l’altra? Nulla, se non fosse che entrambe ci dimostrano come la perdita di identità di un Occidente sempre più costretto a piegarsi a quella cosa terribile che è il pensiero unico e politicamente corretto, è una realtà ormai concreta e logorante per chi ancora ha i piedi ben piantati a terra.

Parto dagli asterischi perché, in ordine di arrivo, sono parecchio antecedenti all’eco ansia. A che servono gli asterischi? Semplice: servono a non definire ciò che nemmeno si riesce a spiegare, considerando che non si trovano termini adatti e bisogna fare ricorso a dei segni grafici, gli asterischi appunto. In merito ai quali, tra l’altro, l’Accademia della Crusca è stata chiara: “Bocciata l’introduzione artificiosa di segni grafici che sono frutto di un’ideologia” o meglio ancora di una moda. Che poi, a che pro non definire il genere? Ognuno faccia della propria vita ciò che vuole, ma senza dover rendere indefinito ciò che per molti altri definito lo è, eccome!

Ora, viene da chiedersi, da quando i segni grafici fanno parte dell’alfabeto italiano? Alain Elkann la definirebbe forse una stortura lanzichenecca. A me viene solo da dire che è una grande stronzata. E mi si perdoni il francesismo, ma se a degli italiani è consentito usare gli asterischi al posto delle lettere per non definire il genere dei termini, a me deve obbligatoriamente essere consentito scrivere parolacce. Se no che parità di diritti sarebbe?

Lo fanno per rispetto di chi non si sente né uomo né donna, dicono. Per poter evidenziare la molteplicità dei generi. Ma il rispetto per chi invece si sente uomo ed è uomo o si sente donna ed è donna dov’è, in tutto ciò?

Per quanto riguarda l’eco ansia invece, la questione è più preoccupante: c’è chi ci crede davvero a quella pagliacciata messa in scena da un’attricetta catanese che, non sapendo evidentemente che senso dare alla propria vita, ha deciso di mandare in paranoia altri giovani giustamente preoccupati del futuro. Come tra l’altro è sempre stato, nel corso dei secoli, e come sempre sarà. Avete mai sentito parlare di un’epoca storica in cui le nuove generazioni non fossero preoccupate per il futuro e non avessero timore del domani?

Certo, una mente sana prende questi sentimenti, queste ansie, queste paure e, armandosi di coraggio, ne fa terreno fertile per costruire il proprio destino. Una mente instabile, invece, si inventa l’eco ansia. E ci crede. E ne piange. Avallata da un ministro in evidente imbarazzo che, non sapendo che fare, piange pure lui giusto per non passare per quello senza cuore. Perché non c’è altra spiegazione alle lacrime di Pichetto Fratin.

La giovincella invece, tale Giorgia Vasaperna, è già stata smascherata: è un’attricetta e attivista ambientale. Due giorni fa ha pianto a causa dell’eco ansia. Domani invece è possibile che la troveremo incollata con la colla Attack alla Gioconda. O al David di Michelangelo. Attendiamo fiduciosi la sua prossima performance e intanto diciamo ai giovani sani di mente: state tranquilli. L’incertezza del futuro è tipica delle giovani generazioni. Ce la farete alla grande, come ce l’abbiamo sempre fatta tutti.

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