Elisa Claps, una ferita che fa ancora male: riaperta la chiesa dove è stato ritrovato il corpo

Il fratello di Elisa Claps, dopo aver saputo della riapertura della Chiesa, ha espresso tutta la sua amarezza: "mi auguro adesso che la comunità di Potenza risponda con il coraggio di non entrare in quella chiesa"

StrettoWeb

Il caso di Elisa Claps, una ferita che riapre ancora una volta: la ragazza, scomparsa a Potenza nel lontano 1993, non ha fatto più ritorno a casa. Solo dopo 17 anni, il corpo della giovane potentina è stato ritrovato nel sottotetto della chieda della Santissima Trinità, la stessa in cui Elisa si è recata il giorno in cui è svanita nel nulla. Era il 17 marzo 2010, sono trascorsi 13 anni, la famiglia sta cercando di risollevare i pezzi di quanto rimasto, ma una nuova notizia li sconvolge: oggi, alle ore 9, è stata data la notizia della riapertura dell’edificio sacro. A dare l’annuncio è la diocesi di Potenza con una breve nota in cui si spiega che:sarà un luogo di preghiera silenziosa, l’adorazione, la ricerca del conforto interiori e spirituale, e per la promozione di una serena riflessione sulla sacralità della vita”. 

Una decisione tanto difficile quanto discutibile, tanto che la Chiesa tende a ‘giustificarsi’ aggiungendo che si tratta di “un cammino di riconciliazione e guarigione per la comunità potentina, segnata da una ferita indelebile”. Una ferita che non si risana, soprattutto per la famiglia Claps che ha espresso, nelle parole del fratello Gildo, tutto il suo disappunto: “hanno agito furtivamente, come ladri. Non sono sorpreso perché sono stati ladri di verità per trent’anni. Mi auguro adesso che la comunità di Potenza risponda con il coraggio di non entrare in quella chiesa.

Condividi