“I gay non sono normali”, Klaus Davi: “da omosessuale difendo il generale, ha ragione”

Secondo Klaus Davi nella vicenda del generale Vannacci e le sue affermazioni sui gay "c'è una forma di ipocrisia e perbenismo inaccettabile"

StrettoWeb

Della gogna mediatica che si è venuta a creare intorno al generale Roberto Vannacci e al suo libro, “Il mondo al contrario“, e delle dichiarazioni sui gay ha parlato anche Klaus Davi. E tutto il clamore che si è venuto a creare, secondo il massmediologo, è “una follia”, come riferisce a Il giornale. Che poi, a ben vedere, non ci vuole molto a comprenderlo: si tratta di un modo di fare, di impedire l’espressione di un pensiero, “che danneggia innanzitutto la comunità gay“. E Klaus Davi ne parla sia da esperto di comunicazione che da omosessuale.

Il giornalista non si sente per niente offeso, spiega, dalle dichiarazioni dell’ex comandante della Folgore, che ne difende invece la libertà d’espressione. “Non condivido le reazioni punitive. Noi gay siamo stati gli alfieri della libertà d’espressione, ci siamo battuti e sacrificati storicamente per difenderla, e adesso pretendiamo la gogna per chi ha idee diverse dalle nostre? Mi sembra una follia. Così ci rendiamo odiosi, diventiamo dei censori. Noi, che per secoli abbiamo vissuto nell’emarginazione, ora chiediamo che una persona venga emarginata? Eravamo i paladini del laicismo, cosa siamo diventati?“, si chiede Davi.

Concordo con il generale quando parla di una mancata possibilità di critica, che è un atteggiamento malsano. Il vittimismo ci danneggia. Fenomeni come Gianni Versace o Dolce e Gabbana non hanno avuto bisogno della lobby gay per affermarsi. Lo hanno fatto e basta. In questa vicenda c’è una forma di ipocrisia e di perbenismo inaccettabile. Anche a sinistra c’è molta gente che la pensa come il generale, ma magari non lo dice. Ecco perché tutta questa canea mi dà fastidio“, prosegue il giornalista.

Poi, a Davi viene ricordato quanto, intervistato da lui stesso nel 2008, il generale Mauro Del Vecchio (poi diventato senatore Pd) disse che i gay nell’esercito “sono inadatti“. “Due pesi e due misure – chiosa l’esperto di comunicazione -. Ed è quello che rende poco credibile il dibattito sull’argomento. Se certe cose le dice uno di destra, parte la gogna, se invece le dice uno di sinistra che poi si scusò passa tutto in cavalleria. Criticare le idee è legittimo, ma non dobbiamo chiedere l’espulsione e la discriminazione di chi le esprime. Noi gay siamo morti nei campi di concentramento per il nostro orientamento e le nostre idee, quindi non possiamo essere illiberali. Peraltro, esiste un mondo gay di centrodestra che non si riconosce in questa intransigenza e nel radicalismo. Io stesso non mi sento in alcun modo rappresentato da quanti chiedono la censura”.

Noi omosessuali non siamo minacciati dal generale, come sostiene qualcuno, né lo siamo dal governo Meloni o da quelli precedenti. Queste sono balle. Chiedere la censura è aberrante, è contro la nostra storia e io da liberale non lo posso accettare. Piuttosto, dobbiamo tutelare chi davvero è vittima di violenza o di bullismo nelle sacche della disuguaglianza“, conclude Klaus Davi.

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