La Reggina, Manuele Ilari e l’articolo 512-bis del codice penale

Reggina, con dichiarazioni surreali Manuele Ilari si è di fatto auto denunciato per intestazione fittizia di beni. Un reato punito con la reclusione

StrettoWeb

Si chiama “intestazione fittizia di beni” ed è il reato regolamentato dall’articolo 512 bis del Codice Penale, che prevede la reclusione da due a sei anni per “chiunque attribuisce fittiziamente ad altri la titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali o di contrabbando”. Il reato è istituito per punire chi tenta di eludere le confische o agevolare altri delitti come ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio. Il legislatore, quindi, con questo reato vuole coprire la condotta di chi non trasferisce effettivamente la titolarità dei beni o del denaro, ma lo fa fittiziamente, continuando dunque ad avere la disponibilità materiale degli stessi e continuando dunque a goderne.

Nel caso della Reggina, ad auto-denunciare il reato di intestazione fittizia di beni è stato proprio Manuele Ilari con le sue dichiarazioni di ieri in cui si è chiaramente presentato come un pupazzo di altri, un prestanome al servizio di un fantomatico fondo inglese che “vista la fretta del venditore, in quel momento non aveva le traduzioni degli atti e la firma del console. Quindi non poteva intestarsi le quote e le ha parcheggiate su di me”. Manuele Ilari, quindi, si è auto definito parcheggiatore abusivo. Parcheggiatore perchè il fantomatico fondo inglese avrebbe “parcheggiato” le quote su di lui, abusivo perchè lo Stato non consente l’intestazione fittizia di beni.

Nelle sue parole c’è un condensato di non-senso: Saladini aveva fretta, e questo è vero e lo sappiamo, ma perchè l’acquirente avrebbe dovuto assecondare questa fretta e non prendersi tutto il tempo che serviva per le opportune valutazioni? E davvero qualcuno può credere che il fondo inglese non aveva le traduzioni degli atti? Quanto tempo ci vuole a tradurre gli atti? E quale sarebbe la firma del console necessaria? I consoli fanno ben altre cose, non devono firmare nulla quando si tratta di acquisto di società straniere private. La procura dal Regno Unito si ottiene senza alcun intervento consolare. Forse Ilari confonde la Reggina Calcio con la Regina d’Inghilterra, che però è morta lo scorso autunno e in ogni caso non è mai stata in vendita.

Nell’atto notarile di cessione della Reggina da Saladini a Ilari non c’è alcun fondo inglese, non c’è alcuna procura, non c’è nulla che possa far emergere che Ilari sia soltanto un intermediario per conto di terzi. Quindi due sono le cose: o non è vero niente, e il proprietario è Ilari e rimarrà lui, oppure sta partecipando ad una grande truffa – appunto – per “intestazione fittizia di beni” che è punita con la reclusione. Noi un’idea su quale sia la verità ce l’abbiamo già, e immaginiamo Ilari che in Tribunale rispondendo ai magistrati potrà fare l’unica cosa possibile, come già ha fatto nella notte con l’email di auto-smentita su Regali: “non era vero nulla, avevo soltanto detto l’ennesima cazzata”.

Le parole gravissime contro dipendenti e squadra

Nelle interviste di ieri, Ilari ha anche clamorosamente attaccato i suoi dipendenti e la sua squadra. Ha avuto l’arroganza di dire che “pagherò i dipendenti e poi se ne andranno via tutti, ne prenderemo di nuovi”, infastidito per le lamentele di chi non intende più lavorare dopo che da cinque mesi non riceve il proprio stipendio. Ma chi è disposto a lavorare con un soggetto come Manuele Ilari? Che ha anche avuto il coraggio di dire che i dipendenti deve pagarli la cooperativa, e non la Reggina? I dipendenti della cooperativa vengono comunque pagati dalla Reggina, tramite la cooperativa che appunto per versare gli stipendi deve ricevere i soldi dalla Reggina. Se la Reggina non paga la cooperativa, la cooperativa non può pagare i dipendenti.

Ancora più grave l’attacco alla squadra, a cui addirittura Ilari minaccia di chiedere i danni! Eppure gli unici che possono chiedere i danni in questa situazione sono i calciatori, che infatti hanno messo in mora il club perchè anche loro aspettano i pagamenti arretrati. Ilari dovrebbe preoccuparsi di pagare la messa in mora, se non per riconoscere ai professionisti che hanno lavorato (egregiamente, tra l’altro) per la società, quantomeno per evitare ulteriori penalizzazioni nel prossimo campionato. E per evitare il loro svincolo, trattandosi dell’unica possibilità che la Reggina avrà di avere ancora una squadra se il 30 agosto dovesse ritrovarsi miracolosamente riammessa in serie B. Altrimenti poi chi scenderà in campo, Ilari in persona?

L’unica cosa che può fare di buono Manuele Ilari in questi giorni è pagare tutti gli arretrati dei dipendenti, mettere la squadra nelle condizioni di allenarsi (siamo al 19 agosto e al Sant’Agata è tutto fermo) per farsi trovare pronta all’eventuale riammissione in serie B. Altrimenti, se non è in grado di farlo, ascolti l’appello dei Sindaci, dei tifosi e della città intera: restituisca la Reggina e vada via.

Se Ilari era stato rimbalzato da Messina, Catania, Alessandria e Terni perchè lui “la Ternana non se la poteva permettere, non poteva permettersi nè di acquistarla nè di mantenerla“, com’è possibile che Reggio Calabria gli abbia consentito di arrivare qui e prendersi il club principale della città, il più glorioso, antico e rappresentativo? Solo Saladini poteva cedere a uno come lui, solo Brunetti e Versace potevano consentirlo. Ma adesso i sindaci finalmente si sono svegliati. Fino a dieci giorni fa erano totalmente indifferenti e distanti dal dramma della Reggina, anzi inseguendo l’esaltazione popolare che vedeva i tifosi accecati continuare ad esaltare e difendere Saladini, c’è mancato poco che non tributassero anche a lui la cittadinanza onoraria come avevano già fatto poco prima con Gallo. Ad Ilari l’hanno convocato per il primo incontro 28 giorni dopo che è diventato proprietario. E adesso – dopo che lui l’ha disertato – gli chiedono di andar via e restituire la Reggina alla città. Speriamo non sia troppo tardi.

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