Palamara, Scopelliti e quelle rivelazioni che dovrebbero far insorgere Reggio: “voto annullato, deve essere risarcita”

L'incontro a Roccella Ionica tra Luca Palamara e Peppe Scopelliti ha scoperchiato un vaso di Pandora dentro al quale ogni singolo cittadino dovrebbe dare un'occhiata

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I magistrati se non pronti a tutto, sono disponibili a molto pur di ottenere i loro ambiti risultati“. Lo dice, senza mezzi termini, Luca Palamara nel suo libero “Il sistema”. E ne ha parlato a Roccella Ionica insieme a Giuseppe Scopelliti. “Il sistema si verifica quando tutto ciò che non è sinistra va al governo“, chiosa l’ex magistrato che poi parla della regola del tre, ovvero “le tre armi del sistema: una procura, un giornale amico, un partito che fa da spalla politica“. Una regola, precisa Palamara, che è ampiamente presente e riscontrabile nel caso di Peppe Scopelliti.

In una terra come la Calabria dove la magistratura è quotidianamente impegnata nella lotta alla ‘ndrangheta” è necessario specificare “che il racconto che io faccio mai è stato e mai sarà contro la magistratura, ma è un tentativo di porre al centro del dibattito politico e istituzionale il tema di come funzionano i meccanismi interni alla magistratura, cioè i meccanismi di potere, che riguardano il rapporto tra mondo della politica e della magistratura”. E sono meccanismi che riguardano anche il caso di Scopelliti.

Cambia la Procura di Reggio e Scopelliti finisce nel tritacarne giudiziario e mediatico

I magistrati che ambiscono ad incarichi importanti cercano appoggi non solo all’interno delle varie correnti della magistratura, ma anche nel mondo politico. E questo crea un corto circuito“, riassume Palamara. ““La legge è uguale per tutti” è l’affermazione più bella che ci possa essere, ma in astratto. In concreto non funziona così. Nell’ambito dei processi del mondo politico non ha funzionato sempre così. In alcuni casi si è andato avanti, in altri no”. Basti pensare a “Berlusconi, Renzi, Salvini, ma anche Scopelliti.

Nel periodo del caso giudiziario di Scopelliti a Reggio Calabria “c’è il passaggio da un procuratore ad un altro – precisa l’ex magistrato -. Era un momento di passaggio nella Procura di Reggio. Fino al 2012 con Pignatone c’è stata una certa gestione” e la figura politica di Scopelliti era tenuta in estrema considerazione. “Poi mutano gli equilibri ed ecco che c’è un diverso approccio verso le vicende che lo riguardano”.

E qui sta il punto cruciale: se questo meccanismo “ha implicato anche un mutamento del quadro politico, spiega ancora Palamara, diventa necessario valutare tutte la situazioni assieme per comprendere “quello che c’è stato dopo e come un processo possa assumere anche un significato politico“.

Lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria

Nel 2012 il comune di Reggio, con Demi Arena, viene sciolto secondo Scopelliti “ingiustamente“. “Mutano i vertici della magistratura – spiega Giuseppe Scopelliti – ma vi sono cambiamenti anche in Procura. Ci sono promozioni e dunque subentrano altre figure e si attiva questa procedura dello scioglimento, già partito dal ministro con una forzatura“. La città di Reggio Calabria – ne è fermamente convinto l’ex sindaco ed ex governatore della Calabria, “deve essere risarcita, perché a distanza di nove anni tutti gli arrestati della società Leonia (sulla quale si basò lo scioglimento del comune, ndr) sono stati assolti dalla Cassazione“.

Lo scioglimento del comune di Reggio Calabria venne imposto dalla politica ad un governo tecnico. Lo scioglimento nasce dal rafforzare l’aggressione ad un classe dirigente che vinceva dovunque. Nasce dal dio denaro: le lobby di potere volevano mettere le mani sulle risorse che io, dalla Regione, avevo inviato alla città di Reggio Calabria“, sottolinea Scopelliti.

Procuratori in politica e voti dei cittadini annullati da sentenze

Luca Palamara affronta poi la tematica cardine di queste dinamiche giuridico-politiche che, lungi dall’essere debellate dopo le denunce – la sua in particolare – sono ancora l’anima nera della società. “Gli ultimi procuratori antimafia sono andati tutti in politica – chiosa l’ex magistrato -. Con le dinamiche che si creano, in sostanza, viene annullato il voto del cittadino“. Già, soprattutto ad alcune latitudini, bisognerebbe aggiungere. Perché la Calabria, con i tanti commissariamenti, con i politici arrestati e poi giudicati innocenti dai tribunali, con le orde di cittadini finiti in manette in maxi retate le cui indagini, poi, si rivelano corrette solo in parte, è emblematica in tal senso.

Questo sistema c’è ancora, spiega Luca Palamara ed “è un tema quanto mai attuale“. In regioni come la Calabria combattere la criminalità organizzata è un imperativo imprescindibile, ma si può farlo utilizzando, nelle indagini, tecniche di pesca a strascico e non con la canna da pesca? Ovvio che no, ma è ciò che molti magistrati fanno. Con metodi che tornano comodi quando si vuole implicare in fatti di ‘ndrangheta persone scomode a questo a quell’assetto di potere. E ormai è chiaro come non si tratti di complottismo o di vittimismo, ma dinamiche reali, concrete, che distruggono persone, territori, regioni. E la Calabria ne è vittima immolata più di qualunque altra regione in Italia.

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