Pippo Inzaghi, la festa di 50 anni a Reggio Calabria: il dress code, un parcheggio rapace e una bella novità sul futuro

Ieri sera Pippo Inzaghi ha celebrato i suoi 50 anni da Plomo, in un noto locale del centro. E' la prima volta che un Campione del Mondo festeggia il suo compleanno a Reggio Calabria, da cui Pippo non si separerà. Rimarrà in città anche senza allenare la Reggina

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Il dress code prevede che tutti siano vestiti completamente di bianco. Qualcuno fa i salti mortali all’ultimo momento pur di rispettarlo. Se tra gli invitati ci fosse stato Saladini, sarebbe arrivato con lo smoking nero “perchè una norma dello Stato mi consente di vestirmi come voglio ed è un ordinamento superiore quindi anche qui dentro posso venire vestito come mi pare”. Poi il TAR gli direbbe che non c’è alcun conflitto di norme perchè lo Stato prevede che lui possa uscire di casa vestito come gli pare ma non vieta a terzi di organizzare feste/eventi/tornei con le loro regole a cui lui sarà costretto ad adeguarsi se vorrà partecipare. Ma questo non è un articolo sulla spiacevole situazione della Reggina, scusateci per la deviazione ma è stata soltanto una tentazione ironica troppo forte da riuscire a sopprimere anche alla luce del dolore profondo provocato dalle scelte scellerate di chi ha condotto il glorioso club amaranto in questa drammatica situazione.

Dicevamo del dress code bianco. E’ quello del compleanno di Pippo Inzaghi: la prima volta nella storia che la festa di compleanno di un Campione del Mondo si svolge a Reggio Calabria. E che Campione del Mondo! E’ il titolo più ambito, raro e difficile da conquistare per un calciatore, eppure per la carriera di Pippo Inzaghi è persino riduttivo. Attaccante tra i più forti della storia mondiale, ha vinto due Champions League ma anche questo ci sembra riduttivo. Ne ha perse altre due in finale, di cui una ai rigori. Ha perso un Europeo con il Golden Gol, un altro Mondiale per Byron Moreno, ha battuto record su record di gol ma soprattutto si è fatto amare ovunque abbia mai giocato. E’ una bandiera della Nazionale e del Milan, poi anche da allenatore in pochi anni ha stravinto due campionati (Venezia 2017 e Benevento 2020) e lasciato il segno ovunque, dagli spogliatoi alle città in cui è stato “mister”.

Pippo Inzaghi è una stella che per Reggio Calabria è stata – lo ripetiamo per l’ennesima volta – il dono più bello in assoluto degli ultimi dieci anni di storia della città. Ha riempito quel vuoto enorme di punti di riferimento, modelli positivi e esempi da seguire di cui Reggio è priva da molto tempo non solo nello sport. E’ un uomo semplice a cui i genitori hanno trasmesso i valori più sani e i principi più genuini della vita. E’ una stella straordinaria che smentisce luoghi comuni e cliché sui calciatori tronfi e presuntuosi. E lo conferma anche il modo con cui ha festeggiato i suoi 50 anni: a Reggio Calabria, da non più allenatore di una Reggina in agonia. L’ha fatto passando a salutare i tifosi al Granillo e poi nell’intimità di famiglia e amici. Poteva andarsene a Formentera o nel cuore della Milano da bere. Ma anche a Dubai, a New York o Bangkok. E invece no, ha deciso di festeggiare i suoi 50 anni a Reggio Calabria. Pippo Inzaghi.

E a Reggio avrebbe potuto quantomeno blindare un intero locale, magari in bella mostra sul Lungomare, con la musica a tutto volume e la pomposità degna di un Re. E invece è andato da Plomo mentre nei tavoli accanto c’era gente comune che mangiava la pizza e/o la carne. Menomale che Angela aveva almeno prenotato altrimenti, fosse stato per lui, si sarebbe presentato più o meno così:

“Buonasera avete un tavolo disponibile?”
“Mi scusi ma lei non è Pippo Inzaghi?”
“Si sono io”
“Ma scusi, ma lei oggi non compie 50 anni?”
“Sì oggi è il mio compleanno”
“Eh innanzitutto auguri, ma ora le devo trovare il tavolo adeguato all’evento. Quanti siete?”
“Una quindicina, ma ci basta un normalissimo tavolo come tutti gli altri”
“Ma non ha prenotato?”
“Vabbè non si preoccupi se non c’è posto andiamo a prenderci un panino da Kalabrillo e lo mangiamo su una panchina di piazza Castello, l’importante è che sto insieme alla gente a cui voglio bene”.

Vabbè. Menomale che c’era Angela. Il suo sorriso è dolcissimo, anche lei ha lasciato tanto a questa città in termini di senso civico e impegno pubblico.

Quando arrivano è tutto fantastico: Super Pippo è alla guida con Angela accanto, gli altri li aspettano tutti dentro. C’è uno spazietto minuscolo tra l’incrocio e l’ultima auto in sosta che in quel momento per Inzaghi si materializzano in Carragher (l’incrocio) e Agger (l’auto in sosta), i due centrali del Liverpool nella finale di Atene. Via Roma diventa l’area di rigore. Super Pippo si fionda lì in mezzo che è una bellezza, con lo stesso fiuto di chi deve centrare la porta. E’ gol! Lei scende dall’auto e non ci fa caso perchè non vede l’ora di gustare il caloroso abbraccio di amici e parenti. Lui scende, si rende conto, guarda la macchina, fa una smorfia e procede: a Reggio Calabria neanche il più ligio e severo dei vigili urbani potrebbe mai sollevare il dubbio che quello non sia un parcheggio perfetto. Ma a Milano o nella sua Piacenza dopo dieci minuti quella macchina sarebbe già sul carroattrezzi. E anche l’altra, quella accanto (che sarebbe Agger). Perchè in questo splendido Paese le regole sono le stesse dalle Alpi alla Sicilia, ma l’interpretazione è molto diversa. Al Nord letterale, al Sud creativa. Come il concetto di perentorietà su Lecco e Reggina. Come il referendum su Repubblica o Monarchia, come l’incidenza di percettori di reddito di cittadinanza. E a Pippo Inzaghi è bastato un anno per diventare reggino a tutti gli effetti: ha sposato lo spirito e l’anima di questa città, il suo modo di vivere la vita tipicamente mediterraneo con quel tocco di fatalismo abbinato all’operosità del sacrificio che hanno sempre caratterizzato il suo percorso sin dalle origini.

La festa è riservata a pochi intimi. Da Genova è arrivato anche Pippo Sapienza, per la prima volta in città dopo il doloroso e mesto addio con la Reggina. E di Reggina ce n’è un bel pezzo in questo cinquantesimo: oltre allo staff del mister ci sono Massimo Taibi, Giusva Branca, Gaetano Ungaro e la moglie Fabrizia. Pochissime storie su Instagram, nessuno sfarzo, un ambiente intimo e riservato.

Pippo e Reggio, Reggio e Pippo. Così lontani in tutto, eppure oggi ci sembrano fatti l’uno per l’altra. Il primo anno è stato fantastico, purtroppo non è finita bene. Ieri al Granillo l’ultimo saluto alla gente, ai tifosi che erano tantissimi e in molti erano lì più per tributare il doveroso omaggio a questo grande campione e questo grande uomo che per tutto il resto. Un ringraziamento per quanto fatto fin qui. Ma Pippo ha fatto una promessa, “tornerò per completare l’opera”. Non è abituato a lasciare le cose a metà. E Pippo di Reggio si è innamorato davvero, al punto che ora se ne andrà in vacanza a Formentera ma l’appartamento sul Lungomare non ha alcuna intenzione di lasciarlo. A settembre tornerà di nuovo a Reggio e continuerà a vivere in città. Almeno fino a Natale. Forse fino a Pasqua. Chissà. Continueremo ad incontrarlo al supermercato. Continueremo a vederlo passeggiare in spiaggia con i bambini. Continueremo ad incrociarlo per le vie del centro. Continuerà a promuovere Reggio Calabria in giro per il mondo, senza accorgersene, con uno scatto sui social dove lo seguono in milioni, con un’intervista sul calcio e sulla vita che partirà dalle rive dello Stretto. “Una serata come stasera vale anche un anno fermo” ha detto ieri al Granillo. Adesso dal calcio staccherà un po’ per godersi la famiglia, con la piccola Emilia che ancora non ha neanche cinque mesi. E lo farà a Reggio Calabria.

Non sappiamo quando tornerà anche sulla panchina della Reggina e non ci importa, perchè la storia di Inzaghi dimostra che le promesse le mantiene sempre. L’importante sarà aspettare il momento giusto. Con la certezza che quello sarà un altro giorno bellissimo.

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