Il Ponte, Dubai, la ristrutturazione di casa e quello “stupore finto”…

Quello che abbiamo fatto fatica a comprendere, di tutta questa vicenda, non è la manifestazione di protesta - peraltro legittima in un paese democratico - ma la strumentalizzazione e la mistificazione di alcune verità che ogni giorno cerchiamo di affrontare con lucidità su queste pagine

StrettoWeb

“Siamo scesi in piazza in migliaia oggi a Messina a manifestare contro la realizzazione di quest’opera che devasterà la città facendola diventare un enorme cantiere. Interi quartieri saranno sventrati e molti dovranno lasciare le proprie abitazioni. Continueremo le manifestazioni anche quando apriranno questi cantieri, sembrerebbe a luglio 2024, e non permetteremo a nessuno di devastare Messina. Ormai la maggior parte delle persone sono dalla nostra parte perché hanno capito quali disagi dovrebbe sopportare la città”. Queste affermazioni sono di Gino Sturniolo, storico rappresentante delle Rete No Ponte, nel corso della manifestazione di ieri contro il Ponte sullo Stretto.

Escludiamo l’ultima parte (“ormai la maggior parte delle persone sono dalla nostra parte”), semplicemente per un motivo: da dove nasce la convinzione che “la maggior parte sono dalla nostra parte”?. La maggior parte, su una vasta area di oltre mezzo milione di abitanti, è intorno alle 400 mila persone, almeno. Non ci risulta. Qualche migliaio non può che rappresentare una minima e bassa percentuale. Considerando qualche “neutro”, ecco, no, la maggior parte, al contrario, il Ponte lo vuole. Non lo manifesta, perché non è necessario. Ha capito che finalmente c’è l’interesse nazionale nel costruirlo. E poi, andate a dirlo alle auto in fila ai traghetti in questi giorni. Andate a raccogliere le loro imprecazioni.

In ogni caso, nel rispetto di ogni opinione, non è questo il tema centrale della riflessione. C’è una frase, infatti, che ha particolarmente colpito: “il Ponte devasterà la città facendola diventare un enorme cantiere”. Quindi, tra le motivazioni dei no-Ponte, c’è il fatto che Messina (in realtà non tutta Messina, ma solo un’area specifica) possa diventare un cantiere. E grazie… (senza aggiungere altro). Che significa, esattamente? Dietro un’infrastruttura da realizzare c’è un cantiere aperto. L’obiettivo è proprio evitare che duri in eterno, ma questo è un altro problema. Dubai 30 anni fa era solo deserto. Poi hanno iniziato a costruire. Ora è una città bellissima, eppure le gru in movimento continuano a fioccare ad ogni angolo. Si lavora, sempre. Cantieri un po’ ovunque. A Dubai. Non abbiamo mai sentito né visto manifestazioni perché “Dubai è un cantiere da 30 anni”. Era un esempio, comunque, solo un esempio. Banalissimo (per tutti quelli che “eh ma che paragoni sono?”). Dubai come tante altre zone del globo in cui le infrastrutture hanno portato sviluppo, progresso e ricchezza a un territorio. Ma qui evidentemente il progresso qualcuno non lo vuole. Preferisce restare indietro. Da qui il termine “cavernicoli” spesso utilizzato su queste pagine. Non è un’offesa, ma semplicemente una fotografia linguistica oggettiva e coerente per identificare chi è contrario allo sviluppo e alla modernità.

E’ un po’ come, se non vogliamo scomodare Dubai, quando decidiamo di affidarci a un’azienda edile per ristrutturare la nostra casa. Per renderla più bella, funzionale, comoda, moderna. Sarà un cantiere, per un po’ di tempo. Ma poi, a lavoro terminato, ce la godremmo per sempre.

“Interi quartieri saranno sventrati e molti dovranno lasciare le proprie abitazioni”, altra frase “allegata” da Sturniolo. Come se gli abitanti di questi quartieri – così sembra per chi non è informato e si rifà solo a queste dichiarazioni – verranno lasciati in mezzo a una strada, a dormire in stazione o sotto i ponti. C’è una procedura in corso legata agli espropri e i residenti in questione riceveranno importanti risarcimenti in denaro. Il triplo o il quadruplo del valore delle loro abitazioni. E’ sempre stato così e sempre sarà, per legge, per “interesse pubblico superiore”. Quello che accadrà tra Messina e Villa San Giovanni non è un fatto nuovo, anche se qualcuno vuole farlo passare per tale. Gli espropri sono sempre esistiti e sono sempre stati un grande affare immobiliare per chi li ha subiti. Vorremmo averla noi una casa a Torre Faro o Cannitello…

Quello che abbiamo fatto fatica a comprendere, di tutta questa vicenda, non è la manifestazione di protesta – peraltro legittima in un paese democratico – ma la strumentalizzazione e la mistificazione di alcune verità che ogni giorno cerchiamo di affrontare con lucidità su queste pagine. Facciamo fatica a capire perché, ad esempio, alcune associazioni ambientaliste siano contrarie a un’opera che abbatte l’inquinamento e riduce le emissioni di anidride carbonica. Nessuno ha mai risposto a questo. Solo dietrologia, strumentalizzazione e ideologia politica. Proveremo a chiederglielo tra qualche anno…

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