La Reggina e lo “spartiacque” 1986: “quando 5 membri senza soldi fecero l’impresa”

Il Prof. Amato: "quando nel 1986 - su designazione unanime del Consiglio Comunale - venne proposto un Consiglio d'Amministrazione straordinario di 5 membri che, senza soldi, ma con immenso spirito civico, si rese protagonista di una duplice storica impresa, conquistando anche la promozione in C1"

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La situazione attuale della Reggina, con l’incertezza e lo spettro fallimento, fa ripensare a una delle grandi ripartenze della storia, forse la più grande, dal nulla, “motore” di ciò che fu nei 30 anni successivi. Il riferimento è al 1986. Il Prof. Pasquale Amato, proprio alla luce del momento che sta vivendo la società amaranto, ha voluto raccontare alcuni aneddoti di allora, di quando fu fondato un Consiglio d’Amministrazione che poi diede il là alla società di Benedetto e Foti.

“I cinque epigoni di Cincinnato furono: Presidente Aldo Sgroj (messinese, caporedattore a Reggio della Gazzetta del sud); Vice-presidente avv. Giuseppe Foti; Tesoriere dott. Mario Monastero, commercialista; Consiglieri l’avv. Aldo Crocè e il Docente Universitario di Storia prof. Pasquale Amato. I cinque vennero accolti dall’assemblea dei soci versando una quota simbolica ed eletti come Consiglio d’Amministrazione Straordinario. E si avvalsero nei momenti più delicati dei consigli elargiti, con la sua consueta discrezione, da un grande reggino la cui creatura sportiva, la Viola, stava realizzando il miracolo che l’ha resa un mito: il giudice Giuseppe Viola, scrive il Prof. Amato.

“Quel gruppo governò una situazione impossibile senza avere nessuna disponibilità economica, mentre ogni giorno si presentavano al suo cospetto creditori che rivendicavano servizi non pagati, versamenti non effettuati, acquisti non saldati e una serie infinita di problemi. Ciononostante si rese protagonista di un miracolo: conquistò la promozione in c1 con un manipolo eroico di giocatori che per mesi vennero pagati con con i ricavati degli incassi di 3000 tifosi fedelissimi (esclusi i casi in cui i creditori fecero sequestrare gli incassi), guidati da Giuseppe Caramanno, un gladiatore palermitano di Piana degli Albanesi e con i pullman delle trasferte pagati con collette o in qualche caso personalmente dal vice-presidente; raccolse una notevole somma tra i tremila tifosi irriducibili e consegnò l’intera cifra alla nuova società di Benedetto e Foti, che usufruirono anche di due rilevanti contributi del Comune e della Provincia, rispettivamente guidati dal Sindaco Giuseppe Mallamo e dal Presidente Vincenzo Gallizzi”.

“Ringrazio il sen. Renato Meduri per aver accennato a quell’esperienza in cui la Reggina venne salvata dalla prospettiva drammatica di un ritiro a metà campionato grazie all’impegno corale dei politici di maggioranza e opposizione che si tolsero le rispettive casacche di appartenenza partitica e scelsero all’unanimità i cinque cittadini disponibili a immolarsi in un’impresa disperata, quando tutti davano la Reggina per spacciata, con il ritiro inglorioso dal Campionato di C2″.

“In questo difficile frangente, mentre si materializza l’idea che Reggio si deve riappropriare della sua Reggina tenendo lontani speculatori e avventurieri, ho ritenuto giusto e doveroso rammentare il cammino incredibile di quell’ennesima Resurrezione che a Reggio si verificò nel 1986. Una resurrezione che potrà sollecitare ed ispirare una presa di coscienza collettiva e un’assunzione di responsabilità della classe imprenditoriale reggina”.

“Qui di seguito la medaglia che i 3.000 tifosi irriducibili ci donarono al termine del Campionato: fu l’unico riconoscimento che ricevemmo per quella folle impresa. Neanche un Grazie da coloro cui consegnammo a costo zero società e squadra. Quella medaglia è l’unico ricordo tangibile. La conservo gelosamente come preziosa testimonianza di quei sei mesi dedicati con tutto il cuore alla Reggina come patrimonio della mia amatissima Reggio. E ne vado fiero”, conclude Amato.

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