La Reggina si appresta a ripartire dalla serie D dopo il fallimento della società di Felice Saladini. Ma come si fa a ripartire dai Dilettanti? Come funziona l’iter? E soprattutto, quanti soldi servono? Alle tante domande di una città che si sente smarrita e confusa, oggi può rispondere Catania. La vicina città etnea con cui Reggio può ambire a confrontarsi, ha vissuto lo stesso dramma della Reggina un anno fa, l’estate scorsa, quando il club rossoazzurro falliva a campionato di C in corso. Il Comune ha predisposto una manifestazione di interesse (a cui aveva partecipato anche Manuele Ilari, classificato quinto su 5 partecipanti dal Comune di Catania) raccogliendo le candidature degli imprenditori interessati a rilevare il club.
Anche a Catania non c’era un sindaco, ma un facente funzioni – Roberto Bonaccorsi – a cui Paolo Brunetti potrebbe fare una telefonata per chiedere qualche consiglio o avere una testimonianza dei passaggi che hanno consentito di fare la scelta giusta. Il sindaco f.f. Bonaccorsi, infatti, all’inizio dello scorso luglio tramite un comunicato stampa evidenziava come “al termine di una attenta comparazione fra i cinque progetti candidati a rappresentare la Città di Catania a un campionato dei Dilettanti, ho ritenuto di individuare, tra le candidature pervenute, quello proposto dalla società rappresentata dal Dott. Dante Scibilia. Il progetto del Gruppo Pelligra è stato ritenuto quello più adatto a soddisfare le aspettative della Città di Catania, in termini obiettivi, di mezzi economici-patrimoniali e di sviluppo infrastrutturale sportivo”.
Ross Pelligra dopo poche ore si presentava così: “ho il Catania nel sangue e voglio il club per questo e perché siamo consapevoli delle potenzialità della città, che è tra l’altro la città d’origine della mia famiglia. Vogliamo un club per la gente di Catania e per le sue generazioni future”. La sua azienda è un colosso dell’edilizia e della pianificazione urbana in Australia da oltre 60 anni, fondata dal nonno catanese emigrato. La madre di Pelligra è catanese, e poi ha portato tutta la famiglia dal padre in Australia. Prima di arrivare a Catania per investire nella sua terra di origine, Pelligra aveva già fatto esperienze nel mondo dello sport in quanto è da tempo il proprietario dell’Adelaide Giants, squadra di baseball, e dell’Adelaide Lightning, club della pallacanestro femminile.
Presentandosi a Catania un anno fa, Pelligra diceva che “Tutti i club sportivi perdono soldi e tradizionalmente hanno sempre perso soldi. Il motivo per cui perdono soldi sta nel fatto che sono troppo pesanti in termini di costi, di gestione e non fanno crescere i propri talenti. Noi vogliamo sviluppare e far crescere i nostri giocatori e investire su quello che le squadre di calcio necessitano: strutture di allenamento, strutture mediche, alloggi e infrastrutture. I prossimi cinque anni saranno dolorosi sotto il punto di vista economico-finanziario perché perderemo, o per meglio dire investiremo, un po’ di soldi nel tentativo di creare un ritorno sull’investimento. Per me questa è una strategia di 10 o 20 anni. Il piano a lungo termine non è diverso da quello di qualsiasi altra azienda”.
E così a Catania è tornato l’entusiasmo. Con 12 mila abbonati in serie D, il club etneo ha battuto ogni record storico e ha stravinto il campionato nel girone I, lo stesso in cui adesso andrà la Reggina, conquistando la promozione immediata in serie C con 7 giornate d’anticipo e 31 punti di vantaggio sul Locri secondo in classifica. Adesso il Catania è anche favorito per il campionato di serie C, dove torna il sentitissimo derby con il Messina (ma le uniche rivali per la promozione sono Avellino, Benevento e Crotone) e gli abbonati sono già più di 13 mila.
Proprio pochi giorni fa Ross Pelligra ha acquistato per 3 milioni e 50 mila euro lo storico e glorioso autodromo di Siracusa messo in vendita dalla Provincia aretusea. Pelligra inoltre sta lavorando per investire 100 milioni di euro per rilanciare la Perla Jonica, glorioso resort di Capomulini ad Acireale, una struttura dal grande potenziale ma tristemente abbandonata da tempo. In un’intervista a La Sicilia di due mesi fa, l’imprenditore italo-australiano ha evidenziato di avere grandi progetti per tutta la Sicilia con investimenti in svariati settori: “La mia attività è diffusa in tutto il mondo: Australia, in Cina, in India, in Asia, in Israele. In Sicilia sto facendo grandi investimenti, che sono meno dell’1% del mio patrimonio. I miei bilanci un anno fa li ha letti l’amministrazione comunale di Catania, che ha scelto il nostro progetto per rilanciare il calcio in città. La mia è una realtà solida, bancabile, che si può permettere di guardare al futuro anche più lontano, senza doversi preoccupare di quello che succede a breve scadenza. Io porto amici che fanno investimenti, fondi importanti da tutto il mondo, di alcuni sono pure socio. Ovunque io ho una regola precisa: rispetto le leggi e le persone. Rispetto i cittadini, le comunità locali, i governi. Non metto i piedi sopra la testa a nessuno. Offro opportunità, lavoro, sviluppo. Lo faccio in Sicilia perché è la mia terra, perché è il mio sangue. Io ho anche il passaporto italiano. La mia famiglia emigrò in Australia negli anni ’60, il primo fu mio nonno Rosario, io mi chiamo come lui. La mia famiglia ha origini di Floridia e Solarino, di Catania e di Messina. Quando io sono qui mi sento a casa mia. Questa città e questa regione hanno prospettive incredibili, che voi forse nemmeno immaginate. E sì, porterò il Catania in Serie A. La città lo merita, quello è il posto in cui dobbiamo stare. Anche Palermo lo merita. Ci arriveremo e sogno che tutta la settimana prima della partita in casa diventi una festa per tutti: negozi, bar, ristoranti. Sul centro sportivo siamo nella fase più delicata della scelta: abbiamo individuato due-tre aree, ce n’è una che ci piace di più e decideremo fra poco. In ogni caso il centro sarà un punto di riferimento per tutti gli sport e per tutti i cittadini: tifosi, maschi, femmine, giovani, famiglie, disabili. Lì cresceremo i giovani locali per lanciarli in prima squadra, sarà l’orgoglio di tutta Catania. E anche sullo stadio abbiamo le idee chiare: io non ci ho dormito la notte, quando ho visto tifosi che sono rimasti fuori. Faremo uno stadio più grande, lo costruiremo step by step con i prefabbricati dove c’è quello attuale. Lo voglio sempre più chinu ca vacanti, you know? Ogni partita sarà una festa”.
Quanto costa la Serie D?
Per vincere il campionato di serie D lo scorso anno, il Catania ha speso una cifra compresa tra 2,5 e 3 milioni di euro. Più vicina ai tre milioni che ai due e mezzo. E adesso ne sta investendo oltre cinque per il campionato di serie C, che non è detto bastino alla promozione in B. Stiamo parlando di otto milioni di euro nei primi due anni. Questo è ciò che serve alla Reggina per ripartire con dignità.
Adesso anche Reggio Calabria aspetta il suo Pelligra. “Altrimenti, se non ci sono figure solide che diano queste garanzie, è meglio fermarsi un anno anziché subire ulteriori umiliazioni e mortificazioni” ha confidato il Sindaco Brunetti pochi minuti fa ai microfoni di StrettoWeb. Sembra avere le idee chiare, con un grande senso di responsabilità sulla scelta che dovrà adottare. Soltanto per l’iscrizione serviranno 400 mila euro liquidi da versare immediatamente nel giro di pochi giorni. Ma chi pensa di presentarsi soltanto con quelli e poi tirare a campare, è meglio che al bando di Palazzo San Giorgio non si presenti neppure. La Reggina ha già subito troppe violenze negli ultimi anni, faccendieri e speculatori ne stiano lontani.