La Reggina non esiste più. Il Sant’Agata, adesso, è chiuso a tempo indeterminato. I calciatori erano rientrati martedì sera dopo lo stop di venerdì scorso, non solo per allenarsi vista la situazione ma più che altro per attendere con fiducia che qualcosa potesse cambiare dopo l’eventuale riammissione del TAR. Per giunta i ragazzi sono rientrati proprio nell’ultimo giorno utile, da scadenza federale, in cui il club gli avrebbe dovuto riconoscere i pagamenti arretrati della scorsa stagione. Che per l’ennesima volta non sono arrivati.
Ma il vero dramma è esploso nel primo pomeriggio di ieri, alla notizia del ricorso respinto anche dal TAR. Stordita e confusa, la squadra si è riunita in una sorta di solidarietà comune. Possiamo immaginarli come se fossero in campo abbandonati sul manto erboso a consolarsi l’un l’altro come succede dopo una sconfitta ai rigori di uno spareggio decisivo, con la differenza che stavolta i protagonisti non erano loro, i responsabili non erano loro, e neanche il loro destino personale dipendeva dall’esito del ricorso. Molti hanno già l’accordo con altri club ed erano consapevoli che sarebbero andati via da Reggio, ma in questa città stanno lasciando il cuore e hanno vissuto un’esperienza bellissima, una stagione intensa e unica, hanno costruito un gruppo fantastico che ha fatto un vero e proprio miracolo sportivo centrando i playoff in condizioni disumane. Vedere tutto dilapidato in questo modo è davvero brutto. Fa sembrare vano ogni sforzo. Anche perchè i loro soldi non li hanno ricevuti, quindi quantomeno con il loro sudore e i loro sacrifici avrebbero voluto essere utili nel lasciare in eredità almeno un segno nella storia della Reggina. Che invece si fermerà. Ecco perchè ieri pomeriggio qualcuno tra i calciatori s’è messo persino a piangere.
Poi alla lettura del post facebook di Felice Saladini è subentrata un po’ di incredulità. I calciatori hanno pensato di telefonargli tutti insieme per chiedergli notizie, aggiornamenti. Per parlarsi, dopo mesi. E’ da metà marzo che Saladini non rivolge una sillaba alla sua squadra, esattamente dal momento in cui non paga più lo stipendio ai suoi dipendenti. Aveva fatto una videoconferenza con i calciatori promettendo che contro la penalizzazione avrebbe fatto qualsiasi ricorso, sarebbe andato fino in fondo, quei punti li avevano fatti sul campo e gli sarebbero stati restituiti tutti (così gli aveva detto). Poi sappiamo tutti com’è andata. E ieri pomeriggio Saladini ha dato ai calciatori l’ennesima beffa. Il telefono ha squillato a lungo, invano. Consapevole dell’identità di chi lo stava chiamando, Saladini non ha risposto e non ha mai più richiamato.
Oggi è arrivato il liberi tutti: sospese tutte le attività, anche Taibi è rientrato a casa. Affranto, deluso, lui che senza alcun vincolo, senza alcun obbligo, senza alcun titolo e senza alcuna responsabilità (e anche lui senza soldi) per due mesi ha tirato avanti la baracca da solo. Eroicamente. Stoicamente. Ben oltre le proprie mansioni, ma consapevole che senza di lui nessuno avrebbe tenuto in piedi almeno l’aspetto umano di un gruppo di 20 ragazzi che erano lasciati allo sbando.
Pippo Inzaghi, invece, è ancora a Reggio. Avrebbe potuto trascorrere la sua estate a Formentera, invece la sera è molto probabile che lo incrociate con la moglie sul Lungomare. Si è innamorato di questa città, ci è rimasto così a lungo per scelta di vita pur avendo deciso già da molto tempo che non sarebbe più stato in nessun caso l’allenatore della Reggina nella prossima stagione. Troppo grande la delusione per l’ennesimo tradimento ricevuto da parte di Saladini, dopo quello di Cellino a Brescia due anni fa. Troppo grave il comportamento della dirigenza che l’ha esposto persino alle critiche dei tifosi (non ha mai accettato le accuse di “mercenari” fatte dalla Curva alla squadra dopo la sconfitta col Pisa) nonostante stesse facendo – lo ripetiamo – un autentico miracolo sportivo tenendo in piedi un gruppo trattato in modo disumano al punto che in altre circostanze una squadra così non sarebbe neanche scesa in campo il sabato. Ecco perchè alla fine Inzaghi è rimasto fino all’ultimo istante e ha esultato forse più per quel gol di Canotto che significava playoff rispetto alle sue vittorie in Champions League: era diventata una questione morale.
E in questa Reggina abbiamo avuto da un lato un gigante come Pippo Inzaghi e i suoi eroi, e dall’altro dei vigliacchi che fanno i gradassi sui social network e poi non hanno neanche il coraggio di rispondere al telefono.