Reggina, Grassani: “anche pagando entro il 20 giugno sarebbe stata esclusa”

Le parole dell'Avvocato che più volte ha seguito da vicino le sorti della Reggina

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Credo che il pagamento dei 757mila euro entro il 20 di giugno non avrebbe risolto il problema della Reggina. La sentenza del Consiglio di Stato dice che il decreto, la sentenza di omologa che ha approvato il piano del club non era ancora definitiva. Mancava il crisma dell’obbligatorietà per la Federazione di adeguarsi alla decisione del Tribunale, essendoci i ricorsi di Inps e Agenzia delle Entrate. Se poi il concordato fosse stato smontato in appello, la Reggina sarebbe stata in disequilibrio economico rispetto alle altre 19 società. Aggiungo l’altro tema: la Federazione, avallando il pagamento del solo 5% del debito erariale del club, avrebbe creato uno squilibrio fra controlli ed equilibrio economico. Credo che questo sia l’argomento principale per il quale, anche pagando entro il 20 di giugno, la Reggina sarebbe stata esclusa”. A dirlo, nel corso dello Speciale Calciomercato di LaC, l’Avvocato Mattia Grassani.

L’esperto di Diritto Sportivo evidenzia la famosa non definitività dell’omologa, sottolineando come neanche il discusso mancato pagamento di Saladini avrebbe potuto salvare la Reggina. Il problema è stato sfidare il sistema in un certo modo: “devo dire che siamo di fronte a una morte annunciata. Il percorso della Reggina è stato molto ardito. L’all-in effettuato avrebbe potuto anche comportare un rovescio della medaglia, un piano B. Se non ti riesce di ottenere la forzatura del sistema sportivo, ovvero far si che le norme statali prevalessero su quelle calcistiche, il traguardo è che sparisci dal professionismo. Andavano posti dei correttivi per tempo. Quando sono arrivate le penalizzazioni, quando l’ordinamento sportivo ha fatto capire che prevalevano le sue norme, serviva un po’ più di umiltà, un passo indietro. Non dico servisse un compromesso, ma una soluzione che accontentasse entrambi gli ordinamenti”.

Per quanto riguarda la ripartenza dalla Serie D “è una corsa contro il tempo. Chi vi parla ha seguito per conto della Reggina di Praticò lo stesso tipo di percorso. Abbiamo fatto la stessa cosa a Bari dopo il fallimento del 2018. Per salvare il salvabile: non bisogna farne una questione di categoria, cercando di ripartire o dalla Serie D o dall’Eccellenza. Per ottenere questo, adesso, anche l’amministrazione comunale, la cittadinanza, che ha sposato la causa, intervenendo al Consiglio di Stato, devono dare un taglio. Oggi il calcio a Reggio è zero, in dieci giorni si deve fare tutto”. Da precisare che ripartire dall’Eccellenza è impossibile perché, come precisato da Brunetti, esistono già club del territorio comunale reggino. L’unica strada è la Serie D, che verrà assegnata domani dalla Figc dopo il Consiglio Federale.

Da lì tutto l’iter con manifestazione d’interesse e nuovo club, che dovrà cambiare denominazione. A tal proposito Grassani ha ripercorso quanto accaduto nel 2015 con Praticò: “mi ricordo che la Reggina di Praticò incontrò notevoli problemi sulla denominazione, dal momento che non si può scimmiottare la precedente società. Serve un’Asd o una Ssd, il settore giovanile: che riparta anche il calcio dei giovani”.

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