Reggina, guarda a Brescia (e impara): contestazione durissima di giornalisti e tifosi, “imbarazzanti e patetici”

Reggina, altro che "tutti uniti": a Brescia contestazione feroce di giornalisti e tifosi su una situazione molto più rosea rispetto a quella di Reggio. Dove però dovremmo "stare zitti e tutti uniti"

StrettoWeb

A Brescia tifosi e giornalisti sono durissimi contro squadra e società. Altro che “tutti e uniti e compatti, come loro”. Più volte negli ultimi due mesi siamo stati redarguiti perchè raccontavamo la verità sulla Reggina. Non avremmo dovuto farlo per non fare “cattiva pubblicità”, perchè altrimenti “a Brescia se ne accorgono e si inzuppano il biscotto”. E invece noi raccontavamo soltanto la verità, utile a conoscere i fatti e possibilmente a cambiare la drammatica situazione della Reggina. Non avremmo dovuto farlo per “stare tutti uniti, come fanno a Brescia dove nessuno dice una parola”. Nessuno dice una parola a Brescia? Macché.

A Brescia c’è una contestazione asperrima nei confronti del Presidente Cellino, sia da parte dei tifosi che da parte dei giornalisti, e quindi da parte della città nel suo complesso. E questo nonostante la situazione sia molto più rosea di quella della Reggina. Il Brescia, infatti, si è regolarmente iscritto alla prossima serie C ed è certo di rimanere nel professionismo. Ha una società solida e strutturata, senza alcun problema sul futuro del club. Ha una squadra, ha un allenatore, ha fatto il mercato, la preparazione e le prime amichevoli. Ha persino un presidente. Controverso, ma ce l’ha (a differenza della Reggina). Ha l’incertezza della categoria soltanto perchè sta provando ad essere ripescato in serie B perchè disgraziatamente qualcuno glielo ha consentito con i propri sbagli (sigh!), e quindi non sa se deve allestire una squadra per la B o per la C. Questa incertezza ovviamente provoca dei problemi, che sono comunque molto meno gravi di quelli della Reggina che non ha più una società, non ha più un allenatore, non ha più una squadra, non ha fatto mercato, non ha fatto preparazione, non ha fatto amichevoli e non sa se tra due settimane esisterà ancora.

Eppure a Brescia le critiche sono feroci, molto feroci, da parte di tutti. Ieri la squadra ha perso malamente il Memorial Cappelletti contro il Mantova, 3-0 e prestazione inguardabile. I giornalisti nei loro commenti hanno usato i termini quali “imbarazzanti” e “patetici”, hanno parlato di “obbrobrio” contestando duramente Cellino e “il suo yesman che siede in panchina” cioè mister Gastaldello. I tifosi per tutta la partita hanno intonato cori contro Cellino e lo stesso allenatore. A Brescia l’ambiente è rovente, sono tutti contro tutti. Gli unici applausi dei tifosi sono stati per Davide Possanzini, allenatore del Mantova, grande ex delle Rondinelle che è anche nella storia della Reggina per la prima storica promozione in serie A del 1999 e per le grandi imprese nei primi due anni di serie A.

Una delle cose che maggiormente i giornalisti di Brescia rimproverano al club è quella di “cercare di nascondere la cenere sotto il tappeto“. Ma va? Insomma, a prescindere dalle sventure altrui, è doveroso evidenziare come a Brescia, in una situazione comunque molto migliore di quella della Reggina, l’ambiente sia molto più diviso e schierato contro il club, a differenza di come si vuole raccontare a Reggio per ottenere una sorta di “unità” che non si capisce a cosa dovrebbe servire, se non appunto a “nascondere la cenere sotto il tappeto” e quindi peggiorare ulteriormente le cose.

Ma è una questione di approccio culturale: al Nord non potrebbero mai vivere con le case senz’acqua, le strade piene di buche e voragini, la spazzatura cumulata fuori dai portoni e non raccolta per settimane. Scenderebbero in piazza inferociti, pretenderebbero che andasse il Sindaco in persona a sistemare tutto istantaneamente. Non è fantascienza o ipotesi: succede già così per problemi molto meno gravi. Per questo quando ci rechiamo al Nord ci sorprendiamo di pulizia, ordine ed efficienza dei servizi. Al Sud, invece, dobbiamo rimanere servi dei nostri padroni, dobbiamo stare zitti e muti di fronte ai peggiori soprusi e angherie, e così la Reggina sta scomparendo quasi nel silenzio e nell’indifferenza di una città che si è fatta abbindolare, per l’ennesima volta, e ancora continua a difendere l’indifendibile.

Evidenziare errori, sbagli e problemi non significa affatto essere contestatori o disfattisti. Significa semplicemente pretendere di più. Alzare l’asticella. Inchiodare ognuno alle proprie responsabilità. Dare una scossa affinché gli errori non si ripetano, sottolineare che questa città non è schiava e indifferente, che non siamo tutti scemi, che c’è un limite alle prese in giro. Al contrario, rimanere in silenzio è proprio ciò che vorrebbero per continuare a calpestare, a violentare, a stuprare, Reggio e la Reggina.

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