Reggina, ma non doveva andare tutto bene? Non dovevamo “neanche pensarci”? La Limina di Saladini e i folletti della città

Reggina, il day after è pesante per la città che adesso è chiamata a prendersi le proprie responsabilità: perchè abbiamo sbagliato tutti, e colpevoli siamo tutti. Nessuno escluso

StrettoWeb

Eppure sarebbe potuta andare persino peggio di così. Già. Lo immaginate se Pippo Inzaghi fosse riuscito a vincere i playoff? Oggi la Reggina non avrebbe perso la serie B, ma la serie A. Ecco perchè sarebbe potuta andare anche peggio. E’ davvero molto grave che una squadra di calcio che ha appena sfiorato il paradiso, dopo soli tre mesi mesi scompaia completamente, cancellata da approfondite e sofferte valutazioni di cinque diverse corti giudiziarie che ne hanno esaminato il caso in piena autonomia.

L’epilogo non poteva che essere diverso. Anzi, leggendo le motivazioni dobbiamo sentirci umiliati tutti. Tutti coloro che di fronte ad abusi e irregolarità così palesi come quelli commessi dalla società amaranto, hanno pensato che la Reggina potesse avere anche una sola speranza nelle aule dei tribunali. A maggior ragione coloro che ritenevano di essere nella ragione (!) accusando gli altri di ingiustizie e complotti (!!!).

Per la Reggina si è materializzato in modo lento e graduale, nel corso degli ultimi due mesi, il peggiore degli incubi a cui nessuno voleva credere a Reggio Calabria. Lo ricordate? La città del “non ci voglio neanche pensare“. Lo scrivevamo il 12 luglio. Quando ne parlavamo su StrettoWeb, in realtà già da fine giugno, eravamo sommersi dagli insulti dei tifosi che spesso confondono la passione per la propria squadra nella fede assoluta nei confronti di chi momentaneamente si trova a gestirla. Così a Reggio Calabria un personaggio come Luca Gallo è stato osannato al punto da diventare cittadino onorario, e poi l’ancor peggiore Felice Saladini è stato considerato per un anno intero il salvatore della patria, il genio della finanza, l’eroe di trasparenza e legalità proprio mentre con scelte scellerate stava mortificando la Reggina e Reggio Calabria come mai nessuno aveva fatto prima nella storia.

Non solo Saladini, ma tutta la società Reggina Calcio, nessuno escluso, e tutta Reggio Calabria, nessuno escluso, a partire dal Tribunale fino ai tifosi passando ovviamente anche per noi giornalisti, ha peccato di arroganza e presunzione. Perché a furia di predicare trasparenza, legalità, rispetto delle leggi dello Stato, ci siamo tutti ubriacati che seguendo la strada dell’omologa al piano di ristrutturazione del debito fossimo dalla parte giusta. E invece non è così, e a dirlo sono sentenze definitive dello Stato emanate dai più alti organi giudiziari dopo attente e approfondite analisi. Aderire ad un piano di ristrutturazione del debito ed ottenerne l’omologa utile anche ad iscriversi ai campionati di calcio si può fare e si poteva fare, ma non così. Non usandola per l’iscrizione se non era ancora definitiva, non stralciando il debito del 95% nel tentativo di prendere in giro lo Stato. Ecco perchè siamo stati arroganti e presuntuosi tutti, Saladini in primis ovviamente ma anche il Tribunale.

Guardate Genova: la Sampdoria ha richiesto il piano di ristrutturazione del debito proponendo uno stralcio del debito del 50%. Tra il 50% e il 95% c’è una certa differenza, non credete? La Sampdoria, inoltre, non userà l’eventuale omologa del Tribunale per iscriversi fino a quando non avrà l’ok definitivo da tutte le parti in causa, e quindi l’omologa sarà efficace e funzionale all’iscrizione. Altrimenti continuerà ad iscriversi come ha fatto a giugno e come fanno tutti gli altri club indebitati: con il decreto salvacalcio. Che è lo stesso modo con cui Saladini aveva iscritto la Reggina lo scorso anno e con cui l’avrebbe dovuta iscrivere quest’anno.

Avete presente la SS Jonio-Tirreno che collega la piana di Gioia Tauro alla Locride? La strada a scorrimento veloce che dovrà essere chiusa a lungo (quasi due anni!) per lavori, con le drammatiche conseguenze del caso? Ecco, Saladini per iscrivere la Reggina in serie B aveva una superstrada così, aperta, scorrevole, semplice e dall’esito scontato. Sarebbe bastato percorrerla e avrebbe raggiunto la meta. Invece sapete cos’ha fatto? Ha deciso insieme a tutti i suoi consiglieri e collaboratori, insieme alla dirigenza della Reggina, insieme al Tribunale di Reggio Calabria e nella condivisione quasi totale delle istituzioni locali, dei giornalisti e della tifoseria, di lasciare la macchina, scendere a piedi, percorrere i sentieri più selvaggi dell’Aspromonte e delle Serre, senza neanche le scarpe, con i piedi scalzi, senza un cerotto né un coltellino per ogni evenienza nello zainetto, raggiungere la vetta della Limina e buttarsi dall’alto per planare verso il traguardo. Dimenticandosi anche di indossare il paracadute. E così si è andato a schiantare, uccidendo nello schianto anche la Reggina, Reggio, tifosi e appassionati. Era inevitabile che finisse così.

Ecco perchè la colpa è di tutti noi. Nessuno escluso. Siamo tutti corresponsabili di questo disastro. Ci saremmo dovuti opporre duramente all’intenzione spericolata di quest’avventura in un terreno inesplorato. Se mai nessuno prima aveva praticato la strada del piano di ristrutturazione del debito tra le squadre di calcio c’era un motivo: erano tutti scemi, e arrivava Saladini a tirare fuori il coniglio dal cappello? No, non funziona così. Le regole si devono rispettare con i fatti, non a parole. E la società che predicava “trasparenza e legalità” è stata nei fatti la più falsa e illegale.

Reggio Calabria ha dato un’immagine di quello che evidentemente siamo realmente: una città allo sbando, completamente fuori dal mondo reale, dalle regole della società civile e dello Stato sovrano, una città in cui anche le istituzioni ritengono di poter prendere in giro lo Stato, una città di sottocultura, arroganza e presunzione in cui persino durante il peggior teatrino della storia, negli ultimi due mesi, soltanto in pochi hanno aperto gli occhi e si sono ritrovati attaccati dagli altri che davano maggior peso ai “comunicati ufficiali” di personaggi come Saladini e Ilari rispetto alle notizie di StrettoWeb.

Per quanto ci riguarda, da metà giugno, comunque con colpevole ritardo, abbiamo lanciato il disperato grido di allarme di chi aveva capito in tempi non sospetti a cosa la città stava andando incontro. E invece intorno a noi c’erano tanti super esperti che assicuravano che “la Reggina farà la serie B” perchè glielo aveva detto il giudice del Tribunale, o il Sindaco facente funzioni, o l’avvocato di famiglia o il coinquilino laureato in giurisprudenza. “Ho parlato con un esperto, gli ho fatto vedere le carte, non ci sono dubbi…“. E infatti. “StrettoWeb, ma poi a fine agosto quando saremo riammessi in serie B e l’allenatore rimarrà Pippo Inzaghi dove andrete a nascondervi? Chi vi leggerà più?” ci scrivevano su Facebook i soliti super esperti che si ritenevano meglio informati di noi quando, già nella prima metà di luglio, scrivevamo che carte alla mano la Reggina aveva poche speranze, e che comunque Inzaghi non sarebbe stato l’allenatore perchè aveva deciso di fermarsi dopo il trattamento subito nel corso della stagione dalla dirigenza della società, pur continuando a vivere in questa città di cui si è innamorato? Basta chiedere a Taibi, che – illuso fino alla fine di potercela fare – per la prossima serie B aveva già bloccato Stellone. Stiamo parlando della prima metà di luglio. E infatti bis, anche stavolta i super esperti erano meglio informati di StrettoWeb (sigh!). Adesso dove vanno a nascondersi loro?

La verità è che questa città non è più in grado neanche di scindere il bene dal male, di avere la cultura e la conoscenza di applicarsi con professionalità nelle sfide che le si propongono. E’ molto più semplice trovare stupidi alibi, gridare al complotto, prendersela con Gravina, con Balata, con Abodi, con Noto, Guarascio, Occhiuto, e perchè no Putin, Musk e Xi Jinping, purchè non siano reggini. Perchè noi non sbagliamo mai, non dobbiamo assumerci alcuna responsabilità, siamo perfetti, e se le cose vanno male è sempre colpa degli altri, dei nemici immaginari, dei folletti.

Uno scenario molto preoccupante in vista della genesi della nuova società che dovrà ripartire dalla serie D. Il sindaco Brunetti ha una responsabilità enorme: dare la Reggina a qualcuno serio, se ci sarà, o a nuovi Manuele Ilari che si profilano numerosi all’orizzonte. Aprendo le porte ad una nuova storia che rischierà di farci trovare punto e a capo nel giro di qualche mese o, nella migliore delle ipotesi, un paio d’anni.

Occhi aperti, Reggio Calabria.

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