Reggina, perchè questa sentenza che fa giurisprudenza non preoccupa la Sampdoria: facciamo chiarezza

Reggina, la sentenza definitiva del Consiglio di Stato fa giurisprudenza e conferma che le società di calcio possono aderire al piano di ristrutturazione del debito previsto dalla legge ordinaria come già previsto dalla FIGC ma ne disciplina le modalità operative. Che erano già così scontate e banali che la Sampdoria si era prodigata ad adottarle

StrettoWeb

Sulle motivazioni con cui il Consiglio di Stato ha bocciato definitivamente la Reggina c’è molta confusione: è particolarmente diffusa, almeno a Reggio Calabria e tra i tifosi della Reggina, l’idea che la società avesse aderito ad una norma dello Stato non prevista dalla FIGC e che fosse stato il primo club calcistico a farlo, seguito poi dalla Sampdoria. Nulla di più falso. La Sampdoria non sta seguendo le stesse modalità della Reggina, e la Reggina non è stata la prima ad aderire al piano di ristrutturazione del debito: era solo la prima che pretendeva di poterlo utilizzare per l’iscrizione prima che fosse definitivo. Perché mai nessuno era stato così arrogante e presuntuoso da arrivare a tanto, pensando di essere il più furbo di tutti in grado di prendere in giro il mondo intero! Ma andiamo con ordine.

La possibilità per le società delle squadre di calcio ad aderire alle norme previste dal Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza risalgono a 27 anni fa con la riforma della legge n. 586/1996 e in questi anni sono stati tantissimi i club di calcio che hanno aderito al concordato preventivo, il più clamoroso il Napoli nel 2004, ma ci sono passati anche Torino, Monza, Parma, Perugia, Alessandria e Trento, sempre a cavallo dei fallimenti dei club. Anche la Reggina ha provato a farlo per evitare il fallimento, non è bastato, come per gli altri. La Sampdoria ci sta provando, nessuno sa se basterà ad evitare il peggio. Di certo c’è che per il caso della Reggina e il rumore suscitato dalla società che stava “seguendo una norma dello Stato“, la FIGC ha modificato le proprie NOIF (norme organizzative interne) il 19 aprile 2023 con il famoso comunicato 169/A che illustrava chiaramente le modalità di iscrizione ai campionati per le società che avrebbero aderito al Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza.

Il documento evidenzia in modo chiarissimo, come hanno confermato i giudici del Consiglio di Stato nelle motivazioni della sentenza sul caso amaranto, che l’iscrizione si può ottenere soltanto in caso di omologazione del piano di ristrutturazione del debito che sia definitiva, e poi che alla scadenza del 20 giugno bisogna osservare gli adempimenti previsti dall’omologa (pagare i debiti concordati con i creditori tramite il Tribunale). Non solo la Reggina non ha pagato i debiti al 20 giugno, ma non aveva concordato un bel nulla con i creditori: il Tribunale di Reggio Calabria, infatti, ha approvato un piano di ristrutturazione del debito che stralciava del 95% (!!!!) la mole debitoria nei confronti dello Stato, che si è sentito preso in giro e infatti ha fatto ricorso alla Corte d’Appello (che si esprimerà il 25 settembre). Ecco perchè l’omologa della Reggina, che Saladini e Cardona hanno celebrato in conferenza stampa il 12 giugno nella stessa mattinata in cui tre ore prima a Milano era deceduto Silvio Berlusconi, è di fatto carta straccia: “certo che dobbiamo festeggiare, certo che dobbiamo festeggiare” diceva agitandosi eccitato Saladini al Sant’Agata battendo le mani come un pinguino, e invece non c’era proprio nulla da festeggiare perchè quell’omologa valeva meno di zero. Non era un’omologa, ma una proposta di omologa che le controparti non avevano accettato al punto da fare ricorso, e quindi non aveva alcuna efficacia, non era definitiva e non poteva essere utilizzata per l’iscrizione. Con buona pace del Tribunale reggino che assicurava questo a Saladini, e anche pubblicamente in numerose interviste di diversi giudici forse troppo tifosi della squadra amaranto. Lo abbiamo già scritto in più occasioni che spesso l’eccesso di tifo annienta la ragione.

Come avrebbero mai potuto gli organi dello Stato accettare uno stralcio del debito del 95%? Neanche nel più enorme dei condoni fiscali che quando li propone Salvini, in formula molto più attenuata e conveniente per lo Stato, tutti a dargli addosso… INPS e Agenzia delle Entrate si sono sentiti presi in giro: “se devono darci il 5% è meglio che falliscono e non prendiamo nulla”. E hanno presentato ricorso, tuttora pendente. La Reggina, quindi, non si poteva iscrivere perchè l’omologa che ha ottenuto dal Tribunale non è definitiva (oltre al fatto che poi comunque non ne ha rispettato le scadenze federali, ergo il pagamento del 20 giugno).

La sentenza emessa dal Consiglio di Stato sulla Reggina fa giurisprudenza e conferma che le società di calcio possono praticare la strada dell’omologa a un piano di ristrutturazione del debito e possono anche iscriversi ai campionati seguendola, ma a due condizioni: che l’omologa sia definitiva, e che paghino il debito previsto dall’omologa al 20 giugno imposta come scadenza federale che non va in contrasto con alcuna altra scadenza dello Stato. La Reggina ha violato entrambe le condizioni.

Chi interpreta la sentenza di ieri come una batosta su tutte le società di calcio che aderiscono al piano di ristrutturazione, sbaglia di grosso. Anzi, al contrario è la conferma che l’omologa si può ottenere, al punto che è stata di recente regolamentata dalle NOIF della Federazione. Ovviamente però, per utilizzarla con successo bisogna rispettare quelle regole.

Il caso Sampdoria

La Sampdoria non è affatto preoccupata dalla sentenza della Reggina. La situazione del club doriano è comunque difficile, e seguirne l’evoluzione è molto accattivante perchè una società che ha 200 milioni di euro di debiti e prova a salvarsi aderendo ad un piano di ristrutturazione del debito con la speranza di rimanere in piedi ed iscriversi ai prossimi campionati è molto interessante. Chi ritiene la Sampdoria privilegiata rispetto alla Reggina, o favorita, evidentemente vive nel mondo delle favole. Innanzitutto la Sampdoria è già una società in crisi. Ha evidenti e oggettive difficoltà per cui ha perso la serie A, ha iniziato la serie B con l’handicap di una penalizzazione e nelle prime tre giornate sta già arrancando (ha subito due sconfitte consecutive entrambe in casa). Parliamo di un club glorioso e scudettato che ha cambiato proprietà, ha una dirigenza seria e di altissimo livello, e in questo momento sul campo sta lottando per non retrocedere in serie C proprio per il fardello debitorio. Il club ha richiesto poche settimane fa un piano di ristrutturazione del debito, e con il Tribunale di Genova sta proponendo ai creditori uno stralcio del debito intorno al 50%. Anche un bambino capisce che presentarsi dai creditori evidenziando lo stato di crisi dell’azienda, che rischia il fallimento, e chiedendo un accordo impegnandosi solennemente con il tramite del Tribunale a pagare il 50% del dovuto, è ben diverso rispetto a proporre il 5% come ha fatto la Reggina. E’ probabile che nel caso della Sampdoria tutti i creditori accettino un concordato così conveniente (la metà del debito dovuto, appunto!) rendendo l’eventuale omologa al piano di ristrutturazione immediatamente definitiva, e quindi efficace. In questo caso, la Sampdoria onorando i pagamenti entro il prossimo 20 giugno, potrà iscriversi al prossimo campionato tramite l’omologa, nel pieno rispetto delle NOIF della FIGC e senza che nessuno possa battere ciglio.

In alternativa, se anche la Sampdoria avrà problemi con i creditori che riterranno il concordato non conveniente e faranno ricorso, potrà comunque iscriversi se terrà aperto il paracadute del decreto salvacalcio con cui si è iscritta regolarmente quest’anno esattamente come aveva fatto Saladini con la Reggina un anno fa. Saladini che però poi nel corso della stagione ha arbitrariamente interrotto il pagamento delle rate del salvacalcio, prima ancora di avere l’omologa al piano di ristrutturazione, denotando un atteggiamento straordinariamente spericolato, ai limiti dell’incoscienza. E violando per l’ennesima volta le norme con le istituzioni che lui stesso aveva sottoscritto.

La Sampdoria, quindi, non è affatto preoccupata dalla sentenza di ieri che fa giurisprudenza rispetto a norme molto chiare che non si potevano interpretare diversamente. E che infatti a Genova non avevano mai interpretando diversamente dai magistrati del Consiglio Federale. Stanno anche loro provando a seguire la stessa strada percorsa dalla Reggina, ma con modalità molto più caute, modeste e rispettose delle istituzioni. La Reggina invece l’ha fatto con ignoranza, arroganza e presunzione. E se già l’arroganza e la presunzione non pagano neanche quando c’è grande consapevolezza e conoscenza, figuriamoci cosa possono produrre se abbinate all’ignoranza. Appunto, ci si schianta contro un muro. Ed è così che hanno ucciso la Reggina.

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