Reggina, i retroscena sull’iscrizione: quelle disperate email dall’amministrazione e la raccomandazione dell’ispettore Covisoc

La ricostruzione dei passaggi chiave sul mancato pagamento dei 757 mila euro che hanno condannato la Reggina all'esclusione dalla serie B: troppe anomalie nelle scelte di Saladini

StrettoWeb

Marcello, ci siamo presi questo rischio”. Nella telefonata con Cardona nella tarda notte tra 20 e 21 giugno c’è tutta la consapevolezza dell’azzardo che Saladini sta compiendo. Un rischio così assurdo e così grande, sulla pelle di una città e della sua storia ultracentenaria, che non si può liquidare in cavalleria. Sulle ragioni per cui Saladini non abbia pagato quei maledetti 757 mila euro bisogna andare in fondo, per ricostruire le motivazioni della scelta e tutto quello che c’è dietro. Perchè nei comportamenti di Saladini negli ultimi mesi ci sono troppe anomalie. Ieri il TAR nelle motivazioni della sentenza sul ricorso della Reggina ha chiarito in modo definitivo e inequivocabile che la squadra amaranto è esclusa dalla serie B per non aver pagato entro il termine del 20 giugno quei famosi 757 mila euro del maxi stralcio (da 15 milioni) di tasse allo Stato previste dall’omologa. Una verità storica che arriva da una sentenza del tribunale e che quindi nessuno può più mettere in dubbio, come invece accaduto con le teorie del complotto secondo cui “la Reggina sarebbe stata esclusa anche se avesse pagato”. Al contrario, se avesse pagato regolarmente, già dall’alba del 21 giugno staremmo parlando di calcio, di allenatori e calciatori, di campagna abbonamenti e ritiro fuori sede, e persino Cardona sarebbe rimasto Presidente.

Perchè Saladini non ha pagato? La raccomandazione dell’ispettore Covisoc e le disperate email dell’amministrazione

Perchè Saladini non ha pagato il 20 giugno? E’ difficile da capire, anche da immaginare. Perchè prendersi quello che lui stesso sapeva fosse un rischio così grande? Tutti erano consapevoli dell’importanza di quel pagamento. Persino l’ispettore della Covisoc, dopo l’ispezione del 14 giugno al Sant’Agata, nella stessa sede si rivolge a Brunori (il commercialista-mentore-factotum di Saladini, bresciano doc): “Filippo ovviamente è superfluo che io te lo dica, ma pagherete le somme previste dall’omologa entro il 20 giugno?”. La risposta di Brunori è netta: “Sì, certamente, anche se l’omologa ci dà i 30 giorni, pagheremo prima”. Significava rispettare le norme federali che la stessa Reggina aveva sottoscritto e condiviso in Consiglio Federale (comunicato 169/A). Significava blindare l’iscrizione in serie B: non ci sarebbe stato alcun cavillo per contestarla.

E invece poi Saladini non paga. Quella tra 20 e 21 giugno è una notte tragica. Al Sant’Agata la tensione si taglia a fette. Tutti sanno che per essere iscritta in serie B, la Reggina deve pagare anche quei 757 mila euro. Tutti. Persino Cardona si è raccomandato con Saladini di pagare assolutamente questa cifra, come previsto dalle norme federali e in alcun modo contrastando con le norme dello Stato. “Non c’è alcun conflitto tra lo Stato e la FIGC” ha confermato ieri il TAR nelle motivazioni. E invece Saladini non paga. Per capire la drammaticità della situazione c’è una fitta corrispondenza documentale, via email, tra l’amministrazione della Reggina e lo stesso Brunori. E’ quasi una supplica a pagare, e comunque un invito ad ottemperare anche a quel pagamento. La stessa amministrazione della Reggina scrive a Saladini e ai suoi sottolineando l’importanza di quel pagamento per ottenere l’iscrizione, e al contrario la gravità dell’errore che avrebbe compromesso tutto non pagandola. E’ un chiarimento documentale che testimonia l’importanza del pagamento e la bontà del lavoro di tutti i dipendenti della società che non avevano alcun potere decisionale ma erano ben consapevoli che senza quel pagamento la squadra non si sarebbe potuta iscrivere al campionato. Perchè non farlo, quindi? Saladini “si prende questo rischio” e quando lo comunica a Cardona, è la fine: il Prefetto si dimette seduta stante e la Reggina è di fatto saltata in aria. Al Sant’Agata c’è scoramento, gli sguardi tra i dipendenti sono quelli di chi ha la consapevolezza che è appena stata posta la pietra tombale.

Poi, pressato dai (pochi) giornali che lo incalzano e dai (pochissimi) politici che lo sollecitano, Saladini paga il 5 luglio, prima della scadenza di 30 giorni su cui si crogiolava consentita dall’omologa, ma comunque con più di due settimane di ritardo rispetto alla scadenza federale e soprattutto dopo che la Covisoc aveva già deciso l’esclusione della Reggina. E’ raccapricciante pensare che Saladini abbia pagato oltre 6 milioni di euro (tutte le altre scadenze per l’iscrizione) il 20 giugno e si sia preso un rischio così grande per 757 mila euro: ne valeva la pena? Anche perchè quei 757 mila euro li avrebbe dovuti pagare comunque, e infatti li ha pagati dopo due settimane. E tra l’altro dieci giorni prima aveva impegnato altri 5 milioni di euro a garanzia dell’omologa. Davvero Saladini “si è preso il rischio” di far sparire la Reggina per non pagare 757 mila euro dopo averne sborsati 11 milioni? Che razza di rischio è, quale sarebbe il vantaggio di prendersi questo rischio? Neanche il piacere ludopatico di un giocatore d’azzardo può giustificare l’ebrezza spericolata di una mossa così folle e suicida.

A margine di questa baraonda non possiamo sottolineare come Saladini in meno di un mese, tra 10 giugno e 5 luglio, abbia sborsato tra omologa, iscrizione e ritardato pagamento dello stralcio dell’omologa, oltre 12 milioni di euro. E’ moralmente accettabile che a fronte di tutto questo non abbia trovato 150 mila euro per pagare gli stipendi ai giardinieri, alle cuoche e ai lavoratori del Sant’Agata che da marzo non vedono un centesimo e lavorano per pochi euro su cui contano per mantenere una famiglia?

Infine, l’ultima grande anomalia di tutta questa vicenda è lo stop – sempre imposto da Saladini – ai pagamenti della rateizzazione del salvacalcio che correttamente aveva aperto per l’iscrizione del 2022. La Reggina si era regolarmente iscritta al campionato lo scorso anno aderendo alla norma salvacalcio, appunto, come moltissimi altri club di tutte le categorie: aveva quindi concordato una rateizzazione dei debiti e si era iscritta regolarmente nonostante l’indebitamento ereditato dalla precedente gestione (Gallo), che non era affatto così esorbitante o differente da quello delle altre società (ieri abbiamo già visto come Saladini, in un solo anno, abbia accumulato quasi lo stesso indebitamento di quanto Gallo non avesse fatto nei precedenti tre anni con il fardello della pandemia). Saladini, però, durante l’iter dell’omologa decide di sospendere i pagamenti delle rate del salvacalcio (anche qui parliamo di spiccioli, a confronto delle altre cifre). Ben prima che l’omologa fosse approvata. Un altro grande azzardo. E inoltre se avesse tenuto aperto il salvacalcio, avrebbe potuto iscrivere la Reggina regolarmente anche senza contare sull’omologa, come fanno tutti gli altri club che rispettano le regole senza azzardi finanziari. Ma Saladini aveva chiuso anche questa porta (di cui aveva regolarmente usufruito un anno prima) puntando tutto solo sull’omologa, e poi non rispettando neanche le norme federali relative all’omologa che imponevano il pagamento al 20 giugno.

Altro che “complotto del sistema”, altro che Gravina e Balata. Saladini non ha alcuna giustificazione ma soprattutto, ciò che colpisce di più, il suo comportamento non ha alcun senso neanche per se stesso. L’unica cosa che ha ottenuto è stato il ripescaggio del Brescia in serie B, sulla pelle della Reggina e di Reggio Calabria. Che adesso non può accettare che tutto finisca così, senza neanche spiegazioni. Perchè Saladini non ha pagato quei 757 mila euro il 20 giugno? Su questo bisogna andare fino in fondo…

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