Reggina, ora Saladini frigna e alimenta i complotti: dopo il Tar fa la vittima e spara ancora bugie

Felice Saladini esce allo scoperto dopo la sentenza del Tar, che respinge il ricorso del club amaranto: ancora un mare di menzogne

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Felice Saladini ha parlato, anzi ha scritto. E neanche più sotto forma di comunicato ufficiale sul sito della Reggina – che partiva dai “suoi uomini” senza neanche passare dall’ufficio stampa – bensì sul suo profilo ufficiale Facebook. Però ha mantenuto lo stesso stile: quello delle bugie“Siamo tutti stupefatti dalla decisione del Tar”, si legge a qualche ora dalla sentenza dell’organo dello Stato.

“A quanto pare il mondo del calcio è impermeabile anche alle leggi dello Stato. Stiamo vedendo quali sono le conseguenze in tanti Club. Ieri ero in aula a difendere ancora una volta la Reggina e ho avuto una impressione, che non tutte le proprietà e non tutte le squadre siano uguali”. Prima bugia: non era “ancora una volta in Aula” a difendere la Reggina. In Aula non c’è mai stato, nei precedenti tre gradi di Giudizio, e dalle stanze federali era totalmente scomparso, perdendo credibilità agli occhi dei vertici del calcio. Si è fatto vedere per la prima volta ieri, dopo mesi di assenza, con il Sant’Agata abbandonato, senza rispondere al telefono, con trattative per il passaggio di proprietà cominciate e mai finite, con personaggi misteriosi e comunicati sparsi inutili e superflui.

“Non potevo credere alle mie orecchie – continua – quando ho sentito dire all’avvocato della FIGC che la Reggina non sarebbe stata comunque ammessa. Questo dopo aver salvato l’anno scorso un club che non poteva iscriversi al campionato e, usando una legge dello stato, ristrutturato il suo debito garantendo nel corso dell’anno testa, cuore e soldi per dare lustro ad un intero territorio. Dunque pure la collocazione geografica sembra abbia il suo peso. Nonostante tutto, conservo la mia fiducia nelle istituzioni. Ci rifaremo al Consiglio di Stato”. Non bastavano i tifosi complottisti ad alimentare il vittimismo (vero freno alla crescita del territorio), ora c’è anche lui. Parla di differenze nella “collocazione geografica” senza alcun tipo di vergogna. Se la Reggina si è tolta in questa situazione la colpa è solo e soltanto sua, che ha deciso di affrontare una battaglia disarmato, interpretando le regole a proprio piacimento, scomparendo dalla circolazione per settimane e perdendo credibilità agli occhi del mondo intero.

La speranza è che anche la piazza amaranto, anziché cercare il capro espiatorio in chissà quale colpevole, si renda conto che – ancora una volta, ma ormai è un’abitudine a Reggio Calabria – il male ce l’aveva dentro. A ben guardare alcuni commenti, c’è da ammettere che diversi utenti ci stiano andando giù pesantemente, feriti e delusi.

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