La Reggina e lo strazio di una città che non si può strumentalizzare. E al Consiglio di Stato mancano 24 giorni…

Reggina, un disperato appello ai sindaci Brunetti e Versace in vista della manifestazione di mercoledì al Granillo e soprattutto del Consiglio di Stato del 29 agosto: adesso servono fatti, non apparizioni

StrettoWeb

A Reggio Calabria qualcosa si muove per la Reggina. Due giorni dopo la batosta subita nel primo pomeriggio di giovedì con la sentenza del TAR che ha confermato l’esclusione della squadra amaranto dalla serie B, finalmente è stata annunciata una manifestazione per esprimere il disappunto della città nei confronti di una situazione drammatica che va ben oltre lo sport. Se neanche la Reggina suscitasse più reazioni imponenti, popolari e unitarie significherebbe che davvero questa città sarebbe ormai morta, senz’anima e senza cuore. Perchè la Reggina è molto più di una squadra di calcio: è un simbolo unico di appartenenza e identità che accomuna in una passione genuina centinaia di migliaia di persone molto diverse per tutto, dalla politica alla religione, dai valori ai principi di riferimento, dal ceto sociale alla residenza geografica, ma tutte accomunate da quell’appartenenza alla stessa comunità che è quella di Reggio Calabria.

La Reggina è l’ultimo collante di quest’appartenenza comune, e rappresenta un valore straordinario dal punto di vista simbolico, sociale, economico e produttivo. Ha già dimostrato nella storia che può diventare il motore della città innescando meccanismi virtuosi e trasformandosi nel traino di un riscatto che dia orgoglio dell’appartenenza reggina: ecco perchè sarebbe mortale non dare alcun segnale di reazione di fronte al rischio sempre più imminente della sua scomparsa. Reggio è una città in crisi, già ridotta ai minimi termini sotto tutti i punti di vista: se verrà meno anche la Reggina, sarà sempre più difficile risollevarla e ritrovare uno spirito di identità e appartenenza comune. Anche in futuro. Ecco perchè chi accusa le persone che si mobilitano per la Reggina e non per gli altri problemi è un ottuso, egoista, materialista, venale automa di una società malata e spenta. Perchè se mia mamma è al capezzale, io sono più colpito e preoccupato da quello anche se contemporaneamente mi entrano i ladri in casa o mi hanno rubato la macchina. E la Reggina è la mamma di Reggio: nessuno nega gli altri problemi ma l’amore, il legame emotivo, la passione per ciò che ti rappresenta e in cui ti identifichi è molto più importante rispetto a qualsiasi buca, carenza idrica o spazzatura non raccolta. Con un’unica differenza rispetto all’esempio appena fornito: tutti siamo consapevoli che prima o poi la mamma la dobbiamo perdere, l’abbiamo persa o la perderemo. La Reggina invece è qualcosa che non dovrebbe morire mai, superando ogni generazione. Quindi per la comunità reggina la perdita della Reggina è ancora più grave rispetto alla morte della mamma: significa la fine di una comunità.

Esattamente un mese dopo la manifestazione del 10 luglio a piazza Duomo, i tifosi hanno organizzato un altro momento di ritrovo comune per la serata di mercoledì 9 agosto, stavolta allo stadio Granillo, con l’auspicio che i reggini presenti siano tantissimi. All’incontro parteciperà anche la squadra, che ha avuto un pesante contraccolpo dalla sentenza del TAR, tanto che il logo del club figura tra quello degli organizzatori accanto al simbolo degli Ultras:

Nel documento si possono vedere in bella mostra anche i loghi del Comune di Reggio Calabria e della Città Metropolitana di Reggio Calabria, a voler testimoniare il supporto delle principali istituzioni cittadine all’iniziativa. Tutto molto bello.

Ma davvero le istituzioni cittadine sono vicine alla Reggina in questo momento di crisi? La presenza dei loghi degli enti locali nel documento della manifestazione del prossimo 9 agosto stona con il comportamento adottato fin qui dai Sindaci facenti funzione, Brunetti e Versace. E’ doveroso chiarire subito che se la Reggina non è iscritta in serie B e sta per scomparire non è certo colpa dei Sindaci o di alcun altro rappresentante politico o istituzionale: abbiamo già approfondito la vicenda nel merito ed evidenziato le responsabilità di Saladini e dei suoi uomini nel disastro di questi mesi. Ma è anche vero che una riflessione sul comportamento di Brunetti e Versace è doverosa, soprattutto se confrontata con quello che ha fatto il sindaco di Lecco, ottenendo la riammissione, e a maggior ragione dopo che alla città viene prospettato un volantino con i loghi degli enti accanto a quello di squadra e tifosi. Immaginare che i due sindaci adesso si ergano a paladini e vittime di questa situazione, magari prendendo la parola al Granillo e accusando i soliti “poteri forti del Nord” o le “istituzioni nazionali e Regionali” di aver “scippato Reggio della serie B”, scimmiottando il dramma del furto del Capoluogo di 53 anni fa, sarebbe uno scenario spettrale perchè sarebbe soltanto l’ennesima offesa dell’intelligenza dei reggini.

I reggini sanno benissimo che la Reggina, fino a questo momento, è stata da sola nella sua battaglia. I reggini sanno benissimo che al TAR nell’udienza di mercoledì pomeriggio c’erano soltanto gli avvocati del club che battagliavano contro un’enorme sfilza di oppositori: i legali della FIGC, i legali della Lega, i legali del CONI, i legali del Brescia. Al contrario, l’udienza del Lecco – che si trovava nella stessa identica situazione della Reggina – era sostenuta direttamente dal Comune di Lecco, che si era costituito parte del procedimento a sostegno del ricorso del club, dopo un lavoro certosino del Sindaco della cittadina lombarda che nelle settimane precedenti si era trasferito a Roma incontrando il Presidente Gravina e tutti i vertici delle istituzioni sportive, garantendo sul futuro del club ed ottenendo il supporto persino di Lega e Federazione. La Reggina, invece, è stata completamente da sola, totalmente abbandonata contro tutto e tutti. Certamente ha sbagliato, ma anche il Lecco aveva sbagliato. Però il suo Sindaco l’ha preso per mano e gli ha consentito di rimediare all’errore.

Invece i sindaci di Reggio Calabria, nonostante siano due e rappresentino una delle 10 Città Metropolitane d’Italia (Lecco, a confronto, è un piccolo paesino!) con molti più contatti e capacità di interlocuzione a livello nazionale, non sono mai andati a Roma, non hanno mai incontrato nessuno, non hanno mai sostenuto la battaglia legale della Reggina, non si sono costituiti parte del processo, non hanno sostenuto il ricorso del club amaranto che – lo ribadiamo – si è presentato al TAR completamente da solo. Adesso che proprio coloro che hanno abbandonato la Reggina mettano il cappello su una manifestazione popolare ci sembra totalmente speculativo: una mossa vile per strumentalizzare la situazione.

Il disimpegno dei Sindaci e delle istituzioni locali sulla Reggina parte da lontano. Brunetti e Versace avrebbero dovuto vigilare di più e meglio sulla gestione di Saladini, per evitare questo disastro. Avrebbero dovuto, è nelle loro competenze e mansioni, sondare il terreno per individuare e/o stimolare imprenditori convincendoli ad investire a Reggio e nella Reggina. Avrebbero dovuto, immediatamente, il 21 giugno, chiedere al prefetto Marcello Cardona di ritirare le dimissioni e rimanere alla guida del Consiglio di Amministrazione per continuare a difendere la Reggina da garante dei tifosi e della città, quale era stato fino a quel momento, garantendo una continuità della rappresentanza del club che da quel giorno è venuta meno. Ed è venuta meno proprio nelle fasi più difficili. Ma a Cardona non ha chiesto nulla nessuno. Se proprio non volevano chiedere a Cardona di rimanere per chissà quale ragione, avrebbero dovuto diventare loro i garanti, trasformandosi nei “cani da guardia” di Saladini e facendogli sentire forte la pressione della città affinché agisse in modo da evitare la scomparsa della Reggina. Anche questo è nelle loro competenze e mansioni. Lo avrebbero dovuto prendere per mano e portare a Roma – a Saladini – guidandolo nei palazzi che contano, per confrontarsi con le istituzioni e trovare un accordo esattamente come ha fatto il Sindaco di Lecco. Esattamente come avrebbe fatto qualsiasi Sindaco di buona volontà. Scalciando e facendo di tutto per la Reggina.

Brunetti e Versace, invece, non hanno fatto nulla di tutto questo. Non hanno chiesto a Cardona di rimanere, non hanno controllato quello che combinava Saladini, si sono limitati dalla loro comoda poltrona affacciata su piazza Italia, seduti in stanze rinfrescate dai condizionatori, a scrivere un paio di lettere che hanno soltanto peggiorato la posizione della Reggina, perchè non hanno avuto i modi giusti (anziché intraprendere interlocuzioni riservate, hanno diffuso pubbliche lettere sulla stampa!) e non hanno toccato i tasti corretti nei contenuti (anziché affrontare il problema, hanno chiesto l’elemosina scrivendo testualmente “a prescindere dal merito della vicenda, riammetteteci perchè qui a Reggio siamo più poveri del Nord e abbiamo più bisogno di una squadra in serie B”). Appare chiaro anche a un bambino perchè le istituzioni nazionali a cui hanno scritto neanche li hanno degnati di una risposta.

Se già Saladini ha svilito Reggio Calabria con i suoi comportamenti spericolati, i due sindaci hanno fatto persino di peggio. Ovviamente non possiamo sapere se le cose sarebbero andate diversamente con un loro impegno concreto. Ribadiamo che non attribuiamo nel modo più assoluto le responsabilità di questo disastro alla politica, e quindi neanche ai Sindaci facenti funzione. Ma vederli protagonisti di una manifestazione spontanea stona con quanto (non) hanno fatto fino ad ora. Se almeno ci avessero provato, se almeno il Comune di Reggio Calabria fosse stato – come quello di Lecco – accanto alla Reggina nel ricorso al TAR, se almeno il Sindaco di Reggio Calabria fosse andato – come quello di Lecco – a Roma a cercare disperatamente una soluzione, allora sì che saremmo tutti abbracciati ai nostri Sindaci a urlare la nostra disperazione per la fine imminente della nostra Reggina. Ma visto il distacco che hanno dimostrato fino ad oggi, non riteniamo giusto vederli sullo stesso livello di chi invece – nel proprio piccolo – per settimane intere ha avuto la tachicardia e ha pianto per la squadra del cuore.

Ben venga, invece, il logo delle istituzioni se l’idea è quella di un nuovo coinvolgimento per il futuro. Al Consiglio di Stato mancano ancora 24 giorni. La situazione è disperata e dopo tutto quello che è successo fino ad oggi nessuno crede più di poter alimentare quell’1% di speranza di vincere l’ultimo ricorso disponibile. Ma in teoria tutto è possibile. Che il Consiglio di Stato ribaltasse il TAR è già successo più volte nella storia, seppur raramente. Se davvero Brunetti e Versace vogliono essere vicini alla Reggina, che si attivino subito con i loro legali per costituirsi affianco alla società nel ricorso, evitando di lasciare la Reggina da sola contro tutti un’altra volta. E soprattutto che inizino ad andare a Roma per parlare con chi devono parlare, rappresentando la città e trovando soluzioni pratiche affinchè anche le istituzioni del calcio abbiano garanzie sul futuro della Reggina e – come hanno fatto con il Lecco – ribaltino la loro posizione sostenendo la Reggina nel prossimo ricorso. Questa è l’unica cosa che possono fare per la Reggina: magari non riusciranno ad ottenere nulla, ma i tifosi – che non sono scemi – apprezzeranno tantissimo, molto più di una finta apparizione di circostanza allo stadio Granillo soltanto per farsi belli agli occhi della gente. La storia si fa con i fatti, non con le parole.

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