“Alcune settimane fa sono stati pubblicati sui giornali alcuni estratti dai verbali di udienza del c.d. processo “Epicentro”, dove, durante la testimonianza del collaboratore di giustizia Vittorio Giuseppe Fragona, emergeva come fin dal 2009 si siano delineati nel reggino dei “clan degli zingari”, ossia cosche i cui componenti di rom sono affiliati/battezzati alla ‘ndrangheta. Emerge nella testimonianza anche la questione legata alla “gestione” (leggasi racket) degli alloggi popolari presenti in Reggio Calabria, le cui occupazioni mirate e compravendite a nero pare siano principale appannaggio di queste organizzazioni ormai mafiose a tutti gli effetti”.
Così spiega in una nota il giornalista Francesco Ventura, laureato in giurisprudenza presso l’Università di Reggio Calabria con una tesi sperimentale in diritto amministrativo sulla gestione del patrimonio di edilizia pubblica residenziale del Comune di Reggio Calabria. Ventura ha trattato nello specifico anche le politiche abitative della cosiddetta “equadislocazione”, “promosse da alcune frange dell’associazionismo reggino ed aventi come loro capofila Giacomo Marino, dell’organizzazione “Un Mondo di Mondi”, già sedicente “Opera Nomadi Reggio Calabria”“, spiega ancora la nota stampa.
“Ndrangheta Foederati”
“Su questo tema, sulla scorta (purtroppo) di esperienze personali e di un meticoloso lavoro di ricerca su fonti aperte, ero giunto alle medesime conclusioni ben prima di tali dichiarazioni. Era infatti il 2016 quando pubblicavo il saggio “Ndrangheta Foederati”, in cui ipotizzavo l’avvenuta affiliazione di rom nelle cosche “tradizionali”. Un fenomeno criminale pericoloso e preso sotto gamba a livello locale“, prosegue Francesco Ventura.
“Sapere senza agire rende complici. Nell’aprile del 2016 durante una commissione consiliare è emerso come l’allora consigliere comunale Giovanni Minniti, avente delega per l’ERP, fosse a conoscenza di un racket di trecento alloggi gestiti da organizzazioni rom. Poi, nel giugno del 2020, dopo un’ennesima commissione consiliare shock sul malaffare che orbita attorno all’ERP reggino, era stata annunciata l’istituzione di una commissione d’inchiesta ad hoc, un proposito però che non mi risulta avere avuto poi alcun seguito”, si legge ancora nella nota.
“In questo settore, mio malgrado, sono in trincea dal 2013 per avere subito estorsioni e violenze – confessa Ventura -, ma ho motivo di temere con ragionevole sicurezza che quanto accaduto a me è solo la punta dell’iceberg di una Città malata ed in preda al male. Il sonno della ragione genera mostri. Qui la ragione è in coma da un ventennio ed i mostri sono arrivati. Nel frattempo anche delle forze sane di questa Città, pur vedendo la situazione, preferiscono credere diversamente, pur di non entrare in conflitto coi propri paraocchi ideologici. L’alibi del non sapere ormai è caduto da tempo innanzi alla brutale verità del non averne voluto sapere“, conclude.