Scioglimento ‘selvaggio’ dei comuni in Calabria: il caso di Sant’Eufemia d’Aspromonte

Domenico Forgione, arrestato ingiustamente e costretto a scontare sette mesi di carcere, entra nel vivo del dibattito sullo scioglimento dei comuni per infiltrazioni o condizionamenti mafiosi

StrettoWeb

Oggi su “Il Dubbio” è stato pubblicato un articolo dal titolo “Così inchieste flop e scioglimenti copia e incolla hanno raso al suolo l’impegno politico di una regione“, a firma di Domenico Forgione, coinvolto nell’inchiesta Eyphemos e vittima, tra tanti, di un grave errore giudiziario che gli è costato sette mesi di carcere da perfetto innocente. Forgione, giornalista, storico e scrittore eufemiese, si concentra in particolare sul commissariamento del comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte, contestualizzandolo all’interno del dibattito sul tema dello scioglimento dei Comuni per infiltrazioni o condizionamenti mafiosi.

Sarebbe “ora di pensare ad un albo dei comuni sciolti per mafia ingiustamente, da pubblicare (per dirla con Sciascia) a futura memoria“, suggerisce Forgione nemmeno troppo provocatoriamente, ma con cognizione di causa.
Con questo spirito, mi permetto di segnalare il caso del comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte. Il 25 febbraio 2020, la maxi retata dell’operazione “Eyphèmos” privò della libertà – tra gli altri – il sindaco Domenico Creazzo, appena eletto consigliere regionale in quota Fratelli d’Italia, il vicesindaco Cosimo Idà, il presidente del consiglio comunale Angelo Alati, il sottoscritto (consigliere di minoranza) e il responsabile dell’ufficio tecnico Domenico Luppino. La presenza di cinque indagati “infiltrati” nel comune determinò la sospensione e poi lo scioglimento del consiglio comunale (14 agosto 2020)“.

Scioglimento, custodia cautelare, indagini tra leggerezza e copia-incolla

Un’azione, quella dello scioglimento e del relativo commissariamento che, in concomitanza con la pandemia e il lockdown, ha devastato un’intera comunità, contribuendo a far spopolare un territorio già piegato dalla mancanza di servizi e di lavoro. “Lo scioglimento dei comuni si fonda sulla relazione del prefetto al ministero dell’Interno: nella sostanza, la condivisione dei contenuti dell’ordinanza di custodia cautelare, a sua volta una sorta di copia-incolla degli “esiti dell’attività di indagine” e delle “notizie di reato” trasmessi dagli investigatori al pubblico ministero“, spiega Domenico Forgione, che dopo la scarcerazione è tornato a Sant’Eufemia e, come sempre, si è impegnato attivamente nel sociale e nell’associazionismo, oltre a condurre i suoi studi e ricerche storiche.

La sentenza smonta i teoremi investigativi

Di fatto, dopo tre anni dagli arresti, “la sentenza di primo grado (17 febbraio 2023) ha smentito l’esistenza di un condizionamento dell’amministrazione comunale, poiché all’archiviazione del sottoscritto si è aggiunta l’assoluzione degli altri quattro indagati. Per il sindaco di Sant’Eufemia Creazzo, l’accusa era di scambio elettorale politico- mafioso: a «cercare la ’ndrangheta è la politica e non il contrario», aveva sentenziato la relazione del ministro Lamorgese. Quasi un anno e mezzo di arresti domiciliari e un provvedimento di obbligo di dimora, prima della sentenza di assoluzione perché “il fatto non sussiste”“.

Il vicesindaco Cosimo Idà veniva presentato come “capo, promotore ed organizzatore di una fazione mafiosa all’interno del locale di ’ ndrangheta di Santa Eufemia”. Nove mesi di carcerazione preventiva, la scarcerazione per accertato scambio di persona e l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Scambio di persona anche per Angelo Alati, presidente del consiglio comunale accusato di rivestire la carica di “mastro di giornata” e assolto perché “il fatto non sussiste”, l’inconsistenza indiziaria era già emersa nell’udienza del Tribunale del riesame che ne aveva ordinato la scarcerazione, un mese e mezzo dopo l’arresto“. Lo si legge ancora nell’articolo uscito stamane su Il Dubbio, tra i pochi giornali in Italia ad occuparsi di casi di malagiustizia con la stessa veemenza in cui, tanti – troppi – si occupano solo di arresti e accuse, ben prima dei tre gradi di giudizio.

Terzo scambio di persona riguardò chi scrive – precisa Forgione –, accusato “di monitorare gli appalti assegnati dal Comune di Santa Eufemia per consentire alle aziende del locale di ’ ndrangheta di insinuarsi nei lavori”, “da spia” interna al Comune, a disposizione della cosca per compiere atti minatori nei cantieri, di disporre di “agganci” che gli consentivano di conoscere preventivamente gli esiti delle indagini che provvedeva a veicolare tra i sodali per eludere l’attività investigativa o la cattura».

Sette mesi di carcerazione preventiva, scarcerazione e proscioglimento al termine dell’udienza preliminare. Il responsabile dell’ufficio tecnico Domenico Luppino era accusato di prendere parte a riunioni di ’ ndrangheta e di operare “in favore della cosca affinché gli appalti fossero assegnati direttamente o indirettamente a una ditta gradita all’organizzazione mafiosa locale. Assolto perché “il fatto non sussiste”, dopo ben tre anni di carcere“.

“Il filone politico dell’inchiesta si è rivelato un flop totale”

In sostanza, come precisa l’ex consigliere di minoranza, “il filone politico dell’inchiesta si è rivelato un flop totale“. E tra le conseguenze più tangibili vi è, senza dubbio, la paura. “Quando, nove mesi fa, si è votato per ridare alla comunità eufemiese un’amministrazione comunale, soltanto due tra i trentanove candidati nella precedente elezione si sono ripresentati. In un piccolo paese esistono dinamiche familiari e sociali che rendono arduo l’impegno politico sulla base delle attuali disposizioni di legge. Molti preferiscono defilarsi: per paura, per delusione, per senso di responsabilità“, spiega Forgione.

Prevenzione e pregiudizio sono spesso le facce della stessa medaglia e concorrono alla compressione della democrazia, laddove impediscono l’affermazione della volontà popolare“, precisa lo storico. L’articolo si conclude con una domanda, la più difficile a cui rispondere: “Ogni volta che, in nome dell’interesse superiore del mantenimento dell’ordine pubblico, una “guerra santa” ha ferito i principi democratici, sospeso le garanzie costituzionali e causato un numero spropositato di “vittime collaterali”. Oggi come ieri questo è stato. Ma questo è Stato?“.

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