Scopelliti a Gambarie: “hanno distrutto il modello Reggio per portare la città indietro di 30 anni”

Scopelliti ieri a Gambarie durante la presentazione del suo libro "Io sono libero" ha ripercorso la sua vicenda politica e giudiziaria di fronte ad una grande folla di persone

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Dovrebbero vergognarsi: hanno distrutto il modello Reggio e riportato la città e il suo hinterland indietro di 30 anni“: Giuseppe Scopelliti è un fiume in piena, travolgente, strappa applausi a raffica durante l’incontro per la presentazione del suo libro “Io sono libero” in cui racconta la sua storia, l’esperienza carceraria e la testimonianza di una vita al servizio del territorio, ieri sera a Gambarie d’Aspromonte presso Il Bucaneve. Nino Priolo, il titolare, l’ha invitato ed è rimasto sorpreso: “non mi aspettavo tutta questa gente“. Talmente tanta che l’incontro, inizialmente programmato nella saletta interna del locale, è stato spostato all’aperto e le persone erano così numerose che sono rimaste in piedi fin sulla strada.

Durante la presentazione del libro, Scopelliti ha ripercorso la sua storia rispondendo alle domande del moderatore, il nostro direttore Peppe Caridi, e affiancato dall’amico Giuseppe Bombino, già Presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte. Particolarmente qualificata la platea del pubblico con il Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Peppe Zimbalatti, il Presidente del CONI per la Regione Calabria Maurizio Condipodero, il presidente dell’associazione Riferimenti-Gerbera Gialla, Adriana Musella, Giovanni Santoro, già Presidente di Confcommercio, l’avvocato Luigi Tuccio e tanti altri professionisti della città di Reggio Calabria.

Il modello Reggio era un esempio di buona e virtuosa amministrazione politica che hanno voluto demolire per interessi politici e personali, altrimenti non avrebbero potuto governare la città per almeno altri dieci anni. Così facendo ci hanno messo nella fogna, ecco perchè si dovrebbero vergognare. Dicono che non ci sono soldi e se la prendono con le nostre amministrazioni virtuose, ma non è affatto vero: i soldi ci sono, ci sono quelli del Piano per il Sud, ci sono quelli di bilancio, ci sono quelli per le Città Metropolitane, ci sono quelli del decreto Reggio. Noi nei nostri dieci anni abbiamo utilizzato circa 70 milioni di euro attingendo ai fondi del decreto Reggio con progetti importanti per la città, loro negli ultimi nove anni da quando sono a Palazzo San Giorgio sapete quanti ne hanno speso? Arrivano a stento a un milione! Un milione contro 70 milioni, questa è la proporzione. Purtroppo oggi manca un’idea di sviluppo della città. I giovani stanno scappando via, non c’è lavoro, non circolano soldi, l’economia è morta, la città è demolita. E’ tornata indietro di trenta anni. Ma io mi chiedo, è facile prendersela solo con i politici, ma dove sono tutti gli altri? Dove sono i giornalisti, quelli che a noi facevano i processi sui giornali, e adesso stanno in silenzio di fronte alle peggiori porcate? Io ricordo gli imprenditori che nel 2011 sotto l’Amministrazione Arena mettevano le ruspe sul Lungomare per protestare contro il Comune che non pagava, ma oggi anche di fronte a questi dati così eclatanti, oggi che la città è morta che non c’è lavoro, perchè non c’è alcuna reazione di fronte a questo immobilismo? E’ inquietante il silenzio di tutti, deve fare riflettere rispetto a quello che è successo negli ultimi dieci anni in questa città” ha detto Scopelliti durante l’evento, durato oltre due ore, di fronte a più di 120 persone che dopo la conclusione si sono fermate a lungo per salutarlo, abbracciarlo, scattare un selfie e farsi firmare una dedica sul libro.

In apertura dell’incontro c’è stato un intervento particolarmente brillante di Giuseppe Bombino: “Scopelliti ha scelto di titolare questo libro ‘Io sono Libero’ mentre era chiuso in una cella di tre metri per tre. Basta questo per far comprendere la grandezza di quest’uomo, che aveva appena subito un omicidio politico. E come ogni omicidio, anche il suo ha avuto dei mandanti e degli esecutori. Senza quel delitto, tanti giullari e saltimbanchi non si sarebbero mai potuti avvicinare alla scena politica. Sono sinistri figuri che volevano controllare e gestire la cosa pubblica per la ghiotta occasione data dall’istituzione della Città Metropolitana, ottenuta proprio da Scopelliti. Ma il tempo è galantuomo e con la forza della verità stiamo ricostruendo il puzzle di tutti i tasselli mancanti, utili a comprendere quello che è successo in questa città. Vedete, nella vicenda di Scopelliti tutto è sproporzionato, dall’entità della condanna in primo grado, persino superiore alla richiesta del pm, a quella in appello e poi definitiva. Ma anche alla rabbia e all’odio sociale che montava in città, alimentato dalla politica e dai media di partito. Ma, come dicevo, il tempo ci aiuta a ricostruire la verità, anche sullo scioglimento del Comune che è stato un atto esclusivamente politico, come lo stesso premier Matteo Renzi ha confermato quando ha deciso di non sciogliere il Comune di Roma“.

Nei suoi interventi successivi, Scopelliti ha ricordato come tantissimi altri Comuni hanno dovuto affrontare la stessa situazione finanziaria di Reggio per il taglio dei trasferimenti agli enti locali: “sulla mia vicenda sono già emerse tante verità ma molte altre devono emergere ancora. Sappiamo chiaramente il perchè ma ancora non sappiamo chi. E’ chiaro che la borghesia mafiosa ha subito il modello Reggio. Sono stato il primo e l’unico Sindaco a fare le lotte di legalità con l’assegnazione dei beni confiscati alla ‘ndrangheta. Ad Archi, nel cuore del quartiere da tutti considerato la culla delle più potenti famiglie della ‘ndrangheta, abbiamo realizzato una bellissima stazione dei Carabinieri presso l’ex scuola Corvo. Sono cose che in molti hanno cercato di cancellare ma sono lì, scolpite nella storia della città. Un momento di splendore della città si è vissuto anche quando il Prefetto era Musolino, un grande servitore dello Stato, una persona di altissimo livello. In quegli anni, nel rispetto e nella distinzione dei ruoli, la squadra dello Stato ha dimostrato di essere in grado di governare le criticità della città. Poi anche alla Regione, da governatore, mi sono impegnato per una drastica riduzione del disavanzo della sanità comprimendo spazi di operatori del settore che fino a quel momento avevano intascato tanti soldi senza contribuire ai servizi per i cittadini. E infatti mi hanno fatto fuori, e dopo la mia esperienza avete visto quanto il debito della sanità calabrese è tornato a crescere? Noi lo avevamo azzerato, in tre anni. Poi è tornato tutto peggio di prima“.

Quando Peppe Scopelliti racconta il suo arrivo in carcere, quasi si commuove. Ha le lacrime agli occhi anche Giuseppe Bombino quando legge un passo del libro in cui Scopelliti racconta lo stato d’animo dei primi momenti in cella. “Io in quel preciso istante ho trovato la mia pace interiore” ha spiegato Scopelliti. “Da sportivo, ha accettato la sconfitta in una partita che non poteva vincere, in cui anche l’arbitro era contro di lui” ha aggiunto Bombino. “Ero sereno perchè avevo dato il massimo, mi ero battuto fino alla morte, avevo lottato a mani nude contro poteri più forti di me. E alla fine, come scrivo nel libro, ho anche pensato che era meglio così perchè forse se non mi avessero arrestato mi avrebbero ammazzato. E allora ho trovato il modo per mantenermi attivo, nella mente e nel fisico. Ho vissuto il carcere per quello che è, un luogo di sofferenza in cui – come negli ospedali – si sviluppa la massima solidarietà. Io lì dentro non conoscevo nessuno, ma ho avuto tantissima solidarietà. Ho capito che quando nella vita fai del bene, poi tutto ti torna indietro. Eppure io lì non ci sarei dovuto essere, tutti gli avvocati che ho coinvolto per il mio caso mi dicevano che io non c’entravo, che io ero il Sindaco e il Sindaco non c’entra in queste cose. I più grandi luminari nazionali che ho rintracciato da Roma a Milano mi dicevano che con le mie condanne il diritto era stato calpestato. Ma sono andato avanti e adesso, a testa alta, posso raccontare la mia storia di uomo libero che ha affrontato la tempesta sempre con la schiena dritta“.

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