“Giorgia Meloni, dopo i diversi “schiaffi” avuti recentemente su diversi aspetti da parte della “governance” della Unione Europea, rispolvera il suo autentico codice identitario e vola in Ungheria tra le braccia del suo alleato di ferro autocrate, sovranista, illiberale, che nega i diritti civili e sociali e limita l’indipendenza della magistratura e della libera informazione“, è quanto afferma Michele Bisignano, ex assessore provinciale di Messina. “Come un andare “a lezione” da quello che ha sempre ritenuto un suo “modello”, sulla base della riscoperta del proclama populista e falso della difesa di “Dio e della famiglia”. Ma “il dio” a cui si rifanno la Meloni ed i suoi seguaci non può essere il Dio “umanizzato” cristiano e del messaggio di amore, accoglienza e rispetto del prossimo, perché lei ha costruito la sua ascesa politica sulla diffusione, a fini propagandistici ed elettorali, di odio sociale e di menzogne. E forse il dio che vuole difendere si avvicina a quello vendicativo e dis-umano del “gott mit uns” o quello dietro cui si celano i “regimi” di varia tipologia”, rimarca Bisignano.
Così come è evidente dalle cronache che la “famiglia” da lei esaltata sia soprattutto la “sua” famiglia ampliata, formata da parenti prossimi e fedelissimi ed ubbidienti sodali. Ed è così che in tale evento riappare il suo vero volto arcigno e bellicoso, mascherato negli ultimi tempi da mimetizzazioni di facciata e “faccine e moine” poco istituzionali sciorinate in occasioni di incontri e summit internazionali o di apparizioni televisive e mediatiche, e certe presentazioni delle sue “fatiche autobiografiche” vittimistiche con la complicità di servili pseudo giornalisti e conduttori televisivi. Un volto che, nonostante tutti i tentativi di make-up, appare cinico, arrogante, opportunista, ipocrita, incoerente e contraddittorio ed anche un po’ ridicolo”, conclude Bisignano.