Giorgio Napolitano, il fascista. Quella parte di Storia che oggi fa comodo dimenticare

Giorgio Napolitano faceva parte del GUF, ovvero i Giovani Universitari Fascisti, nei gruppi universitari di Napoli

StrettoWeb

Il presidente emerito Giorgio Napolitano è morto da tre giorni, ma su di lui i fiumi di parole, di cordoglio, di critica, di commozione, sono stati infiniti. O quasi. C’è però tutta una parte della vita dell’ex presidente della Repubblica che pochissimi hanno citato. Napolitano, venerato dai comunisti e criticato dall’estrema destra, non è stato in realtà così netto, nel corso della sua vita. Nella foto in alto, nella parte in bianco e nero, è possibile vedere un giovane Giorgio Napolitano, coi baffetti, vicino ad uno stendardo dei GUF, ovvero i Giovani Universitari Fascisti.

A ricordare quel Napolitano che pochi, oggi, ricordano o vogliono ricordare, è Italo Bocchino, direttore de Il Secolo d’Italia ospite a Otto e Mezzo. “È stato uno dei grandi protagonisti della storia repubblicana italiana. Un uomo molto rigoroso, pignolo. Appuntava tutto in ogni singolo colloquio. È stata una figura poliedrica, sarebbe un torto alla sua figura non ricordarlo complessivamente. Ha cominciato la sua attività da fascista, nei gruppi universitari di Napoli. Ha moderato il partito comunista“.

Non solo. Giorgio Napolitano, ricorda Bocchino, si è espresso a favore dell’Unione Sovietica “contro i giovani che manifestavano a Budapest“. Il riferimento è, evidentemente, alla Rivoluzione ungherese degli anni ’50. Insomma, una figura, quella del presidente emerito, che definire poliedrica è dunque un eufemismo, e dimostra una volta in più che la politica, come le sue ideologie, trovano equilibrio solo quando non sono divise per compartimenti stagni, ma trovano linfa vitale sono nella fluidità e nell’intercambiabilità.

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