Golpe in Cile: giornata di studio organizzata dal Circolo “L’Agorà”

I risultati ed il video della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “Chile 50 años: 1973-2023. Mezzo secolo di golpe”

StrettoWeb

A cinquant’anni dal golpe cileno, il Circolo Culturale “L’Agorà” ha organizzato una giornata di studi sul tema “Chile 50 años: 1973-2023. Mezzo secolo di golpe”. La conversazione organizzata dal sodalizio organizzatore reggino si è basata sia sulla microstoria (solidarietà da parte della popolazione reggina e delle istituzioni locali) che sui grandi eventi. Nel corso della quale si sono registrati i saluti istituzionali da parte di S.E. il Signor Ambasciatore della Repubblica del Cile Ennio Augusto Vivaldi Véjar. Hanno fatto seguito gli interventi di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”) e di Ivan Tripodi (studioso dei Paesi dell’America Latina). L’11 settembre del 1973 il colpo di Stato militare in Cile che pose fine al governo di sinistra compie mezzo secolo. Per l’anniversario, nel Paese e in tutto il mondo, non si contano conferenze e manifestazioni, libri e podcast, per ricordare i fatti e rileggerli oggi. L’11 settembre 2023 saranno passati cinquant’anni dal colpo di Stato militare in Cile che pose fine al governo di sinistra di Salvador Allende, il primo marxista ad andare al potere tramite elezioni.

Nell’ambito dell’anniversario, in Cile e in tutto il mondo, si stanno organizzando conferenze e manifestazioni, anche il Circolo Culturale “L’Agorà,  pur nel suo piccolo, ha inteso dare un contributo a quei tragici eventi, organizzando un momento di riflessione che si è svolto, da remoto,  nella giornata di lunedì 11 settembre sul tema “Chile 50 años: 1973-2023. Mezzo secolo di golpe”. 11 settembre 1973, il giorno in cui moriva in Cile Salvador Allende, e con lui la democrazia del Paese dell’America Latina. Laureato in medicina e fondatore del Partito Socialista Cileno, Salvador Allende è stata una figura carismatica della vita politica cilena e fulcro nella costruzione e definizione del socialismo mondiale. Il colpo di Stato, capeggiato dal generale Augusto Pinochet e appoggiato dagli Stati Uniti, depose il governo democraticamente eletto guidato dal Presidente Allende. Solo tre anni prima, il 3 novembre del 1970, il leader del Partito Socialista Allende, ormai al suo quarto tentativo elettorale, era stato eletto presidente del Cile con il 36% dei voti. Per quanto non possa considerarsi una vittoria schiacciante, era riuscito a sconfiggere, almeno momentaneamente, le pressioni degli Stati Uniti.

Timorosi che un altro Paese passasse dalla parte dell’Unione Sovietica nel pieno della Guerra Fredda, gli Stati Uniti avevano attivato, già prima dell’elezione di Allende, una serie di azioni di influenza e spionaggio per impedirne l’elezione. Dopo Cuba, persa ormai nella rivoluzione del 1959, gli USA non potevano permettersi che l’avanzata comunista si diffondesse nei Paesi del sud America. I finanziamenti alle campagne politiche dei partiti dell’opposizione non furono però sufficienti e dopo l’elezione di Allende gli USA furono costretti a passare alla fase due, al fine di evitare che il Paese potesse diventare «comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo […] la questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli», come dichiarato da Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato durante la presidenza di Richard Nixon.  Alla guida di un’ampia coalizione di sinistra, l’Unidad Popular, Allende iniziò subito a muoversi per realizzare un nuovo socialismo democratico, che lui stesso definì “Una rivoluzione che sa di empanada e vino rosso”. Vennero aumentati i salari e le tutele sociali, approvata una riforma agraria volta a una più equa redistribuzione delle terre e annunciata la sospensione del pagamento del debito estero, e venne inoltre introdotto il divorzio e legalizzato l’aborto. La mattina dell’11 settembre, con il bombardamento delle sedi radio e tv di Santiago del Cile, le forze armate capeggiate dal generale Pinochet iniziarono “l’Operazione silenzio”, volta a destituire il Presidente Allende.

Carri armati e aerei presero d’assalto il Palacio de la Moneda, sede del governo cileno, dove il Presidente Allende e il Gap (Gruppo di Amici Personali) si erano riuniti. Successivamente venne sciolta l’Assemblea Nazionale, e vennero sciolti tutti i partiti dell’Unidad Popular, ed effettuate una serie di restrizioni alla libertà individuale dei cittadini. La resistenza del Cile venne repressa nel sangue, così come sindacalisti e contadini che avevano appoggiato le riforme socialiste. I numeri della famigerata dittatura di Pinochet lasciano esterrefatti: circa 15 mila assassinii, più di duemila tra detenuti e desaparecidos, 164 mila cileni esiliati. Durante il regime di Pinochet in tutto il Cile furono creati centri di detenzione nei quali le persone venivano detenute e torturate. Di molte di queste persone si è persa ogni traccia. Si ricordano alcune delle tristi locations detentive quali:

1)     Stadio nazionale (Santiago): Circa 40’000 persone furono detenute tra il settembre e il novembre 1973.

2)   Villa Grimaldi (Santiago): Circa 4’500 detenuti tra il 1974 e il 1977.

3)   Tres Alamos (Santiago): Circa 400 detenuti tra il 1974 e il 1975.

4)   Chacabuco (nord del Cile): Circa 1’800 persone detenute tra il 1973 e il 1975.

5)    Pisagua (regione di Tarapaca ): Circa 800 detenuti tra il 1973 e il 1974.

6)   Quiriquina (un’isola nella Baia di Concepción): Circa 1’000 detenuti tra il 1973 e il 1975.

7)    Isola di Dawson: Circa 400 detenuti tra il 1973 e il 1974.

8)   Nave Esmeralda (Valparaiso): Circa 100 persone detenute e torturate.

9)   Calle Londres 38 (Santiago): Si stima che circa 2’000 persone furono detenute ed ivi torturate.

In Italia tutti gli schieramenti parlamentari, ad eccezione del MSI, condannarono il golpe senza nessuna remora.Nel dibattito sui fatti cileni che si tenne il 26 settembre alla Camera dei Deputati, il ministro degli Esteri Aldo Moro biasimò la violazione dei principi della democrazia e il ricorso alla violenza come strumento di lotta politica. Ma non ci fu la rottura con il Cile di Pinochet. Moro scelse una linea di “attesa” che lasciava all’Italia la porta aperta a qualsiasi sviluppo futuro. L’attendismo del governo italiano avrebbe condotto, però, di lì a poco, al non riconoscimento di fatto della giunta militare e ufficialmente le relazioni bilaterali rimasero congelate fino al ritorno alla democrazia. Subito dopo l’11 settembre, nel nostro paese si registrarono manifestazioni e iniziative di solidarietà per le vittime del golpe, susseguitesi senza sosta anche negli anni a seguire.

Grazie all’impegno civile e politico di partiti, sindacati, studenti, enti locali, associazioni, mondo culturale, l’Italia fu in prima linea nell’accoglienza dei tanti cileni in fuga dalla dittatura, dimostrando di essere una società tollerante e aperta al confronto. Nel corso della conversazione è stata evidenziata anche la solidarietà nei confronti del popolo cileno caratterizzata da sentiti dibattiti nelle aule istituzionali locali (Comune, Provincia, Regione) manifestazioni e momenti di confronto organizzati sul territorio. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale LAgorà.  La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 11 settembre.

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