Governo in difficoltà ad attuare la riforma previdenziale

La situazione economica non permette di attuare nel 2024 la riforma previdenziale promessa

StrettoWeb

Dopo il primo trimestre in cui il PIL italiano aveva superato gli altri competitors europei, l’ISTAT ha certificato che nel secondo trimestre 2023 c’è stata una brusca diminuzione del PIL dello 0,4% rispetto al trimestre precedente che mette a rischio la previsione governativa di un aumento dell’1% nell’intero anno 2023. Anche se ci si aspettava un rallentamento, non si prevedeva un calo così consistente del PIL unito anche dal fatto che per la prima volta dopo 8 trimestri anche l’aumento dell’occupazione ha subito una contrazione rispetto al primo trimestre 2023.

La stessa stagione turistica su cui molto si sperava ha avuto un andamento altalenante dovuto all’incremento degli stranieri compensato da una diminuzione dei vacanzieri interni che a causa dell’impennata dei costi dei trasporti, di alberghi, ristoranti e servizi balneari non ha consentito a molti italiani di soggiornare per lunghi periodi presso le località turistiche preferendo, piuttosto, gite giornaliere.

Ulteriori due aspetti che appesantiscono la situazione economica sono il Superbonus 110% che seppure in parte concluso farà ancora sentire i suoi effetti negativi per alcuni anni con costi complessivi per l’Erario di oltre 100 miliardi e l’inflazione che nonostante gli interventi della BCE diminuisce molto più lentamente del previsto e che negli ultimi due anni in Italia ha determinato un aumento dei prezzi ed un conseguente minore potere d’acquisto del 15%.

Con questo quadro complessivo per il Governo sarà quasi impossibile mantenere quanto promesso in campagna elettorale di realizzare nel 2024 la riforma previdenziale. Ed infatti autorevoli esponenti governativi interpellati in proposito hanno affermato all’unisono che “la coperta è corta” e che un intervento significativo sulle pensioni sarà attuato nel corso della legislatura.

Troppo poco e soprattutto molto comodo rimandare l’attuazione di una riforma, quella previdenziale, molto importante per la vita dei cittadini e che è stato uno dei fondamentali su cui la maggioranza di centrodestra ha vinto le elezioni. Sappiamo per esperienza che procrastinare l’attuazione delle riforme è sempre molto incauto sia perché altri eventi possono sopraggiungere e difficilmente si può ipotizzare che l’anno prossimo la situazione economica cambi radicalmente sia perché in Italia non sempre i governi durano fino al termine della legislatura.

Salvini continua a parlare di “Quota 41” per tutti e Forza Italia afferma di aumentare le pensioni minime in pochi anni a 1.000 euro mensili ma chi comanda è la Meloni e molto probabilmente per evitare tensioni con l’UE pochi saranno gli interventi che si saranno inseriti nella Legge di Bilancio in ambito previdenziale.

Il Governo, fino ad ora, ha nuovamente annunciato quello che intenderebbe fare con un allargamento dell’Ape Sociale, un nuovo semestre di silenzio/assenso per incentivare la previdenza complementare, una pensione contributiva per giovani e donne, e operare sulla flessibilità in uscita ma senza specificare quanti quattrini l’Esecutivo è disposto a mettere sul piatto.

La necessità di un intervento consistente sulla previdenza, pur in un contesto ancora fortemente volatile dovuto alla guerra in Ucraina e con un’inflazione ancora troppo alta, è evidente. In particolare, il limite dei 67 anni per la pensione di vecchiaia e rispettivamente i 42 anni e 10 mesi per gli uomini ed i 41 anni e 10 mesi per le donne a cui bisogna aggiungere anche la finestra di tre mesi per la pensione anticipata, sono parametri troppo elevati per talune categorie di lavoratrici e lavoratori. La stessa “Quota 103” istituita quest’anno, soprattutto per le donne impegnate sia nel lavoro “fuori casa” che domestico, diventa irraggiungibile per moltissime di loro. Consentire a tutti una flessibilità a partire dai 62 anni con lievi penalizzazioni mantenendo il sistema misto sarebbe un modo equo e sostenibile di affrontare e risolvere la problematica.

Vedremo nei prossimi giorni se l’attuale Esecutivo, dopo mesi di immobilismo su questo importantissimo argomento, vorrà cambiare marcia e dare priorità alla riforma della previdenza rispetto a quelle pur importanti della giustizia e del fisco.

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