Jewish Calabria, il progetto di Klaus Davi per valorizzare l’identità giudaica della Calabria: “opportunità straordinaria”

Intervista a Klaus Davi, promotore delle iniziative della campagna "Jewish Calabria" ideata dal noto giornalista per rilanciare lo storico legame tra l'ebraismo e la Calabria

StrettoWeb

Si chiama “Jewish Calabria” la campagna di grande successo ideata da Klaus Davi con il Movimento Giudecche di Calabria per promuovere l’identità ebraica della Regione. Il poliedrico giornalista e massmediologo che da anni racconta la ‘ndrangheta e nel 2020 si è candidato a Sindaco di Reggio Calabria, nei giorni scorsi ha subito l’ennesima aggressione nel rione Marconi dove stava documentando l’ennesima centrale della droga dei clan dei rom. Nel consiglio comunale di Palazzo San Giorgio oggi servirebbe più che mai uno spirito come il suo, “ma a Reggio non mi hanno voluto i poteri criminali della città e quelli ostili dello Stato” dichiara ai microfoni di StrettoWeb.

Svolgendo il suo lavoro in Calabria, però, Klaus Davi ha anche avuto l’occasione di scoprire le importanti origini ebraiche della comunità calabrese, e questo lo ha molto affascinato. Klaus ha lontane origini ebree da un ramo della propria famiglia come del resto migliaia di italiani, “ma dall’altra sono cristiano. Non sono mai stato educato alla religione, rimango un laico cresciuto a pane e laicismo. Non sono iscritto alla comunità ebraica e non partecipo alle attività, ma il mio impegno è legato al forte interesse culturale che ho sempre avuto anche per la lotta contro l’antisemitismo, a cui ho partecipato con numerose campagne stampa”.

Quella di Klaus Davi per Israele è una grande passione storica: “che il Sud fosse un grande bacino culturale di ebraismo lo sapevo, me ne ero già occupato per diletto personale soprattutto con riferimento alla Sicilia: gli ebrei di Trapani, i palermitani, i messinesi. La Sicilia ha avuto una grandissima e importantissima tradizione ebraica. Anche in Puglia è stato fatto un grande lavoro, i pugliesi hanno restituito una vecchia sinagoga di Trani alla comunità ebraica. Insomma, avevo cognizione del maranesimo – così si chiama l’ebraismo nascosto – del Sud, ma poi venendo in Calabria ho scoperto il legame speciale di questa Regione con Israele”.

Com’è iniziato tutto?

La prima cosa che mi ha aperto la mente è stato il commentario di Rashi. Poi la Giudecca, le stamperie di Reggio nel 1460, il ghetto. Sono stato colpito da molti cognomi reggini e calabresi, che sono palesemente ebraici. Attenzione, non una via di mezzo ma proprio ebraici al 100%: su tutti Bolaffi. Bolaffi è il cognome di una grandissima famiglia ebraica spagnola di altissimo profilo, e i Bolaffi reggini gestiscono anche una caffetteria a Reggio. Li ho contattati perchè in Italia ci sono pochissimo Bolaffi, e quelli di Torino sono i più grandi filatelici del mondo. A Reggio ho trovato anche dei Sacerdote a Vibo, decine di Piperno (un cognome storico della comunità israelitica romana). Ma soprattutto – ribadisco- la famiglia Bolaffi (cognome originale Abulaffia): il ramo di Reggio non è di religione ebraica, ma è palesemente di discendenza ebraica. Poi c’è Naim, altro classico cognome ebraico arabizzato. Poi ancora c’è Siviglia. E a Mesoraca, nel crotonese, ho trovato la famiglia Levi, discendenti di una delle più importanti tribù dell’ebraismo, anche qui di altissimo profilo. A Cosenza il titolare della libreria principale della città, che si chiama Walther Brenner, proviene da una famiglia di Vienna molto importante, il padre è scappato da un campo di concentramento”.

Quali altri punti di contatto ci sono in Calabria con la cultura ebraica?

Nella locride c’è la Contrada del Giudeo, a Bova Marina c’è la sinagoga che è la seconda più antica d’Europa, scoperta mentre facevano la strada statale 106 negli anni ’60. Ho intuito che la Calabria ha un canale straordinario con la cultura ebraica che può portarla fuori dalla narrazione di ‘ndrangheta, scandali e malaffare”.

La Calabria ha avuto un ruolo nella creazione dello Stato di Israele?

Certo, indirettamente sì. La Calabria ha espresso il pensatore Benedetto Musolino nativo di Pizzo, uno dei massimi pionieri del Sionismo. Un pensatore geniale lungimirante che ha dimostrato la enorme lucidità degli intellettuali calabresi. Theodor Herzl e Bernardo Musolino sono i teorici del Sionismo compongono il Pantheon del sionismo. Dovrebbe essere studiati in tutte le scuole”.

Quali sono le principali opportunità dovute a questo storico legame?

Innanzitutto un’opportunità culturale, di un legame tra gli atenei e le università. Le Università di Israele, da Tel Aviv a Gerusalemme, sono tra le più progredite al mondo in termini di agricoltura, tecnologia, intelligenza artificiale. Sono l’avanguardia internazionale per tutto l’ambito tecnologico: cosa aspettano gli atenei calabresi a fare un’alleanza con quelli israeliani? Poi c’è il turismo: parliamo di 20 milioni di potenziali turisti e non mi riferisco solo agli ebrei ma anche a tutti gli amici delle Comunità ebraiche e di Israele. La diaspora ebraica è molto attaccata alle proprio origini, e se faremo conoscere loro le tradizioni millenarie calabresi verranno con entusiasmo. Possiamo coinvolgere milioni di persone interessate alla nostra cultura non solo da Israele ma anche da Francia, Inghilterra, Germania, Stati Uniti, Canada…

Che reazione hai percepito da questa attività?

I calabresi ne sono orgogliosi, come popolo, a differenza delle èlite che non hanno mai fatto nulla per tirare fuori questa identità. Come spesso capita per le cose belle, il popolo è entusiasta ma le classi dirigenti no”.

Perché questa resistenza?

Credo dipenda da motivi ideologici. A Reggio, ad esempio, quando c’era Falcomatà ho sempre trovato un muro. Avevo la sensazione che non fossero interessati ad approfondire questo aspetto. Altrimenti avrebbero dovuto farlo loro. Non dimentichiamoci che un pezzo di sinistra (non tutta la sinistra sia chiaro), almeno in passato, non simpatizzava con lo stato di Israele. Concetto ribadito in questi giorni in una intervista a Libero dall’ambasciatore Alon Bar”.

Ma anche tu vieni dalla sinistra…

Assolutamente, confermo. Nasco professionalmente come collaboratore dell’Unità, il mio direttore era Gerardo Chiaromonte, uno dei miei caporedattori Luciano Fontana che dirige il ‘Corriere della Sera’ siamo nel lontano 1987. Ma oggi mi definirei un liberale”.

Poi però il Comune di Reggio ha aderito alla Giornata della Cultura ebraica che si è svolta nei giorni scorsi.

Il facente funzioni Brunetti e l’Assessore Calabrò hanno dato una forte sterzata rispetto a Falcomatà e ci hanno supportati. Per fortuna le adesioni sono in forte aumento: 25 Comuni della Calabria hanno aderito, anche la Regione ci ha dato un forte sostegno con il governatore Occhiuto e l’assessore Gallo. Finalmente l’attenzione c’è”.

Ed è merito di Klaus Davi.

No, io non ho scoperto nulla, c’era già tutto. Io ho solo amplificato quello che c’era e sto facendo da megafono: non lo dico per umiltà ma non voglio appropriarmi di cose che non mi appartengono. Altri in Calabria, molti politici anche nazionali, reggini, che dicono di essere molto amici di Israele, non hanno mai mosso un dito per la Calabria. Cosa ci ha mai ricavato la Calabria che ha un ex ministro dell’Interno che dice di essere amico di Israele? Noi invece, con l’aiuto di Francesco Maria Spanò della LUISS che è di Gerace, siamo andati dal Presidente delle comunità a chiedere il patrocinio. Io ho alzato il telefono, ho coinvolto una persona influente e colta come Spanò e ho illustrato il progetto: questo devono fare le élite calabresi, non dire di essere amici di Israele… ho soltanto deciso di fare noi ciò che avrebbero dovuto fare le istituzioni, e abbiamo avuto una grande adesione popolare”.

Quali sono i prossimi step?

Intanto abbiamo portato la Calabria in testa alla graduatoria stilata dall’Ucei (l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) per le adesioni ala Giornata della Cultura ebraica. Adesso vogliamo stimolare il territorio a fare di più. E’ singolare che nessuna università calabrese abbia corsi di laurea sulla storia ebraica della Calabria. E’ ormai acclarato che la Calabria è una piattaforma storica dell’ebraismo, dobbiamo andare avanti coltivando queste straordinarie opportunità. E poi ci sono quelle leggende così affascinanti che sono un vero scrigno…

Cioè?

Secondo un’antica leggenda, Reggio è stata fondata da Aschenez, il pronipote di Noè. Adesso io pongo una riflessione: gli americani le leggende se le inventano perchè non ne hanno, sono un popolo giovane. Noi le abbiamo e non le valorizziamo? E’ una follia totale! A Reggio abbiamo una leggenda, diffusa dagli storici, che attribuisce la fondazione della città ad un personaggio dell’antico testamento, e non la valorizziamo?

Come si potrebbe fare?

Convegni, approfondimenti, grandi eventi, feste, celebrazioni. Inviti ai rabbini, partnership con le università israeliane. Così si crea grande consenso internazionale sul mondo ebraico, e non solo, in tutto l’universo interessato alla cultura della convivenza, dell’inclusione. Ho suggerito a Occhiuto di fare un grande evento, possibilmente anche un luogo di culto come hanno fatto in Puglia. E’ importante valorizzare questa ricchezza, la Calabria ha il Pentateuco, ha i discendenti delle grandi famiglie, non le manca nulla per diventare un punto di riferimento internazionale. E’ quello che noi abbiamo iniziato a fare, e l’ebraismo ufficiale ha sponsorizzato tutte le iniziative. E poi c’è il cedro…

Il cedro?

Sì, il cedro. Determina un legame biblico tra Israele e la Calabria, con la leggenda della nuvola di Dio. Adesso la Film Commission Calabria sta girando film “Haddar – Il frutto di Dio” che è proprio lungometraggio sul cedro e racconta il percorso del cedro dal cosentino a Tel Aviv, New York etc. etc. spiegando come il cedro è diventato prezioso per la comunità ebraica internazionale. Lo sapete che in Calabria arrivano professionisti da tutto il mondo per selezionare le migliori varietà del cedro calabrese? Quando uscirà questo film, prodotto da Agostino Saccà di Taurianova, già direttore generale Rai, Rai 1 e Rai Fiction, darà un impulso ulteriore a questa narrazione positiva della Calabria: verrà tradotto in inglese e in ebraico, promuoverà la Calabria nel mondo”.

Quali sono le prossime attività che avete in programma?

Abbiamo concluso il primo anno con una serie di eventi nei comuni, per il primo a Santa Maria del Cedro è venuto anche l’ambasciatore di Israele. Il secondo anno di attività sarà proiettato a livello internazionale. I calabresi sono abituati a vivere con orgoglio le minoranze linguistiche e culturali, basti pensare ad arbereshe, greci, musulmani, bizantini, oltre agli stessi ebrei. In Calabria c’è tutto concentrato, per questo il calabrese è accogliente. L’adesione spontanea al nostro progetto dimostra che l’antisemitismo in Calabria è minimo e marginale, c’è un forte consenso che deriva dall’universalità della cultura calabrese. La Calabria ha la consapevolezza che aprendosi alle minoranze si custodiscono le tradizioni più genuine”.

Per concludere, c’è qualcuno a cui vuoi dedicare questa virtuosa iniziativa?

“A Vincenzo Vilella, un geniale professore di Lamezia Terme che mi ha ispirato con il suo libro sulle Giudecche di Calabria edito da Progetto 2000. Mi ha ispirato lui. Poi al compianto Agazio Fraietta che è stato il vero pioniere della riscoperta dell’ebraismo calabrese. E naturalmente a Francesco Spanò che ha sostenuto questo progetto”.

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