Dopo la prima parte dell’anno dove l’economia italiana aveva superato gli altri competitors europei la seconda parte di questo 2023 sta evidenziando quelle che erano le preoccupazioni degli addetti ai lavori di un rallentamento del PIL e della difficoltà di raggiungere quell’1% di aumento che era stato scritto nel DEF. In particolare, il secondo trimestre si è chiuso con un brutale – 0,4% rispetto al trimestre precedente che ha sorpreso in primis un Esecutivo che proprio sulla ripresa del PIL contava per un rilancio dell’economia nazionale e per realizzare una manovra 2024 che fosse espansiva e identitaria.
Il rallentamento c’è stato in tutta l’UE ed in particolare nella Germania dove il settore automotive stenta a decollare dopo la forte flessione dal 2018 (dieselgate) appesantita dagli anni di pandemia ed anche la manifattura e l’industria non sta dando segnali incoraggianti. La locomotiva d’Europa influenza anche il nostro PIL perché la Germania è tra i principali mercati per i beni italiani e la debolezza tedesca nei consumi ha influenzato anche il turismo in Italia che genera per noi un forte export di servizi. Proprio il turismo per noi non è andato bene come si sperava con una contrazione di quello nostrano appesantito dai costi cresciuti a dismisura in taluni casi anche oltre quelli già alti dell’inflazione.
Quest’ultima non accenna a diminuire ed è ancora ben oltre il 5% che si somma all’8,3% dell’anno precedente. Altri elementi che stanno appesantendo l’economia italiana sono i quasi due anni di guerra tra Russia e Ucraina con costi esagerati per il nostro bilancio statale, il pasticcio del Superbonus 110% che secondo l’Enea è costato fino ad ora oltre 75 miliardi e produrrà i suoi effetti negativi anche negli anni futuri oltre al sempre attuale problema del debito pubblico che aumenta di mese in mese. Con queste premesse il Governo si appresta per il secondo anno di fila a realizzare una legge di bilancio che non sarà espansiva e che sarà in parte fatta a debito. L’anno scorso i 2/3 della manovra economica furono impegnati per ristorare famiglie ed imprese dallo spropositato aumento dei prezzi energetici che in due mesi erano più che raddoppiati, quest’anno un terzo della LdB sarà impiegato per confermare per tutto il 2024 la riduzione del cuneo fiscale su stipendi e pensioni fino a 35.000 euro di imponibile.
Con una legge di bilancio prevista in 30-32 miliardi in cui dieci serviranno, come sopra evidenziato, per il cuneo fiscale, almeno sei miliardi sono destinati per finanziare le spese indifferibili come le missioni militari nelle varie parti del mondo, circa otto ne serviranno per perequare le pensioni a seguito dell’ancora troppo alta inflazione, almeno due saranno impiegati per rimpolpare la sanità pubblica che non si è ancora ripresa dagli effetti post Covid, rimane davvero poco per dare un’impronta politica e operare una svolta economica che possa far ripartire l’azienda Italia. Si cercherà di mettere qualcosa sul problema natalità per incentivare le coppie a fare figli e pochissimo, a differenza di quanto annunciato in campagna elettorale, sulla previdenza che solo per rinnovare di un altro anno gli istituti in scadenza (Quota 103, Ape Sociale, Opzione Donna) abbisogna di quasi due miliardi.
Il problema è che il Governo annuncia che le riforme che ha in programma (fisco, giustizia, previdenza, P.A.) se non saranno attuate nel corso del 2024 lo saranno entro la durata della legislatura, ma poiché tutte le riforme hanno un costo e purtroppo non si vede come in uno/due anni la situazione economica italiana possa cambiare radicalmente c’è il rischio fondato che queste vengano realizzate in modo incompleto ed insoddisfacente.