Matteo Messina Denaro è in coma irreversibile: sospesa l’alimentazione da stasera

Matteo Messina Denaro sta morendo: è in coma irreversibile. Da stasera verrà sospesa l'alimentazione per il boss di Cosa nostra

StrettoWeb

Che per Matteo Messina Denaro non ci fosse speranza di ripresa era cosa nota. Il tumore al quarto stadio che lo affligge non dava speranza. Ora, dopo giorni di notizie più o meno ufficiali, è stato reso noto che il boss di Cosa nostra, ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale de L’Aquila, è entrato in coma irreversibile.

Secondo quanto si apprende oggi le condizioni di salute del boss, affetto da un cancro per il quale si è sottoposto a chemioterapia per mesi, sono precipitate giorno dopo giorno. Il capomafia arrestato il 16 gennaio scorso è ricoverato da giorni. In serata i medici sospenderanno l’alimentazione.

La figlia è corsa al suo capezzale

Le condizioni di Matteo Messina Denaro si sono aggravate ieri quando ha avuto un grave sanguinamento per poi essere colpito da un collasso con i parametri vitali compromessi. Secondo i medici difficilmente supererà la notte. Il 61enne nel testamento biologico avrebbe manifestato la volontà di non subire l’accanimento terapeutico con l’utilizzo delle macchine per essere tenuto in vita. Per questo anche con l’assenso della famiglia da alcune settimane è stato sottoposto alla terapia del dolore con la interruzione della chemioterapia e con il paziente che è passato in carico al reparto di rianimazione competente nella terapia del dolore, diretto dal professore Franco Marinangeli, e non più all’equipe oncologica diretta dal professor Luciano Mutti.

Al capezzale la nipote e legale Lorenza Guttadauria e la giovane figlia Lorenza, riconosciuta recentemente ed incontrata per la prima volta nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila nello scorso mese di aprile.

Nelle ultime settimane le condizioni si sono aggravate ed i medici e le istituzioni preposte hanno deciso la permanenza in ospedale. I suoi legali avevano minacciato la presentazione di una istanza di scarcerazione perché lo stato di salute non era compatibile con la permanenza in carcere dove nei primi mesi di carcerazione era stato curato con la somministrazione della chemioterapia nell’ambulatorio ricavato ad hoc in una stanza difronte alla sua cella. Per una sola volta era stato trasferito al San Salvatore per effettuare degli esami.

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