Nel multiverso reggino non è possibile effettuare visite ai pazienti… senza i pazienti. E non insistete!

Esistono posti che non esistono: come quello a Reggio Calabria, dove le visite ai pazienti non si possono effettuare senza i pazienti. E ora, se avete coraggio, rileggete di nuovo

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Esiste un mondo, ancora più surreale dell’esistenza del multiverso, in cui il paradosso è così accentuato che si fa fatica a credere che non sia reale. Un mondo ai più sconosciuti, a cui solo gli autoctoni armati di coraggio (e croce in mano per i fedeli) è permesso avvicinarsi. L’avvicinamento però, non significa mica entrata certa: ci sono infatti mostri da combattere, esseri mitologici armati di coppola e bastone che, miracolosamente come Lazzaro, si alzano e camminano pur di raggiungerlo. E sono spietatissimi: soprattutto perché sono sempre vigili, presenti a qualsiasi orario, preferibilmente dalle 5 alle 7 di mattina.

E poi la strada da percorrere non è mica così facile: non è una tranquilla passeggiata nelle lande in cui scorrazzava Heidi mentre le caprette le facevano “ciao”, ma un covo impervio pieno zeppo di ostacoli. In questo posto, che abbiamo paura anche a nominare, esistono – solitamente – dei pali con una testa arancione che sputano non fuoco, ma peggio: i ticket. E poi esistono dei vetri che no, cari lettori, non sono antiproiettili ma anti-sputo: e a sputare le fiamme non sono i draghi, ma le persone che si recano e che, dopo tanti ostacoli, vorrebbero solo sbrigare le loro faccende.

Ma non è facile, che pensate! Peggio delle battaglie de “Il Trono di Spade”, volano epiteti e qualcuno prende (o si prende) a schiaffi; c’è chi vorrebbe davvero parlare con qualcuno ma, oltre il vetro anti-sputo, molte volte le entità sono fugaci, invisibili. C’è ancora chi, dopo aver sconfitto i mostri con il bastone (conosciuti in questa dimensione come “anziani”), trova miracolosamente qualcuno in quella zona privilegiata oltre il para-sputi il quale, in gergo locale, viene definito “sportello”.

E se, puta caso, l’entità denominata “impiegato” si materializza, dovrà fare i conti con un altro acerrimo nemico, il cosiddetto “computer”. Questa macchina complicatissima, fatta di tasti e di un cursore che, non si sa come, non ha mai linea”. Quella famosa “sottile linea rossa”, il confine tra la pazienza del paziente (che paziente non lo è più) e la sanità calabrese.

Ecco, anche noi ci siamo fatti coraggio e, alla fine, lo abbiamo nominato: il luogo è la Calabria, il campo (di battaglia) è quello della sanità, il posto gli ospedali della regione o, nel caso specifico, il Cup: Centro Unico Prenotazioni. E ora, fatevi il segno della croce. In questa dimensione, il paradosso diventa tangibile: il paziente si cala in una realtà virtuale dove, peggio di Super Mario, deve superare dei livelli per prenotare una visita ed eseguirla. Sembra semplice, ma non lo è affatto: i pianeti devono allinearsi affinché una persona sia in grado di prenotare un esame, la cui data ovviamente è calcolata in base all’età media del soggetto, con un’attesa che va dai tre mesi ai tre anni.

Esistono però giocatori – scusate, pazienti – che portano a compimento la prenotazione. Ora il loro unico obiettivo è uno e uno solo: restare in vita fino al giorno della visita. Il che è tutto dire: solitamente, chi prenota un esame specialistico, non è che goda di tutta questa buona salute. Facciamo però che il nostro giocatore, malato di cancro, non arrivi alla data della “Final Destination” perché, ahimè, si è permesso di decedere prima.

Un’offesa che nessun ospedale calabrese può sopportare, un’onta che macchia per sempre il buon nome del presidio il quale, per la vergogna, deciderà quindi di rendere ben chiare le cose: “se prenotate una visita, per favore, presentatevi!”. E che si fa così? La visita senza paziente mica si può fare! Siete morti? Presentate un ologramma. Avete avuto un contrattempo? Avvertite con raccomandata e ricevuta di ritorno. Vi siete dimenticati? Dirigetevi nell’Area 51, tornate indietro nel tempo e presentatevi.

Gli ospedali mica sono a disposizione del cittadino! Dopotutto, il cartello parla chiaro: “si ricorda ai signori pazienti che non è possibile effettuare prestazioni in assenza del paziente. Si prega di non insistere. Grazie”. Quindi è inutile, cari reggini, che andate a prenotare degli esami se poi ci fate fare questa amara figura: non ve lo hanno insegnato che la parola data, qui in Calabria, vale più di una fila al Cup? Eppure la sanità ha messo i “puntini sulle i”: le visite senza pazienti non si possono fare! I medici possono pure mancare, ma voi no!

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