Dal panino con salsiccia all’amore per la Reggina, a una parte di questa città non sta bene mai niente

In queste sere di festa amo guardare e ascoltare coloro che, davanti ad un panino e a birra ghiacciata, parlano col cuore amaranto di ciò che avrebbe potuto essere e non sarà

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Non è la mia città, Reggio Calabria. La frequento per lavoro da meno di dieci anni e ci vivo da un anno e mezzo, ma l’ho amata fin dal primo istante. Sarà che sono un po’ masochista, non lo so, ma il bicchiere lo vedo sempre mezzo pieno, proprio come modus vivendi. Diversamente è probabile che non sopravvivrei alle avversità di questo mondo.

Quindi io la vedo la spazzatura per strada, mi disgusta, vorrei non ci fosse. E vedo anche gli edifici mai completati, spesso perché abusivi. Noto anche perfettamente la differenza tra la sanità pubblica che c’è qua e quella che c’è al Nord. E mi cruccio per il fatto che il lavoro, troppo spesso, sia il grande assente in molti contesti famigliari. E d’altronde se faccio questo lavoro, quella della giornalista che vive e racconta il territorio, è anche per raccontare tutto questo. Però, mi si perdoni se per indole, come dicevo, non posso fare a meno di notare molto di più quanto sia bello il lungomare Falcomatà. Quanto sia suggestiva la scalinata di via Giudecca. Quanto trasudi nobiltà d’animo il corso Garibaldi, con il suo teatro, i suoi evocativi edifici storici, la sua vitalità. Ed è inutile star qui a fare l’elenco di cosa amo di questa città, perché chi legge lo sa molto meglio di me.

In questa città non c’è nulla

Partiamo dal presupposto che in qualsiasi luogo io abbia abitato la frase che più mi ha sempre infastidito è stata la fatidica “in questa città non c’è nulla”. Scalpito e mi dimeno mentalmente ogni volta in cui sento pronunciare queste parole. Perché non è praticamente mai vero! Il nulla dipende da chi e da come vive. Ma da quando sono qui questa frase mi fa ancora più rabbia. Perché troppa gente non si rende conto in che posto meraviglioso abiti. Con tutti i suoi difetti, con tutte le sue brutture, d’accordo, ma quanto è bella Reggio?

La Madonna e il panino con la salsiccia

In questi giorni sono due le lamentele che trovo non solo inopportune, ma anche fuori luogo. La prima è il disprezzo di alcuni per questa tradizione che è il panino con la salsiccia della Festa di Madonna. Leggo e sento frasi tipo: “Che squallore, sempre le stesse cose”. O ancora, sentita oggi fresca, fresca: “Tavoli ovunque, gente rozza, puzza di salsiccia. Questa festa fa sempre più pena perché si è perso il senso religioso”. Ma io mi chiedo: perché? Che c’è di male in queste tradizioni laiche?

E soprattutto ditemi quando e dove una festa religiosa non abbia sempre attratto più persone per il suo aspetto ludico-commerciale che per quello strettamente legato alla religione. Voi vedete le chiese piene di domenica? Ovviamente no, perché c’è crisi di fedeli praticanti, dunque perché stupirsi se la gente preferisce mangiare un panino invece di pregare? Non è di certo una novità: è così dalla notte dei tempi.

La Reggina e il benaltrismo

Ma è la seconda lamentela quella che più detesto, e riguarda nientemeno che la Reggina. “Con tutti i problemi che abbiamo in questa città, si preoccupano del calcio. Mangiamo e ci curiamo col pallone? E poi per le cose importanti non protestano e non scendono in piazza”. Ecco, questo benaltrismo becero non solo è intollerabile ma è un vero e proprio cancro. Lo sport è superfluo? Può essere, ma perché decidere le priorità altrui? E soprattutto, quando si capirà che per lo sviluppo di un territorio ogni elemento, anche quello apparentemente più insignificante, è importante?

E allora, in tutto questo quadro di lamentele perenni, anche io voglio dire la mia. In queste sere di festa, sappiatelo, amo guardare e ascoltare coloro che, davanti ad un panino caldo e ad una birra ghiacciata, parlano col cuore amaranto di ciò che avrebbe potuto essere e non sarà. E sperano, sempre e comunque. Tra un’imprecazione e l’altra.

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