Peppe Scopelliti, i pupi, i pupari e i comunisti che lo vogliono votare

Intervistato nel corso della trasmissione Telesuonano su L'altro Corriere Tv, Peppe Scopelliti torna a parlare di sé, della sua nuova consapevolezza politica e del futuro che sa di passato

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Molti non hanno la fortuna di poter raccontare la propria storia perché non hanno avuta la fortuna di superarla, oppure perché ancora non hanno voce. Essere privati della libertà non è una sciocchezza. C’è chi ne muore“. Così Giuseppe Scopelliti in una lunga intervista televisiva durante il programma Telesuonano su L’altro Corriere Tv.

Fa riflettere, Scopelliti, e molto. A tratti emoziona. Parla di detenzione di caduta e di rinascita nonostante tutto. Di ripartenza. “Io non sono mai stato bocciato dagli elettori ma sono stato fermato da una sentenza di condanna. Ad un certo punto mi sono trovato a dover fare una scelta: far passare il tempo oziando oppure mettere  in campo tutte le risorse che ho, mobilitando mente e corpo“. “Sono riuscito così a farmene una ragione perché sapevo di essere Scopelliti. Mi dicevano (altri detenuti, ndr) “tra quanto esci?” e io dicevo “vedrai che tu esci prima di me” e poi la storia mi ha dato ragione“, ricorda l’ex governatore della Calabria.

“I comunisti mi dicono candidati, ti voto”

E poi parla di riabilitazione. La mia, spiega è “già avvenuta anche grazie al tribunale di sorveglianza. La mia storia personale è lineare, fatta di militanza e riconducibile a Gianfranco Fini prima e Silvio Berlusconi poi”. Scopelliti spiega la sua idea di politica e di cittadinanza: “Se il cittadino si aggancia al sindaco e all’amministrazione vede sempre meno come punto di riferimento i poteri criminali. Oggi mi trovo in una città in cui la gente di sinistra, i comunisti, mi dicono “io non ti ho mai votato, ma sono pronto a tornare alle urne e votare te, candidati”. Io rispondo: grazie ma non è più la mia stagione“.

Purtroppo oggi, spiega l’ex sindaco di Reggio Calabria, “è cambiata la politica. Io sono un visionario di destra, mi riconosco nei valori di Fratelli d’Italia e nei suoi politici, e mi auguro possano loro realizzare i miei sogni, che dovrebbero essere poi i sogni di tutti gli italiani” per la propria Nazione. Incalzato su una sua possibile candidatura a sindaco di Reggio, Scopelliti racconta come da più parti arrivino richieste in tal senso, ma “non ci sono le condizioni, sono cambiati gli scenari“. “Fino a quando questo paese non torna ad essere la mia Patria, una grande Nazione, con riforme tali da essere proiettato verso gli stati occidentali più avanzati e progrediti, io sono scettico. In questo Paese non c’è una democrazia compiuta, ma in alcune parti si vive sotto regime. Non è un paese né libero, né forte, né giusto“, chiosa Scopelliti che spera in un cambio di rotta grazie all’attuale governo.

Reggio Calabria soffocata dallo Stato

Io sono stato consegnato in pubblica piazza” anche grazie alle azioni e parole di giornali e quotidiani “che davano enfasi al nulla“, ricorda l’ex sindaco di Reggio Calabria. E poi fa quasi fatica a proseguire nel discorso, ma tra i denti dice per la prima volta qualcosa che, per un uomo dai valori di destra come lui non è semplice da ammettere. “A soffocare il respiro di quella città è stato lo Stato. Fa rabbia – ammette Scopelliti -. Lo scioglimento prima – una vergognosa pagina voluta da uno stato di tecnici pilotati dalla politica – e poi il dopo. Si è cercato di estromettere una classe dirigente intera attraverso procedure anomale e azzardate”. Il tutto, “per mettere lì chi non era in grado di rispondere al famoso ragionamento dei pupi e dei pupari. Perché diventa difficile a volte fare anche il pupo“.

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