Il Dr. D’Aleo Salvatore, rifondatore della Pro Pellaro, storica società di calcio dilettantistica di Pellaro, ha inviato un messaggio, uno sfogo a tutti gli effetti, alla redazione di StrettoWeb. I motivi riguardano il campo sportivo sito nella Via Marina della cittadina. “Lo strano caso di Benjamin Button – lo definisce D’Aleo – ovvero della Pro Pellaro che rischia da 103enne di scomparire, facendola diventare, nei tempi biblici della burocrazia, una piccola cellula vagante nel nulla”.
L’autore dell’email ripercorre la storia recente riguardante i lavori del campo sportivo: “Il 12 novembre del 2019, l’Assessore Marino ci dava la bella notizia che, su proprio input, era stato finalmente, definitivamente, approvato il progetto di riqualificazione dello stadio di Pellaro. Passa un anno, passa l’altro e non torna il prode Anselmo (…ma questa è altra storia, Visconti Venosta)… E siamo così approdati, 4 anni dopo, nel settembre 2023. La squadra locale, che contribuì materialmente a costruire l’attuale campo di calcio e lo calcò per circa 60 anni, da un quadriennio è costretta, pagando, a chiedere ospitalità a società aventi in concessione pluriennale campi da gioco (ed anche questa è un’altra storia di cui un giorno aprirò un bel capitolo)”, si legge ancora.
“Nel 2020 venivano fatti i sondaggi geologici per i lavori (mha?!). Fatta la selezione dei partecipanti, la presentazione delle offerte, l’aggiudicazione all’impresa, qualificata con p.i.00849410808 rea 101367 codice ateco 41.2. Perfetto, ed ora? L’art. 17 comma 5 dei lavori pubblici mi sembra declini che ‘l organo competente dopo aver verificato il possesso dei requisiti dispone l aggiudicazione che diventa immediatamente efficace’. Ed invece… il 23 luglio 2023 l’Assessore pellarese allo sport consegna all’impresa (la stessa per il campo di Pellaro) i lavori per il campo di Catona che diventano esecutivi. E la Pro Pellaro…?? Continua a vagare nei vari campi diventando, come ci considera la lega calabra…la bella” cenerentola”.
“La stipula del contratto che sembra attenda le firme,f ermo dentro il cassetto di un funzionario del Comune, di cui ometto al momento il nome, e, per legge, dovrebbe avvenire entro 60 giorni dall’aggiudicazione e poi ulteriori 45 giorni per la consegna finalmente dei lavori. Ma qui non si capisce perché i giorni diventano anni e la mano di chi deve firmare si è come paralizzata. Bisogna allora rileggere la sentenza del Consiglio di Stato n. 7827 del 12/20 per temere che sti lavori rischiano di non farsi. O forse interessare altri a capirne il perché. Attendiamo. Non per molto. Per non farlo diventare lo strano caso del dott. Jekill e di mister Hjde, ovvero una giallocomica”, conclude D’Aleo.