Questione tribunali, il consigliere calabrese Laghi: “no alla logica dello svestire un santo, per vestirne un altro”

Il consigliere Laghi dice la sua sulla vicenda della riapertura del Tribunale di Rossano: "Rapani reperisca i fondi altrove, senza saccheggiare quelli destinati a Castrovillari"

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Torna a far discutere la possibile riapertura del Tribunale di Rossano, coordinata in primis dal senatore FdI Ernesto Rapani. A seguito di alcuni “botta e risposta” tra il sindaco Flavio Stasi e lo stesso senatore, interviene nella vicenda anche Ferdinando Laghi, consigliere regionale Ferdinando Laghi, capogruppo di ‘De Magistris Presidente’. “Ancora una volta – afferma il consigliere – devo far rilevare come i presidi di legalità sul territorio debbano sì essere potenziati, ma tutti insieme, non certo con la logica dello “svestire un santo, per vestirne un altro”.

Finanziare l’eventuale riapertura del Tribunale di Rossano, certamente cosa opportuna in sé, scippando un finanziamento al Tribunale di Castrovillari – per di più in fase di concreta finalizzazione-, vuol dire creare condizioni di lacerazione e di astio tra popolazioni vicine, tutte necessitanti, invece, di armonia e unità di intenti nel contrasto alla criminalità sul territorio. Tra l’altro non si tratta di cifre esorbitanti che certamente il senatore Rapani non avrà difficoltà a reperire altrove, senza cercare di “saccheggiare” fondi di prossimo e immediato utilizzo per il Tribunale di Castrovillari”.

Non è certo fomentando divisioni e rivalità che si può innalzare il livello di legalità dell’area nord-est della Calabria. Il nemico -la criminalità- è comune e comune deve essere il percorso per combatterla. I tornaconti elettorali dovrebbero essere messi da parte e, a tal proposito – conclude Laghi -, credo sarebbe certamente opportuno e necessario che, oltre alle Istituzioni locali, anche le forze politiche di centro-destra di Castrovillari e dell’area del Pollino, in primo luogo Fratelli d’Italia, facciano sentire forte e chiara la loro posizione su questa vicenda, senza subire supinamente diktat o cedere a fascinazioni politiche di sorta”.

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