La Reggina, l’Avellino e gli intrecci con Inzaghi e Pazienza che fanno aumentare i rimpianti

Dal passato recente (Inzaghi) a quello che sarebbe potuto essere (Pazienza): con la Reggina è tempo di rimpianti

StrettoWeb

A Reggio Calabria è tempo di rimpianti. Lo è da tempo, in città, ma da qualche mese lo è anche – più nel dettaglio – per quanto riguarda la Reggina. Tutto quello che la piazza ha passato – e che non meritava – è sotto gli occhi di tutti. E sono quegli stessi occhi che brillavano di gioia in quella notte di maggio al Granillo, nell’ultima azione di Reggina-Ascoli. Sono gli stessi occhi di Gigi Canotto, che va per togliersi la maglietta ma poi non lo fa perché ammonito. E sono gli stessi di Pippo Inzaghi, che in un misto di emozioni (tra felicità, rabbia repressa e non solo) si lascia andare.

“Guardare avanti”, dicono tanti in questi giorni. “Non adesso, non subito e non completamente”, aggiungiamo noi. Un’occhiata al passato serve da lezione per non commettere gli stessi errori e, lo stiamo vedendo, le premesse sul futuro prossimo al momento non sono delle migliori, sempre nella speranza di essere smentiti.

I rimpianti, dunque, non ce li toglie nessuno. A gennaio la città sognava la Serie A, a maggio se la giocava. In panchina c’era Pippo Inzaghi e qualcuno pensa ancora che fosse stato solo un sogno. Bellissimo, finché vissuto, ma poi traumatico al risveglio. Doveva guidare la Reggina anche quest’anno e anche il prossimo, per via del contratto di tre anni. In città ci tornerà, ma non da tecnico. Che rimpianto…

Pippo Inzaghi qualche giorno fa è stato contattato dall’Avellino, tra le grandi favorite per il salto in Serie B, sulla carta, nonostante una partenza disastrosa (due sconfitte su due). Per questo Rastelli è andato via, esonerato, e la società irpina ha pensato anche a lui per la sostituzione. Perinetti, dirigente biancoverde, ha provato ad affondare il colpo in virtù dell’amicizia con Superpippo. Come prevedibile, però, “no grazie”. L’ex Milan si giocava la Serie A a maggio e ripartire da una pur importante squadra di C, con velleità di promozione, sarebbe stato comunque un passo indietro. Inzaghi non ha fretta di allenare, aspetta senza problemi, soprattutto dopo le due scottanti avventure, e si gode famiglia e vacanze.

Gli intrecci con l’Avellino (e coi rimpianti) non finiscono però qui. I campani, infatti, alla fine sono andati a prendere Michele Pazienza. Vi dice qualcosa? Eh già. Qualche giorno prima, l’ex centrocampista dell’Udinese è stato a un passo dal vestire la maglia della Reggina. Anzi, della SSD Reggio Football Club. Insomma, della cordata avversaria della Fenice Amaranto al bando comunale. Quella di Bandecchi e dei reggini capeggiati dai ragazzi di Saline, quella di Taibi e Belardi. Proprio quest’ultimo, infatti, in un’intervista di qualche giorno fa a StrettoWeb ha confessato di avere tutto pronto, tutto in pugno: aveva il sì di mister Pazienza e quello di Barillà, Cosenza, Montalto e altri calciatori. Una squadra pronta già prima della scelta del Sindaco. Poi, come sappiamo, tutto in fumo. Ha vinto la Fenice e ancora non c’è neanche l’allenatore.

Tornando a Pazienza, il fatto che sia stato ingaggiato da una squadra con ambizioni di salto in Serie B dimostra la bontà dell’allenatore e anche la bontà del progetto dell’altro gruppo, quello uscito sconfitto. Non abbiamo la controprova di come sarebbe andata sul campo, ma siamo invece certi che l’allenatore e alcuni calciatori erano praticamente pronti. E non parliamo di giovani in prova che devono cercarsi lo sponsor, ma di gente di categoria superiore pronta a lasciare la D in qualche mese, per poi pianificare – sempre con Pazienza – un immediato ritorno in B. Non sarà così. Non c’è Pazienza e non c’è nessuno al suo livello. Anzi, al momento in cui scriviamo, non c’è nessuno in generale. Solo rimpianti…

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