Reggina, Condipodero a StrettoWeb: “vi spiego perchè mi sono espresso per la Fenice. Responsabilità della scelta è tutta di Brunetti”

Reggina, intervista al Presidente del CONI Regionale della Calabria Maurizio Condipodero che ha partecipato al comitato di esperti convocato dal sindaco Brunetti per valutare le domande pervenute al Comune

StrettoWeb

Maurizio Condipodero è un grande dirigente sportivo che ha fatto la storia dello sport reggino, calabrese e siciliano. Oggi è Presidente del CONI Regionale della Calabria e ha partecipato in questo ruolo, nella sua veste istituzionale, al comitato di esperti che ha valutato le domande per la Reggina, chiamato dal Sindaco Brunetti per avere un parere “che in ogni caso non era vincolante” come oggi sottolinea ai microfoni di StrettoWeb.

Condipodero ha espresso una valutazione favorevole alla Fenice, e ne spiega le motivazioni chiarendo subito che “il Sindaco aveva prerogativa di scelta autonoma, quindi è stato chiaro sin da subito a tutti che avrebbe potuto non seguire i nostri consigli. Ci ha voluto sentire ma la scelta era esclusivamente la sua: come ha detto nell’intervista di questa mattina il consigliere Latella, Brunetti si è assunto tutta la responsabilità di questa decisione”.

Certamente, però, avrai apprezzato il coinvolgimento.

Ho apprezzato molto non perchè ha chiamato Maurizio Condipodero, ma perchè ha chiamato il Presidente del CONI Regionale: questo significa che ha pieno rispetto per il mondo dello sport, e la sua richiesta di coinvolgimento certamente gli fa onore. Mi ha fatto piacere che in questa decisione abbia voluto coinvolgere il mondo sportivo, così come era giusto sentire i commercialisti per quanto riguarda la parte economica e finanziaria dove ovviamente io non avrei mai potuto dare alcun tipo di risposta”.

I commercialisti, a differenza tua, non si sono sbilanciati.

Durante la riunione hanno detto che per fare un esame attento e preciso avrebbero dovuto studiare i bilanci delle aziende e i patrimoni delle persone, e che gli sarebbero serviti un paio di mesi di tempo. Li capisco, un professionista serio non può dare una risposta nell’immediato”.

Dopotutto anche tu ti sei preso il tuo tempo.

Per me era tutto molto più semplice, ma comunque ho risposto il giorno dopo e mi sono preso tutto il tempo necessario per studiare le carte e l’ho fatto in modo molto approfondito. E non ero chiamato a valutare un progetto calcistico, ma un progetto societario e sportivo che quindi poteva essere di qualsiasi sport, e su quello mi sono espresso e sono cosciente di essermi espresso nel modo più giusto”.

Vuoi fornirne le motivazioni?

Chiunque guarda i due progetti a confronto sulla carta, non può avere il minimo dubbio su quale scegliere. Quello della Fenice era composto da 15 pagine con informazioni abbastanza precise. L’altro era molto evasivo. Io non ero chiamato a valutare la capacità finanziaria dei soggetti o l’effettiva capacità di realizzare il progetto, ma esclusivamente il programma che avevano presentato alla manifestazione di interesse”.

C’è qualcosa che ti ha colpito in modo particolare del progetto della Fenice?

Una in particolare: il progetto aveva 4 macro aree, e per me quella sociale era la più importante. Hanno presentato l’idea di interagire con le scuole e con il territorio, un’idea di coinvolgimento che va ben oltre l’ambizione di arrivare in serie B in tre anni che può dirlo chiunque ma non vale nulla perchè poi deve parlare il campo. Mi ha colpito molto il fatto di pensare ad una società sportiva che guarda al territorio, che vuole mettere radici nel luogo in cui vuole lavorare, e questo è molto importante. Era la ciliegina sulla torta, il valore aggiunto: io credo molto al coinvolgimento del territorio e lo dico da sempre a tutte le organizzazioni sportive. Coinvolgere il territorio significa trasmettere valori, il rispetto delle regole, il senso civico, l’umanità, i rapporti. Lo sport è una metafora della vita, allena al sacrificio, alla privazione, alla sconfitta, alle mortificazioni che puoi subire ogni giorno e che ti servono nella vita a reagire non in modo negativo ma in modo sempre positivo. Lo sport è educazione, e questa è la principale missione dello sport”.

Però hanno già iniziato rinunciando alla scuola calcio.

Penso e immagino che il loro obiettivo non sia quello di fare la scuola calcio in termini agonistici, ma quello comunque di coinvolgere i giovani della città e creare un substrato forte che porti i ragazzi fino ai 14 anni a giocare senza fini agonistici. Questo si legge nelle carte e da Presidente del CONI lo apprezzo molto: due anni fa avevo presentato un progetto basato proprio sulla multidisciplinarietà sportiva, dedicato ai ragazzi dai 5 ai 14 anni affinché potessero assumere gli anticorpi che noi ai nostri tempi assumevamo in strada dove facevamo tutti gli sport. I ragazzi di oggi non lo fanno più: volevamo insegnargli a fare giochi diversi, compresi gli sport della mente, per allenare il pensiero e per scoprire la loro vocazione. Oggi tutti vogliono fare i calciatori ma solo perchè la televisione li bombarda di calcio dalla mattina alla sera, però così un bambino non scoprirà mai se è un grande talento col tiro con l’arco, nell’atletica o nella scherma. Solo praticando uno sport, senza agonismo fino a 14 anni, si può scoprire la propria vocazione; e avevamo previsto corsi di formazione anche per i genitori, affinché imparassero cosa significa essere sportivi, essere tifosi di proprio figlio, accettando tutto come filosofia di vita”.

Sei consapevole delle polemiche che ha provocato questa decisione.

Come no, io non è che mi sia fidato a capofitto. Nei documenti ho visto che la Fenice era rappresentata dall’avvocato Ferruccio Maria Sbarbaro, indicato come esperto di diritto in ambito sportivo, e allora ho alzato il telefono e ho verificato con alcuni dirigenti sportivi nazionali miei amici se fosse vero, se aveva collaborato con il CONI, e ho avuto solo conferme, che effettivamente fa parte di un grosso studio che fa esclusivamente attività di questo tipo in ambito sportivo”.

Che aspettative hai per la nuova Reggina con la Fenice Amaranto?

Speriamo di essere fortunati, siamo sempre nelle mani di Dio, l’abbiamo già visto con Gallo e Saladini, ma anche con tanti altri casi nazionali… Io preferisco avere a che fare con operai e non con ingegneri, preferisco le formichine che ogni giorno portano pezzettini di pane per l’inverno, per poter mantenere la squadra, e questo è il mio augurio. Poi chi è Bandecchi, chi sia Ballarino o tutto il resto, non ho idea, non era una parere che mi veniva richiesto”.

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