Demetrio Arena è una delle personalità più conosciute e autorevoli di Reggio Calabria: già Sindaco (2011-2012) e assessore Regionale (2013-2014), è stato amministratore unico dell’ATAM (2003-2011) ed è uno dei più affermati commercialisti della città. Arena è anche notoriamente un grande tifoso della Reggina di vecchia data: ha iniziato a frequentare gli scaloni della gradinata del vecchio stadio Comunale quando aveva ancora appena cinque anni, nel lontano 1961, accompagnato dallo zio, il famoso Luigi Pellegrino, e dal padre Salvatore che era socio della Reggina al punto che nel 1956 faceva parte di quella ristretta cerchia dei tifosi che faceva le collette per mantenere Erminio Bercarich, il più prolifico bomber della storia della Reggina.
Demi Arena, poi, è stato componente del collegio sindacale, l’organo di controllo tecnico della Reggina di Lillo Foti: “la mia famiglia ha attraversato tutta la storia della Reggina – racconta oggi ai microfoni di StrettoWeb mentre ci mostra orgoglioso il tesserino del padre socio fondatore della società – e lo stato d’animo di questi giorni è di profondo dolore, grande amarezza ma anche tanta rabbia per quello che è successo. Non riesco a darmi pace, e non sono l’unico. Tutti coloro che amano la Reggina non riescono a darsi pace, perchè nel calcio così come nella vita puoi anche fallire, alla Reggina era già successo nel 2015 ma era stato diverso, c’è una dignità anche nel fallimento, c’è modo e modo. Se fallisci perchè non ce la fai, perchè hai difficoltà oggettive, perchè ce l’hai messa tutta, allora si può accettare e lo puoi persino fare a testa alta. Qui, invece, ci sono molti punti oscuri, ecco perchè la rabbia prevale sulla delusione”.
Nei confronti di chi è arrabbiato?
“In generale, un po’ con tutti. Ma non ho dubbi che i principali responsabili di questo disastro siano Saladini, suo cugino e socio Ferraro e il suo commercialista Brunori. Saladini con Reggio e con la Reggina non ha mai avuto nulla a che fare, quindi lo dobbiamo giudicare esclusivamente come imprenditore. Un imprenditore che decide, credo per avere maggior visibilità ed accrescere il proprio prestigio, di entrare in un mondo speciale come quello del calcio e lo fa a giugno 2022 acquistando la Reggina. Sceglie di chiamare Cardona, uomo di sport, ex arbitro che conosce bene gli organismi federali e conosce bene le regole. Ci mette dei soldi, ne raccoglie altri con gli sponsor, dopodiché ad un certo punto, anche molto presto quando non è passato neanche un anno solare, decide per motivi suoi di disfarsi della Reggina, di venderla, di mollare. Già questo è strano, ma ci può stare. A quel punto, però, rispetto a un obbligo ben preciso che è quello del pagamento dei 757 mila euro da versare allo Stato entro il 20 giugno come obbligatoria scadenza federale necessaria all’iscrizione, lui decide di non farlo e dice di “rischiare”. Ma quello che sta compiendo non è un rischio: il rischio si può prendere se hai due soluzioni e ne scegli una, più rischiosa e che ti consentirebbe un risultato migliore, rispetto ad un’altra, più comoda ma con un risultato più modesto. Qui invece si è trattato di buttarsi dal quarto piano sperando che sotto ci fossero i pompieri col telone a salvarlo, con la contezza che nessuno li aveva chiamati! Le norme federali gli imponevano, per salvare un suo patrimonio che stava per vendere, di effettuare quel pagamento. E invece lui ha deciso di non pagare, non so perchè. Ha deciso di risparmiare 757 mila euro? Non lo so, comunque li avrebbe dovuti pagare entro venti giorni. Forse voleva farli pagare a chi sarebbe venuto dopo, visto che in quel giorno annunciava l’imminente vendita della Reggina a fantomatici nuovi proprietari che poi però non si sono mai visti. Non so qual è stata la sua ragione per quel mancato pagamento, sicuramente so che ha messo a repentaglio le sue aziende, la sua credibilità, la sua storia, per non onorare una scadenza che – come anche Cardona ha detto oggi nella sua conferenza stampa – era essenziale per l’iscrizione al campionato. E’ una cosa fuori dal mondo, è come se uno che ha comprato la Ferrari poi ignora la spia dell’olio accesa e fa fondere il motore. Una scelta allucinante”.
Adesso ne pagherà le conseguenze: dovrà fare istanza di fallimento in Tribunale.
“Non so gli stakeholders che ruotano intorno al gruppo delle sue imprese che giudizio possono dare di un imprenditore che agisce in modo così scellerato. Tutte le sentenze subite dalla Reggina sono molto chiare. Credo che tutti i portatori di interesse che gravitano nelle sue aziende adesso si porranno delle domande”.
Però tra i responsabili ha citato anche Brunori, il commercialista. La sua stessa professione.
“Brunori è il tecnico, il suo commercialista nonché consigliere. E’ bresciano e credo che a Brescia gli intitoleranno almeno una piazza, perchè il risultato che indirettamente ha raggiunto con i suoi ‘consigli’ a Saladini è stato quello di ottenere il ripescaggio del Brescia in serie B, dopo che la squadra della sua città era retrocessa sul campo nello spareggio del playout contro il Cosenza. Sicuramente è stato Brunori a portare Saladini ad assumere quel ‘rischio’, come lo hanno definito, dimostrando tecnicamente di non conoscere la materia e le regole della gestione di una squadra di calcio che si muove su due legislazioni, quella del codice civile e anche contemporaneamente quella della federazione, che hanno valore paritario e autonomo. Quando in questi mesi leggevo dei presunti conflitti tra ordinamenti, da tecnico appassionato di calcio rimanevo trasecolato! Ma è ovvio che la FIGC ha la sua autonomia, è proprio lo Stato che gliela riconosce! E bisogna rispettarla, sempre che si voglia partecipare ai tornei organizzati da quella Federazione. Qui invece la Reggina ha compiuto, come società, per colpa di questi personaggi, una scelta davvero scellerata dal punto di vista tecnico, e devo dire che anche il teatrino dei ricorsi di fronte ad un’evidenza così banale non ha fatto che peggiorare la nostra immagine in termini di città. Per giunta con atteggiamenti e comportamenti da parte della dirigenza della società sempre arroganti e presuntuosi: non è stato bello. Brunori è stato determinante per la scelta di Saladini, probabilmente dal punto di vista tecnico è il principale responsabile di tutto. L’unica attenuante che gli voglio concedere è ambientale: probabilmente risiedendo in padania la nebbia gli avrà offuscato le competenze”.
Le parole di Cardona l’hanno convinta?
“Guardi, io già prima ero convinto che Cardona fosse in buona fede. Sicuramente però è stato utilizzato, è stato aggirato dalle proprietà, e ne ho avuto conferma a maggior ragione dopo le sue parole di oggi. Dopodiché anche lui ha commesso degli errori, almeno secondo la mia osservazione, anche se non influenti per il discorso della mancata iscrizione. Parliamo quindi di cose molto meno gravi. A me personalmente non è piaciuta la sua conferenza stampa iniziale al Granillo. Vede, la scelta di Cardona era già buona di per sé perchè è un uomo di sport, ben addentrato nelle istituzioni federali, conosciuto e stimato nell’ambiente, e già questo doveva bastare. Invece lui ha voluto enfatizzare molto il suo ruolo di Prefetto, ha più volte ribadito ed evidenziato l’azione di trasparenza e legalità, ma pensare che la legalità sia un valore significa sminuirne il significato. La legalità non è un valore, è una precondizione banale e scontata. A maggior ragione non è una precondizione esclusiva di Prefetti o uomini delle istituzioni: chi agisce, a qualsiasi livello, deve agire nel rispetto delle leggi. Ripeto, è banale, scontato, non va rivendicato. Questo atteggiamento è stato fuori luogo, almeno secondo quelli che sono i miei principi di riferimento. Oggi purtroppo Cardona paga in termini di rapporto con la sua comunità anche quel suo atteggiamento perchè autoproclamandosi paladino della legalità, garante della Reggina, ha poi avuto il boomerang di vedersi il popolo rivoltato contro anche su cose in cui effettivamente lui non aveva alcuna responsabilità. Inoltre ha peccato sul profilo della comunicazione, perchè avrebbe dovuto annunciare che avrebbe parlato dopo il Consiglio di Stato invece non l’ha fatta e per due mesi è montata contro di lui la giusta ira dei tifosi. Credo che stia soffrendo molto, e l’ho percepito stamani in conferenza stampa, perchè quello che è successo sicuramente gli ha fatto male da reggino e da tifoso della Reggina almeno quanto ha fatto male a tutti noi, ma nel suo caso gli ha fatto doppiamente male essendo anche da uomo delle istituzioni che è stato utilizzato da personaggi a cui nessuno riconosce un livello tale da poter prendere in giro e utilizzare una persona come Marcello Cardona. Poi c’è un altro aspetto, anche questo secondario rispetto alla mancata iscrizione, di cui Cardona non ha parlato in questa fase ma che in futuro mi auguro qualcuno chiarisca e riguarda quello che è successo nei rapporti tra la società e la squadra, l’allenatore e i calciatori, nel corso dei mesi scorsi. Anche su questo credo ci siano molti spunti di riflessione da compiere”.
Adesso, però, bisogna guardare al futuro: c’è pochissimo tempo per iscriversi alla prossima serie D con una nuova società e il rischio è di avvitarci a rivangare il passato.
“Sono d’accordo che bisogna guardare al futuro senza perdere tempo, ma c’è un però enorme. Consentitemelo, ci tengo molto e lo considero un passaggio determinante. Pensiamo pure al futuro, ma senza voltare pagina. Oggi Cardona in conferenza stampa ha chiarito qualcosa, ma se noi oggi voltassimo pagina così, senza avere totale chiarezza, senza mettere tutti i puntini sulle i, senza definire bene ogni responsabilità, non avremo fatto un buon servizio alla nostra comunità e a noi stessi. Voltare pagina così, oggi, significa approcciarci al futuro inconsapevoli di quelle conoscenze necessarie a fare esperienza del passato e della storia. Significa rischiare, stavolta sì è il termine corretto, di perpetuare lo stesso andazzo anche in futuro. E ci tengo molto a sottolinearlo perchè questa della Reggina già non è la prima volta, già non è una novità. Con questo incredibile fallimento della Reggina si è ripetuto lo stesso identico percorso che la città ha già subito negli scorsi anni, pagando conseguenze fortemente penalizzanti, direi estreme, senza che dopo molto tempo ne abbiamo tratto alcuna esperienza. Anche Reggio Calabria deve ancora avere piena luce su tutto quello che è successo dal 2007 al 2018: la città non potrà mai tornare alla normalità se non prima verranno scritte con l’inchiostro della verità quelle pagine di storia. Bisogna fare chiarezza su quello che è accaduto, innanzitutto per conoscenza ma soprattutto affinché non accada mai più. Se non facciamo chiarezza su quelle tristi pagine, tra dieci anni potrebbe succedere di nuovo che dei loschi figuri appartenenti alla società civile, alla politica o alle istituzioni possano compiere ulteriori danni che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Quando succede qualcosa di negativo, prima di ripartire bisogna sempre fermarsi un attimo a riflettere, ragionare, avere un quadro preciso, imparare dai propri errori e poi allora sì ripartire con un’esperienza nuova. Ecco perchè dobbiamo pretendere che quello che è successo alla Reggina venga chiarito fino in fondo: non si può vivere a lungo nell’inganno, senza giustizia e verità non ci daremo mai pace. Non possiamo accantonare tutto così, come se nulla fosse: dobbiamo avere le idee chiare”.