Reggina, il bando del Comune ci dice che la squadra ha vinto ma la città ha perso ancora una volta

Reggina, la buona notizia è che il bando non è andato deserto: ci sono tre domande sul tavolo di Brunetti e quindi la squadra si iscriverà in serie D e continuerà a vivere. La città, però, ha perso ancora una volta: tutte le domande arrivano da fuori, anche se in una c'è un contributo importante dei reggini

StrettoWeb

La Reggina ha vinto, ma Reggio Calabria ha perso ancora una volta. E’ la verità che ci consegna l’esito del bando indetto dal Comune di Reggio Calabria per rilanciare la Reggina dalla serie D dopo il disastro con cui Saladini l’ha fatta scomparire dalla serie B. L’arrivo di tre domande è senza ombra di dubbio una buona notizia rispetto al rischio che il bando andasse deserto e che quindi il calcio a Reggio morisse definitivamente: ecco perchè la Reggina ha vinto questa prima importante partita. La squadra avrà un futuro, si iscriverà al campionato di serie D seppur con un altro nome per il primo anno, e può ambire a tornare subito nei professionisti dando continuità alla propria storia ultrasecolare.

Il dettaglio che sancisce l’ennesima sconfitta della città è che tutte e tre le domande arrivano da fuori città: una da Roma, una da Catania e una da Torre Annunziata. Il nuovo proprietario della Reggina, quindi, sarà in ogni caso un altro forestiero, il terzo consecutivo dopo Gallo e Saladini. Questo non è detto che sia negativo per la Reggina, ma certamente fotografa una situazione di grande sofferenza della città che da tempo non è più in grado di esprimere un proprietario indigeno neanche per la propria principale rappresentanza sportiva in assoluto, persino nei Dilettanti!

Le forze imprenditoriali di Reggio ce l’hanno messa tutta nei giorni scorsi, ma non sono riuscite neanche a creare una cordata comune e presentarsi autonomamente per una domanda al Comune. L’iniziativa di Confindustria, animata da nobili intenti, è naufragata sul nascere. C’è un piccolo gruppo di imprenditori volenterosi e innamorati del calcio che alla fine si è fatto coinvolgere, ma solo come soci di minoranza nella cordata di Stefano Bandecchi e della sua Unicusano. Di certo c’è che qualsiasi sarà la decisione del sindaco Brunetti, da domani la Reggina avrà il terzo proprietario consecutivo che arriva da fuori città dopo Luca Gallo e Felice Saladini, in quella che è letteralmente diventata una terra di conquista.

Nel caso di Bandecchi, qualora la scelta dovesse effettivamente ricadere sul suo gruppo, ci sarebbe un bel pezzo di Reggio non solo nella società ma anche nella dirigenza sportiva con Massimo Taibi DG ed Emanuele Belardi DS, e una squadra costruita sui pilastri dei “figli del Sant’Agata” dando una continuità alle pagine più belle della storia amaranto. Ma in ogni caso, il proprietario sarebbe forestiero. Questo non significa nulla in termini negativi per la Reggina, anzi. In tante città le squadre di calcio sono state portate in alto da imprenditori che arrivavano da fuori, e le pessime esperienze di Gallo e Saladini non devono compromettere in modo prematuro eventuali ulteriori future alternative virtuose. Nel caso di Bandecchi poi, parliamo di un importante imprenditore nazionale molto affermato, conosciuto e impegnato in politica e nelle istituzioni, oltre che dalla fortissima solidità economica e finanziaria, quindi non abbiamo alcun dubbio rispetto a fantomatici rischi che anche con lui si possano ripetere quelle situazioni imbarazzanti provocate dai precedenti proprietari della Reggina. Non stiamo parlando di un Luca Gallo o di un Felice Saladini qualunque.

Ma rimane il dato che Reggio Calabria non riesce ad esprimere proprietari della Reggina in alcuna categoria, neanche nei Dilettanti, ed è una realtà molto triste che certifica il disastro socio-economico che sta vivendo la città. In questo caso non parliamo di serie B, né di serie C, ma persino in D a Reggio non c’è alcuno che riesce a diventare il proprietario del principale club sportivo della città. E non c’è alcuno che riesce neanche a candidarsi per esserlo!

Le condizioni drammatiche in cui versa l’economia cittadina da un decennio sono palesi e le raccontiamo ogni giorno su StrettoWeb; il risultato del bando del Comune sulla Reggina è soltanto l’ennesima conferma di una città letteralmente rasa al suolo nel suo spirito, nella sua operosità, nella sua intraprendenza. Una città in cui i giovani sono ormai sempre più proiettati verso la fuga altrove, in cui il clima si è particolarmente appesantito in tutti i settori, in cui il livello del confronto è sempre più rivolto al ribasso, in cui l’economia sopravvive nell’affannosa ricerca di una sopravvivenza sempre più difficile. Sempre per rimanere nel caso della Reggina, in questi giorni è successo di tutto in città, basti pensare che il dott. Eduardo Lamberti-Castronuovo ha ricevuto pesantissime e vergognose minacce di morte, il giovane Antonio Praticò, ormai noto a tutti come Totò di Saline, mentre era in città per presentare il progetto di Myenergy dedicato alla Reggina e alla città, è stato sul punto di tornarsene a Milano a gambe levate e alla fine ha rinunciato al proprio progetto defilandosi e sostenendo la Reggina soltanto come socio di minoranza di Bandecchi…

Per la nuova Reggina ci auguriamo il meglio con chi arriva da fuori; per la città non rimane che una profonda amarezza anche perchè non si tratta di una congiuntura generalizzata. Difficoltà ce ne sono ovunque ma una città così economicamente depressa non si trova in alcun altro posto del Sud, come testimonia lo stesso mondo del calcio in cui da Messina a Cosenza, da Catanzaro a Catania, da Crotone e Taranto fino a Benevento, per non parlare di Napoli, Lecce, Salerno e Frosinone che oggi militano in serie A, tutte le principali realtà del Sud hanno un posto nel calcio professionistico e sono guidate – spesso e volentieri con grande successo – da imprenditori locali espressione del territorio. A Reggio, invece, c’è il vuoto per il profondo degrado in cui la città si è inabissata negli ultimi dieci anni determinando una fuga non solo di cervelli, ma anche di capitali e investitori. Così Reggio è diventata sempre meno attrattiva per ogni tipo di progettualità futura. Una città che, sempre per rimanere nell’alveo calcistico, otto anni fa ha respinto Nick Scali e in cui oggi c’è persino ancora qualcuno che mugugna contro il Ponte sullo Stretto, il più grande investimento della storia d’Italia, unica speranza di poter risollevare questa terra. E’ proprio vero che “chi è cagione del suo mal, pianga se stesso”.

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