Nicola Amoruso ha parlato oggi ai microfoni di Lorenzo Vitto per Tuttoreggina dove ha confermato le indiscrezioni sulla partecipazione al bando del Comune per rilanciare la Reggina dalla serie D: “Viste le notizie e indiscrezioni delle ultime ore rese pubbliche – ha detto Amoruso ai microfoni del e collega – ci tengo a precisare che, considerato il rapporto speciale di affetto e passione che mi lega alla Reggina e ai suoi tifosi, stiamo valutando con i miei soci Iuliano e l’imprenditore Lello Saladino, la possibilità di partecipare alla manifestazione di interesse per l’acquisizione della Reggina. I nostri legali e professionisti nelle prossime ore si confronteranno con l’amministrazione per capire se ci siano i presupposti NECESSARI per partecipare e presentare il nostro progetto tecnico, sportivo e finanziario che in modo solido ed equilibrato porti presto la Reggina nella serie professionistica“.
Nel corso dell’intervista con Vitto, Amoruso ha anche potuto chiarire un passaggio relativo a un nostro articolo di questa mattina precisando che “Nel 2015 la Reggina fallisce e pur avendo la facoltà di chiedere il fallimento cosa che non avrei mai fatto, si insinua al fallimento che è cosa ben diverso. Vanto un credito con Lillo Foti, se costui avesse pagato i suoi creditori avrebbe pagato anche Amoruso. Cosa ben diversa dal chiedere il fallimento“. A tal proposito è doveroso precisare che, a differenza di quanto travisato da alcuni in varie sedi nelle scorse, nell’articolo non c’è scritto – e mai è stato scritto – che Amoruso abbia provocato il fallimento della Reggina. Saremmo folli anche solo a pensare una cosa del genere. Abbiamo scritto che è stato il primo a farne istanza, aggiungendo in tono certamente provocatorio che adesso potrebbe intendere riscattare quel brutto gesto che in tanti al Sant’Agata non hanno dimenticato, rilanciando la Reggina dalla serie D verso palcoscenici più consoni alla storia della squadra della città.
In ogni caso, il nostro articolo è fondamentalmente incentrato sulla figura di Saladino, che ci ricorda molto da vicino Saladini non solo in termini etimologici ma anche per quanto riguarda la progettualità e la solidità finanziaria. Anche Saladini aveva una grande solidità finanziaria e aveva annunciato un progetto stellare; quello che è venuto meno è stato il suo legame al territorio. Un distacco che lo ha portato a calpestare persino la dignità di Reggio Calabria e della Reggina, umiliata e mortificata con indifferenza. Purtroppo a Reggio dopo le ultime esperienze con Luca Gallo e Felice Saladini, appunto, siamo particolarmente scottati e quindi diffidenti, e attenti, ad affidarci a nuovi fantomatici eroi che arrivano da fuori senza avere alcun tipo di legame affettivo con questa città e con questo territorio, alla luce delle esperienze che la tifoseria ha subito negli ultimi anni. Questo non significa che siamo e saremo prevenuti nei confronti di tutti: nel 2015 abbiamo sostenuto con forza l’arrivo di Nick Scali, che era reggino di origine e aveva sempre mantenuto un forte legame con la propria terra, e nei giorni scorsi abbiamo fatto l’esempio di Ross Pelligra a Catania.
Ci auguriamo che anche la Reggina possa trovare il suo Ross Pelligra, un imprenditore molto facoltoso che abbia quantomeno origini reggine e che quindi abbia mantenuto un legame importante con il territorio della provincia di Reggio, e intenda operare con investimenti importanti in quanto abbiamo già evidenziato come per dare un briciolo di dignità alla Reggina servono circa 10 milioni di euro solo per i primi due anni, se tutto andrà bene. E per essere nelle condizioni di mettere 10 milioni di euro sul piatto della Reggina, serve qualcuno per cui questa cifra rappresenti più o meno l’1% delle proprie disponibilità. Ma soprattutto, serve qualcuno che abbia un legame profondo con Reggio Calabria (città e provincia), non per forza operativo in città ma quantomeno originario, con l’intenzione di investire a 360° su tutte le opportunità di sviluppo date da questo territorio e che quindi inserisca il progetto della Reggina in una strategia più ampia – esattamente come Pelligra a Catania – per dare un futuro e una sostenibilità all’investimento. Altrimenti ci ritroveremo di nuovo punto e a capo, come già accaduto con Gallo, come già accaduto con Saladini. E questo nuovo inizio sarà soltanto l’alba di un altro fallimento. E’ quello che vogliamo evitare, stavolta facendo prevenzione.