Reggina, il circo della Fenice Amaranto raccontato da un bambino di 10 anni

Reggina, testimonianza di una serata di festa con un bambino tifoso amaranto

StrettoWeb

Ieri sera, in occasione di una festa patronale in cui ritengo non ci fosse proprio nulla da festeggiare, sono in compagnia di un gruppo di amici tra cui c’è Domenico, 10 anni. Con lui ho un legame speciale: non posso dire come un figlio, ma certamente come un nipote aggiunto. Adoro i bambini, e a lui voglio tanto bene perchè l’ho visto crescere e coltiva le mie stesse passioni. Ama la storia, la geografia e il calcio, rivedo me stesso a quell’età. Inoltre percepisco molto il bene che lui vuole a me, e quella timidezza nell’esternarlo gli dà ancor più valore.

E’ la serata della festa della città, tutti sono in giro e non si parla d’altro che della Reggina: è un continuo incontrarsi con amici e conoscenti che ci fermano e commentano questa situazione raccapricciante, con l’ultima ora appena pubblicata sul rifiuto di un calciatore del Bocale ad andare alla nuova Reggina. Domenico è sempre accanto a me, ascolta, osserva. Domenico è curioso, interessato, appassionato. Sono certo che se non farà il calciatore, diventerà un ottimo giornalista. Ad un certo punto arriva la consueta raffica di domande, tipica dei bambini ma che Domi conserva sempre a lungo dentro di sè per poi sparartele tutte insieme al momento secondo lui più opportuno. Ed è andata esattamente così:

Peppe ma com’è sta cosa, ma come si chiama, Fenicia? (ride di gusto, ndr)

Fenice, Fenice Amaranto“.

Ma Fenice perchè è dei Fenici?

No, perchè è il nome dell’Università telematica di Catania a cui il Sindaco ha dato la Reggina“.

Ma perchè i reggini si fanno comandare dai catanesi?

Perchè in questa città siamo scemi, Domi

Ma cioè, è assurdo. E’ come se la Juve la prendessero quelli dell’Inter e la chiamassero… che so… ‘merda’ (abbassando la voce per non farsi sentire da mamma, ndr)“.

Adesso potrei scrivere “Tratto da una storia vera” se solo avessi modificato una virgola e romanzato un po’; ma visto che così non è, ho soltanto il piacere di condividere questo dialogo con la città. Perchè ciò che più amo dei bambini è la loro semplicità. E se tutti avessimo 10 anni a Reggio Calabria, certi soprusi non li permetteremmo ad alcuno.

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