Quella della Reggina Calcio è stata negli ultimi due mesi e mezzo una storia che neanche nella telenovela del più psicopatico dei registi avremmo mai potuto vedere sul piccolo schermo. Siamo stati costretti a raccontare fatti e verità che hanno violentato, umiliato, mortificato e stuprato il più importante elemento di identità comune per la città di Reggio Calabria e la sua popolazione sparsa per il mondo, e adesso che questa storia si è conclusa senza lieto fine riteniamo doveroso – condividendo totalmente lo spirito da saggio tifoso di Demi Arena – pretendere chiarezza fino in fondo.
E’ quindi necessario riavvolgere il nastro e andare indietro nel tempo, cercando di capirne di più su tutto quello che è successo negli ultimi mesi nell’universo Reggina. Lo faremo, come sempre, raccontando semplicemente fatti e verità su cui ognuno sarà autonomo nel trarne le soggettive considerazioni. Tante verità stanno emergendo dagli spogliatoi dove i calciatori particolarmente segnati da una stagione devastante sotto tutti i punti di vista, raccontano increduli con se stessi l’accaduto lasciando basiti anche i compagni e colleghi. Uno degli episodi che riteniamo più clamorosi risale al 30 marzo e necessita prima di tutto di una contestualizzazione.
Il 18 marzo la Reggina perde 0-4 al Granillo contro il Cagliari. Il post partita è infuocato: su StrettoWeb lo abbiamo raccontato nel dettaglio e lo riportiamo:
Saladini & company non capiscono più nulla: c’è la sosta per le nazionali, ma vogliono bloccare la squadra in ritiro. Anzi no, non si può fare. Allora chiudono Inzaghi al Sant’Agata, gli chiedono le dimissioni. Saladini lo incalza, “Pippo, me lo fai un favore?”. “Certo Felice dimmi pure”. “Ti puoi dimettere?”. “Alla faccia del favore. Felice se non andiamo bene nelle prossime due mi dimetto”. La squadra sente tutto, ci sono anche i tassisti. E’ uno scenario mai visto in una squadra di calcio. Menez viene convocato per avere una conferma sulla compattezza o meno del gruppo, proprio lui che è il più fragile ed emotivo. Ma è disarmante, nella sua semplicità: “Abbiamo delle difficoltà ma non dipendono dal mister o dalla squadra. Dalla mia bocca non sentirete mai una sillaba contro qualcuno dei miei compagni o contro il mio allenatore”. Dopo la sosta la Reggina va a Genoa, perde 1-0 immeritatamente, fa bella figura. Poi va a Perugia e con un po’ di fortuna vince 1-3. Inzaghi resta in sella, la squadra ha uno scatto d’orgoglio per il suo condottiero.
Dopo la sconfitta con il Cagliari e la tensione del Sant’Agata la squadra avrà quindi una settimana di pausa in concomitanza con le nazionali e poi farà effettivamente una settimana di ritiro presso il Centro Sportivo, per preparare al meglio la trasferta di Genova. Se andranno male quelle due partite in tre giorni, Inzaghi si dimetterà come promesso a Saladini. E’ un momento difficile, certamente il più teso della stagione. La squadra ha bisogno della massima concentrazione. La partita di Genova si dovrà disputare venerdì 31 marzo e il programma prevede l’arrivo nella città della Lanterna giovedì 30. Ma mercoledì 29 arriva l’improvviso dirottamento. E’ un cambio di programma clamoroso: la squadra deve andare a Milano perchè il figlio di Saladini il 30 fa il compleanno e il patron vuole fargli il regalo di trascorrerlo con i calciatori. Inzaghi non vuole crederci, la squadra si ribella e non vuole andarci. Intervengono altri dirigenti, cercano di convincerli per quieto vivere e alla fine ci riescono.
Quindi alla vigilia della trasferta più delicata della stagione, tutto il gruppo intorno alla prima squadra composto da 42 persone viene obbligato a cambiare tutto, compresi i biglietti aerei che vengono letteralmente strappati, e di fatto dirottato in Brianza (non proprio lungo il tragitto da Milano a Genova) presso la villa di Saladini, dove tutta la squadra si mette al servizio del figlioletto felicissimo per il regalo di compleanno. L’allenamento viene anticipato alla mattina presto, la squadra parte da Reggio a Linate, pranza in aeroporto (!), prende il pullman fino alla Brianza, festeggia il compleanno del figlio di Saladini, poi prende di nuovo il pullman e arriva a Genova in tarda serata. Tutto questo la sera prima di Genoa-Reggina che deciderà il destino della squadra e del suo allenatore.
Durante la festa, inoltre, un paio di calciatori si mettono anche a giocare con i figli di Saladini in uno di quei campetti da calcio gonfiabili per bambini (vedi foto a corredo dell’articolo). E pensare che una volta nel mondo del calcio c’erano Presidenti che se beccavano i calciatori a giocare a calcio fuori “servizio“, anche con i propri di figli, li redarguivano e multavano pesantemente! Significa mettere a rischio il patrimonio della società, ma evidentemente Saladini è abilissimo a “prendersi rischi“. E se Hernani si fosse fatto male per un calcio del bambino?
A causa dell’improvviso cambio di programma, inoltre, sul nuovo volo prescelto per lo spostamento non c’era posto per tutti e così alcuni dipendenti di staff, comunicazione e segreteria sono stati costretti a prendere un altro volo e affittare un altro pullman da Linate.
Quanto è costato alle casse della Reggina il compleanno del figlio di Saladini? E quanto ha pagato la squadra questo atteggiamento del proprietario, che dopo l’ultima partita ti voleva tenere il ritiro e aveva chiesto le dimissioni all’allenatore e poi ti impone di partecipare – come pacco regalo di compleanno – alla festa del proprio bambino? I calciatori non hanno dimenticato questi gesti, che nel corso dell’estate sono diventati la novella più esilarante degli spogliatoi del calcio italiano.