Reggina, lettera ai tifosi: vi spiego perché…

La lettera ai tifosi della Reggina

StrettoWeb

Vorrei dire tante cose. Vorrei affrontare tanti argomenti. Ci ho pensato su per settimane. La tentazione è stata forte, in questi giorni, alla luce di ciò che sentivo e leggevo. Poi però ho pensato: aspetto ancora un po’, vediamo che succede. Sapete: scrivere a caldo di Reggina non è mai un bene. Chi scrive su un giornale non può reagire come lo storico tifoso di gradinata che impreca contro l’arbitro, né come l’utente medio che spara il proprio odio dietro una tastiera. Eppure, quella sera di maggio, in tribuna stampa, al gol di Canotto ho esultato come non facevo da tempo. Per diversi secondi ho perso il controllo, la percezione del tempo e dello spazio. E sì, quello non è stato il gol di Saladini, di Cardona, di Gallo, di Foti, di Inzaghi. E neanche di Canotto. E’ stato il gol della Reggina. Di una Reggina che allora, inconsapevolmente, pensavo fosse al sicuro. Sbagliando. Qualche scricchiolio c’era, lo sentivo, ma non trovavo conferme e questo bastava per farmi stare tranquillo.

Ho sbagliato, ribadisco. E ho sbagliato anche con Gallo. In entrambi i casi pensavo che la Reggina fosse in una botte di ferro, ma solo dopo mi sono accorto che non lo era, in ritardo. Ecco, in tutta sincerità: al momento, e confermo al momento, non credo che con il club attuale, cioè la Fenice Amaranto, la Reggina sia al sicuro. E ho la paura matta di commettere lo stesso errore: cullarmi, avere un approccio soft, accomodante. E poi? Io me li ricordo i messaggi di maggio 2022, dopo l’arresto di Gallo: “la stampa reggina ha le sue colpe, doveva vigilare dall’inizio e non lo ha fatto. Se siamo in questa situazione è anche per colpa loro”, dicevano proprio i tifosi, pronti a fare Gallo Sindaco per poi linciarlo in pubblica piazza, se ci fosse stata la possibilità (è metaforico, prima che qualcuno cominci a scandalizzarsi). E mi ricordo anche i messaggi di qualche mese fa, dopo le malefatte commesse da Saladini: “la stampa reggina doveva sapere da prima, doveva vigilare, non doveva far sì che si arrivasse a questa situazione”.

Ecco, ora non so come andrà a finire con questa nuova società. Spero non come le precedenti e spero in una Serie B in tre anni, perché così ha scritto nel “business-plan”. Ma questa volta preferisco, eventualmente, fare un passo indietro ed elogiare il club, quando e se farà i fatti e raggiungerà i risultati, anziché sentirmi dire che da giornalista dovevo vigilare prima. Perché lo sto facendo, adesso. Perché lo stiamo facendo, su StrettoWeb. Eppure devo sentire ancora la morale di chi afferma che siamo contro la Reggina. Io, contro la Reggina, in ansia il pomeriggio del match playoff di Bolzano come non lo ero da tempo, impaziente per l’inizio della partita? La morale, sapete, proviene dagli stessi che volevano Gallo Sindaco e poi si arrabbiavano con la stampa. La morale proviene da coloro che nel luglio 2022 insultavano StrettoWeb che sollecitava Saladini a muoversi perché dopo 15 giorni dal suo arrivo la squadra non era pronta.

Poi sono e siamo stati morbidi, con Saladini, perché ci aveva “zittito” – anche stimolato dal nostro articolo e dai primi mugugni degli ultrà – ingaggiando Pippo Inzaghi, e tutti pensavamo che con quel blitz a Formentera avesse fatto finalmente i fatti e non le parole. E perché ancora prima aveva scelto un Prefetto come Presidente, una garanzia di legalità. Sciocco io, probabilmente, ma da giornalista raccontavo i fatti e non si può non ammettere che fino a gennaio i fatti c’erano, andavano raccontati ed esaltati e non per caso avevano portato al sogno Serie A a fine 2022.

E’ questa la risposta a chi dice: “ma perché voi di StrettoWeb non avete fatto le pulci così anche con Gallo e Saladini?”. Gallo la Reggina “se l’era presa” (e non gliel’avevano assegnata con strani giochi politici e clientelari) pagando dei bonifici in bianco – prima ancora di acquistare la società – per permettere alla squadra di scendere in campo ed evitare la penalizzazione. Gallo poi aveva sborsato 38 mila euro per riportare alla Reggina logo e marchio storici, che mancavano da 4 lunghi anni. E aveva dato nuova linfa al centro sportivo Sant’Agata. Sul campo aveva portato la Reggina subito ai playoff e poi l’anno dopo in B dominando il campionato come raramente era accaduto nella storia della Reggina; ha portato in amaranto campioni del calibro di German Denis e Jeremy Menez poi. Prendeva in giro? Sarà, ma per la Reggina ha fatto i fatti e in meno di due anni ha trasformato una squadra che galleggiava nei bassifondi della serie C con meno di 2 mila tifosi sugli spalti ad un club che poteva sognare il ritorno in serie A. Non è che tutta la città fosse impazzita. Certamente avrò sbagliato anche io a non aver vigilato da subito, ma la sua ambizione aveva mascherato bene il futuro nebuloso a tutta la città. Gallo non l’abbiamo mai considerato un sant’uomo, ma alla Reggina ha fatto solo del bene. Altrimenti tutto quello che è capitato dopo, sarebbe successo già a fine 2018…

Saladini la Reggina se l’era presa pure, anche se era l’unico. E sembrava (ribadiamo, sembrava) averla anche organizzata bene: un Prefetto a rappresentarla, un signor allenatore, uno dei più grandi esperti in Italia in Comunicazione nel calcio e uno dei migliori responsabili del settore giovanile. Anche lui stava facendo i fatti e di motivi per mettere le pulci, allora, non ce n’erano. Poi ce ne siamo accorti, anche lì in ritardo – certo – ma con largo anticipo rispetto a tutti gli altri, a metà giugno abbiamo cominciato a stuzzicare, stimolare, vigilare. Sempre con la morale dei soliti per cui “toccami anche la mamma, ma non la Reggina”, che nei tre mesi scorsi hanno quotidianamente insultato StrettoWeb che stava raccontando i fatti. Preferivano credere alle favole, cioè i “comunicati ufficiali” pubblicati da Saladini sul sito della società, anzichè alla triste realtà che ogni giorno pubblicavamo su StrettoWeb. “Ci riammetteranno in serie B, me l’ha detto mio cugino avvocato”; “Inzaghi rimane, me l’ha detto mio zio che ha incontrato sua moglie al supermercato”. Tutta gente che settimane dopo (in silenzio, perché di scuse non ne sono arrivate, ma non ne vogliamo) ha dovuto ingoiare il boccone amaro: StrettoWeb diceva la verità. Ancora una volta.

Io ammetto di aver sbagliato. L’ho sempre ammesso. Senza vergogna, ho ammesso di aver fatto male i calcoli con Saladini quando a inizio 2023 qualcuno aveva notato qualcosa di strano. Non ho imparato la lezione Gallo: fidarmi dei faccendieri-avventurieri che speculano sulla Reggina. Non l’ha imparato quasi nessuno a Reggio Calabria. E va bene una, va bene due, ma alla terza non è concesso nulla, nulla. Le pulci anche al contante obbligatorio al Sant’Agata (c’è stato infatti il passo indietro), al main sponsor eCampus, al nipote del Sindaco (il calciatore non ha alcuna colpa), alle giravolte sul nome e tanto altro ancora. E no, state tranquilli, non c’è alcuna campagna denigratoria. Io, tifoso reggino, non posso denigrare la squadra che mi fa battere il cuore. Ma sono un giornalista e ho il dovere di raccontare i fatti, anche negativi, e di mettere in risalto le cose che non vanno. Proprio per il bene della mia, della nostra, Reggina! E in queste settimane, di cose che non vanno, ce ne sono state tante.

Io penso, e dico penso, di aver imparato la lezione. C’è però una parte di piazza (non tutta) che sta ricadendo nello stesso errore: affidarsi a nuovi faccendieri e speculatori venuti da fuori e quasi quasi ringraziarli per “aver salvato il calcio a Reggio”. Che ovviamente non è vero, perché stavolta sappiamo che non erano soli, non erano gli unici, il calcio a Reggio non sarebbe morto in ogni caso. E invece, benvenuti, fateci di tutto. Potete prenderci in giro sul nome, potete raccontare frottole sull’Università. E quasi quasi potete pure affermare: “faremo 10 anni di Serie D”, tanto l’importante è che il pallone rotoli e che la domenica ci sia la partita. Io a questo gioco non partecipo. Ritengo assurdo, a tal proposito, che non si sia parlato mai apertamente e chiaramente di immediato ritorno in Serie C. Reggio Calabria in Serie D non ci può rimanere neanche un anno, figuriamoci due. E non esistono alibi: né la partenza in ritardo, né la condizione atletica, né le avversarie più forti. Pur partendo in ritardo, c’era la possibilità di avere un’ossatura di squadra pronta subito, e invece dopo quasi un mese si è ancora alla ricerca di svincolati da raccattare…

Chiudo con un pensiero che esce un po’ fuori dal tema Reggina. Tutto potevo pensare ma mai, e dico mai, che la politica potesse entrare dentro la storia di una squadra ultra-centenaria. Non giudico chi ora è a capo della società, pur non condividendo le mosse di queste prime settimane (spero mi smentiscano), ma schifo profondamente le dinamiche di assegnazione e i numerosi dubbi e misteri che ancora aleggiano. Mi sembra incredibile, e mi lascia stupefatto, che a una parte di popolazione tutto questo non importi, scivoli via. Così come è scivolato via lo scandalo Miramare. Così come è scivolato via lo scandalo dei brogli elettorali. Così come scivola via ogni giorno il degrado della città. Così come scivola via ogni giorno la mancanza di acqua o le incompiute.

Ecco, nessuno vieta di tifare, criticare, elogiare, andare in trasferta, guardarla in tv, non guardarla. Il tifo per la Reggina, però, non vi accechi per l’ennesima volta. Gli anni di Serie A avrebbero dovuto far maturare tutta la piazza, ma a giudicare dagli ultimi fatti pare ci sia ancora molto da lavorare…

Firmato
Consolato Cicciù, un giornalista che spera di essere smentito e “zittito” dai fatti e dai risultati di questa nuova società ma che non sarà mai nemico o denigratore della Reggina.

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