Reggina, Lillo Foti a StrettoWeb: “Brunetti non è stato in grado di fare il Sindaco”

Reggina, parla Lillo Foti: intervista al presidente che ha fatto grande il club amaranto con focus sulle tristi vicende delle ultime settimane

StrettoWeb

Lillo Foti è stato il più grande Presidente della storia della Reggina, ma per Reggio Calabria rappresenta molto di più: è uno dei principali imprenditori e punti di riferimento non solo per l’universo calcistico e sportivo ma anche per il tessuto socio-economico e culturale della città. Una città di cui è visceralmente innamorato, tanto che continua ad essere il primo tifoso amaranto anche dopo che, nel 2015, si è conclusa la sua esperienza alla guida del club con cui ha scritto 30 anni di storia straordinaria.

Foti parla raramente, ma quando lo fa non è mai banale. E oggi ai microfoni di StrettoWeb ripercorre le recenti vicissitudini della Reggina: “alla luce della situazione provocata dalla precedente dirigenza, era chiaro e lampante che non c’erano speranze di riammissione in serie B e la sentenza del Tar a inizio agosto era stato il sigillo di una situazione ormai irreversibile. Ed era lì, ad inizio agosto, che bisognava iniziare a costruire qualcosa di serio per ripartire dalla città, per restituire la squadra alla città con una soluzione che fosse espressione del territorio”.

E questo compito era del Sindaco f.f. Brunetti?

Certamente. È il Sindaco che deve farsi carico di stimolare il territorio, secondo la mia visione. Forse parlo per l’esperienza passata, ma ricordo come si è comportato Pino Mallamo nel 1986 e se vuole le dico le sue testuali parole di quel giorno”.

Prego.

Entrò imbestialito e con tono duro e severo, guardandoci uno ad uno nelle palle degli occhi, ci disse: ‘Ma è possibile che nessun imprenditore reggino si preoccupa di un grande patrimonio della città quale è la Reggina?’. È stato così determinato che ci ha spronato nella profondità della nostra coscienza. E la sua situazione era ancora più difficile di quella di Brunetti oggi”.

In che senso?

Nel senso che noi nel 1986 non ci eravamo mai neanche dichiarati. Non pensavamo minimamente di impegnarci per la Reggina, nessuno. È stato lui a trascinarci in quell’avventura.  Invece stavolta i giovani di Confindustria, già in tempi non sospetti, ad agosto, si erano palesati al Sindaco e alla città, si erano fatti avanti e hanno provato con grande buona volontà e spirito di appartenenza a fare qualcosa per la Reggina. Avevano dentro il loro animo qualcosa da voler dare alla città, e Brunetti non è stato in grado di coltivarli, di portarli avanti, e poi ha scelto una soluzione palesemente inadeguata”.

Cosa rimprovera al Sindaco Brunetti?

Di essere mancato nel proprio ruolo. Avrebbe dovuto coagulare un gruppo di imprenditori locali per realizzare un’operazione virtuosa che avrebbe riportato la Reggina ai reggini, e lo avrebbe dovuto fare con grande decisione a maggior ragione dopo le ultime due esperienze di Gallo e Saladini. Avrebbe dovuto stimolare il tessuto sociale ed economico della città che, anche se povero, si sarebbe potuto coagulare. Anche nel 1986 eravamo poveri, ma il Sindaco di allora si comportò in modo molto diverso. Coinvolgere imprenditori e commercianti in un progetto per la Reggina significa dargli un’opportunità, fidelizzarli e legarli sempre di più alla città, ma soprattutto aprire una strada di coinvolgimento in un progetto comune. Per questo ho apprezzato i giovani di Confindustria che hanno sentito il bisogno di promuovere qualcosa  spontaneamente. La loro iniziativa è deragliata perché avrebbero avuto bisogno di una guida dalla parte politica che invece è mancata, una guida carismatica che facesse da collante e consentisse a questo senso di appartenenza di decollare. Era importante ridare radici reggine alla Reggina, non contare su opportunità come quelle di Gallo e Saladini che abbiamo visto come sono finite, essendo soluzioni volubili. L’unica strada era quella di rinforzare il territorio, e secondo me è stata una grossa mancanza da parte delle istituzioni”.

E invece qualcuno se la prende con gli imprenditori reggini: non sarebbero interessati alla Reggina.

Credete sia facile investire nel calcio? Credete che qualcuno possa farlo a cuor leggero? È un mondo molto difficile, dispendioso, non solo come risorse finanziarie ma anche come tempo e dedizione. Ecco perché il ruolo del Sindaco è fondamentale per difendere uno dei beni più importanti della città: la Reggina non è solo calcio, è anche economia, è occupazione, genera indotto e lavoro. Voi davvero credete che imprenditori seri in città e in provincia non ce ne siano? Ce ne sono tanti, invece, ma devono essere stimolati e coinvolti, al contrario Brunetti li ha snobbati. Aveva l’obbligo e il dovere di esaltare il territorio, di trovare una formula che riportasse la Reggina ai reggini, allargandosi anche alla Provincia che è sempre stata una fonte enorme per la città. La Provincia, durante la mia esperienza alla Reggina, mi ha sempre dato il merito di averla coinvolta nella città, invece qui abbiamo portato Catania che è una città avanti già di per sé e non aveva bisogno di venire a Reggio…

Ha parlato di Mallamo, ma poi ha guidato la Reggina per 30 anni con tanti altri Sindaci.

Mallamo nel 1986 era sempre in giro sul territorio per cercare imprenditori e metterli insieme coinvolgendoli nella Reggina: è quello che deve fare un Sindaco, confrontarsi con il territorio per farlo crescere. Quando la Reggina è andata in serie A, io credo che quei nove anni di straordinaria vetrina nell’olimpo del calcio siano in parte anche riconducibili alla scelta di aver dato alla città uno stadio adeguato a quella categoria, che ovviamente non poteva essere il vecchio Comunale. Dico questo per citare un altro Sindaco che sapeva fare il Sindaco, Italo Falcomatà, che nella scelta del rifacimento dello stadio è stato sempre presente, grande protagonista. L’ha voluto fortemente, mi ricordo i continui confronti con lui sulla scelta dello stadio, sulle disponibilità e risorse dell’ente utilizzate al massimo per dare alla squadra e alla città un teatro adeguato alle grandi ambizioni che avevamo. Ecco, un Sindaco deve volare alto, deve pensare in grande, deve alimentare i sogni della propria città, della propria gente e dei propri imprenditori accompagnandoli alla realizzazione. In quel percorso, Italo Falcomatà è stato una spinta in più, ha dato un contributo decisivo”.

Ma Brunetti non è un Sindaco, è un facente funzioni.

Ma anche se è un facente funzioni, in questo momento rappresenta la città. È a tutti gli effetti il primo cittadino, con la fascia tricolore appesa sulla spalla. L’errore più grande che gli addebito è quello di aver avuto un approccio di basso profilo”.

Cosa pensa della scelta che ha compiuto tra i gruppi che hanno partecipato al bando?

“Sicuramente Bandecchi dava garanzie di maggiore forza economica e di superiore conoscenza dell’ambiente calcistico”.

E infatti oggi, dieci giorni dopo quella scelta, è ancora tutto in alto mare.

In questo momento da parte dello stesso Brunetti non c’è quella pressione che sarebbe necessaria da parte di chi ha dato un mandato, rispetto all’esigenza di vedere concretizzate le aspirazioni del territorio. Forse sono eccessive, ma non si può dimenticare che appena otto mesi fa la Reggina era seconda in classifica in serie B con un ampio margine sulla terza e lo stadio pieno gridava Serie A, Serie A. Il popolo era coinvolto in un altro progetto, la gente aveva nuovamente sentito il profumo di qualcosa di importante e oggi non si può mortificare una città vivendo una ripartenza dalla serie D senza un progetto e con una visione così dilettantistica. Lo sport a Reggio è sempre stato qualcosa di molto importante e chi oggi fa il Sindaco ha l’obbligo nei confronti della città di stimolare, vigilare e pretendere che la Reggina segua le ambizioni della città, consapevole del fatto che non si tratta soltanto di un mero risultato sportivo ma è qualcosa di molto importante che ha ricadute notevoli su tutta la città”.

Quale può essere lo stimolo giusto per ripartire?

La città deve sognare, gli amministratori devono pensare in grande, ovviamente sempre rimanendo con i piedi per terra ma stimolando il territorio, dedicandosi a trovare soluzioni per generare valore. La Reggina è un patrimonio che non è il mio o del Presidente del momento, così come la città non è del Sindaco del momento: i Foti e i Brunetti passano, ma la Reggina e Reggio restano, per questo bisogna pensare in grande per le future generazioni e non guardare fino alla punta del nostro naso. Ecco perché un Sindaco non può limitarsi a mettere timbri. Soltanto con un approccio nuovo, basato su cultura e formazione, si potrà risollevare non solo la Reggina ma anche la città”.

lillo foti 1999
Foto di Pino Farinacci / ANSA
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