Reggina, come funziona per nome, storia e logo: l’iter legale, le norme FIGC e le possibilità della Fenice di acquisire tutto subito

Reggina, tutti i passaggi per rilevare nome, storia, palmares e logo della società: la Fenice può farlo anche subito, qualora volesse. Ecco cosa prevedono la legge e i regolamenti della FIGC

StrettoWeb

Tiene banco a Reggio Calabria il dibattito sulla Reggina, dopo che il Sindaco Brunetti con una scelta più che controversa ha preferito la Fenice Amaranto per assegnare la Licenza concessa dalla FIGC per ripartire con una nuova società dalla serie D. La nuova società, però, non può denominarsi Reggina perchè la vecchia società, la Reggina 1914 di Saladini, è ancora affiliata e non è ancora fallita. E’ una storia già vista nel calcio, basti pensare alla Fiorentina diventata Florentia Viola con l’arrivo dei Della Valle nel 2002 dopo il fallimento di Cecchi Gori.

Ma anche la Reggina ha vissuto lo stesso iter appena otto anni fa, nel 2015/2016 quando lo stesso dibattito aveva animato la città. Allora, in realtà, la situazione era ancora più complessa perchè la Reggina Calcio di Lillo Foti aveva provato ad evitare il fallimento anche dopo l’esclusione dai campionati continuando l’attività della scuola calcio, basti pensare che nei tornei giovanili si sfidavano la vecchia Reggina di Foti con la nuova “ASD Reggio Calabria” di Praticò. Il tentativo di Foti non riuscì e la Reggina Calcio intraprese la procedura fallimentare che portò dopo più di due anni (28 febbraio 2018) alla decadenza dell’affiliazione storica della Reggina e quindi alla cancellazione della gloriosa matricola del club amaranto, la 41740. Perduta per sempre.

La nuova società di Mimmo Praticò, intanto, si era affiliata nel 2015 con la matricola 943512 e nel 2016 riuscì ad assumere nuovamente la denominazione Reggina con la titolazione Urbs Reggina 1914 senza però avere ancora la storia, il logo e l’identità della vera Reggina con tutto il suo palmares. Infatti il logo della Urbs Reggina 1914 era il seguente e tale rimase per tre lunghe stagioni:

urbs reggina 1914

Per oltre due anni ci sono state quindi due Reggina ufficialmente affiliate in FIGC: la Reggina Calcio di Foti con la matricola 41740 e la Urbs Reggina 1914 di Praticò con la matricola 943512. Soltanto il 2 luglio 2019, dopo pochi mesi dal suo arrivo, Luca Gallo acquistava alla cifra di 38 mila euro dal tribunale fallimentare la storia del vecchio club e quindi poteva cambiare la denominazione in Reggina 1914 (senza più, quindi, la necessità del prefisso Urbs che era dovuto proprio all’impossibilità di utilizzare il brand Reggina non avendone il titolo) e riappropriarsi del logo storico che soltanto dall’estate 2019 tornava a campeggiare sulle maglie ufficiali e in tutti i prodotti e le strutture della società, ben quattro anni dopo la mancata iscrizione della vecchia società. Soltanto da quel momento la Reggina ha avuto nuovamente tutta la sua identità storica, con il relativo palmares.

reggina nuova sede logo
Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

La vicenda storica della Reggina non è stata e non sarà mai paragonabile a quella di altre realtà che hanno avuto squadre con il nome diverso (basti pensare alla vicina Messina con l’Acr e il Peloro) soltanto per un piccolo ma decisivo particolare formale: la Reggina, infatti, è tra le pochissime e affascinanti società calcistiche italiane che ha un nome diverso da quello della città che rappresenta. Su svariate centinaia di squadre di calcio, soltanto una trentina hanno un nome diverso dalla città: Juventus, Inter e Milan le più gloriose, poi ci sono Lazio, Fiorentina, Sampdoria, Genoa, Udinese, Atalanta, Triestina, Spal, Cremonese, Ternana, Reggiana, Juve Stabia, Lucchese, Torres, Turris, Carrarese, Fermana, Pergolettese e pochissime altre.

In questo caso, non potrà mai succedere che ci siano due squadre con la stessa denominazione per una questione giuridica: si tratta di un brand (come Nike, Apple, Gucci, Coca Cola, Disney, Mercedes, Toyota etc. etc.) e quindi in caso di fallimento della società cui appartiene, deve essere acquistato tramite il tribunale fallimentare (o dalla vecchia società prima che fallisca). E può acquistarlo soltanto un soggetto. Ecco perchè il nome “Reggina” oggi rimane legato al suo numero di matricola (943512) e non potrà essere utilizzato da nessuno fino alla chiusura del fallimento o finché non verrà ceduto a una nuova società tutti gli asset sportivi della società in fallimento. In sostanza, dovrà essere acquistato, come ha fatto Gallo nel 2019. Facciamo chiarezza sull’acquisto.

E’ possibile acquistare storia, identità, nome e simbolo, già oggi immediatamente?

Assolutamente sì, è possibile e sarebbe anche auspicabile se la nuova società, la Fenice, volesse davvero rilevare l’identità storica della Reggina. Quando dicono che intendono farlo in futuro, stanno dicendo l’ennesima bugia: potrebbero farlo oggi stesso. Dovrebbero rivolgersi al proprietario della Reggina 1914 e trovare un accordo per l’acquisto. In ogni caso il nome non si può utilizzare subito, perchè non si può cambiare denominazione sociale in corso di campionato (per questo rimane La Fenice Amaranto) e l’iscrizione è già stata formalizzata con La Fenice Amaranto appunto, quindi per il cambio del nome bisognerà comunque attendere il prossimo anno. Però si può utilizzare il logo nelle maglie (oggi oscurato) e si può garantire l’appartenenza storica e identitaria, come chiedono i tifosi. E avere la certezza di poter utilizzare il nome il prossimo anno, stoppando le polemiche di questi giorni.

Il tribunale fallimentare potrebbe annullare la cessione di nome, simbolo, storia e identità?

Sì, la cessione potrebbe andare in revocatoria se la prossima curatela fallimentare decidesse che il prezzo di vendita fosse incongruo. Ma è molto difficile che questo si verifichi. E comunque l’eventuale futura revoca non sarebbe retroattiva: intanto la Fenice oggi riavrebbe nome, logo, storia e identità e li potrebbe usare ovunque (tranne che nella denominazione ufficiale in FIGC, ma potrebbe sulle sciarpe, sulle maglie, sul sito ufficiale, su facebook, nella sede e in tutti i prodotti), e poi potrebbe eventualmente aprire una trattativa con la curatela per mantenere l’asset. Trattandosi però di una società di serie D, è molto difficile che il tribunale possa impugnare la cessione anche se fosse gratuita o ad una cifra simbolica. E qualora lo facesse, il nuovo club potrebbe poi in ogni caso riprendersi tutto dalla stessa curatela, come fece Gallo nel 2019.

Quindi è soltanto una questione di volontà?

Solo ed esclusivamente una questione di volontà. Se la Fenice volesse, potrebbe quantomeno provare a riprendersi subito, oggi stesso, nome, marchio, logo, storia e identità della Reggina. Se poi il proprietario della Reggina 1914 non volesse cederlo, dovrebbe spiegarlo alla città.

Con chi dovrebbe parlare la Reggina per farlo?

Oggi con Manuele Ilari. Il proprietario della Reggina 1914 è ancora lui, anche se solo per pochi giorni. Per questo facciamo riferimento esclusivamente a Saladini. Manuele Ilari, infatti, può esercitare la rescissione unilaterale del contratto con cui il 20 luglio Saladini gli aveva venduto il club alla cifra di 4 milioni di euro da pagare entro il prossimo anno. Il contratto prevedeva la clausola rescissoria in caso di mancata riammissione in serie B. Questa clausola si può esercitare in modo condiviso o in modo unilaterale: l’unica differenza sono le spese notarili, che in modo condiviso si dividono in due mentre in modo unilaterale verranno pagate esclusivamente da Ilari. Per questo motivo Ilari ha aspettato fino ad oggi che Saladini acconsentisse alla rescissione condivisa, ma Saladini non gli risponde al telefono da molto tempo e quindi Ilari – che ovviamente non è così scemo da sobbarcarsi un fallimento che non gli compete – ha già pianificato la rescissione unilaterale con apposito atto notarile. Non ha alcuna scadenza di tempo per farla valere, è libero di farlo quando gli pare. In base a quanto risulta a StrettoWeb, lo farà nei prossimi giorni. Con questo atto, nei prossimi giorni la Reggina 1914 tornerà a Felice Saladini che poi dovrà affrontare l’iter fallimentare di cui è unico responsabile. Per riacquisire logo, nome, marchio e storia della Reggina, quindi, oggi bisogna parlare con Manuele Ilari. Tra pochi giorni bisognerà parlare con Felice Saladini.

E tutta la vicenda dell’omologa? Com’è andata a finire?

E’ totalmente ininfluente. Tre giorni fa, lunedì 25 settembre, in Corte d’Appello a Reggio Calabria era prevista l’udienza sui ricorsi che Agenzia delle Entrate e INPS avevano presentato contro il piano di ristrutturazione del debito della Reggina, piano che prevedeva uno stralcio del pagamento delle tasse con l’Erario del 95%. Una cifra assurda, che ovviamente allo Stato non poteva andare bene. Questo ricorso scaturiva dal mancato accordo preventivo tra la Reggina e i creditori (a differenza della Sampdoria, che ha aderito alla stessa legge ma sta sancendo tutti gli accordi preventivi e infatti con l’Agenzia delle Entrate ha trovato l’accordo al 35%, un riferimento molto più congruo, alto e rispettoso rispetto al 5% della Reggina). L’esito del ricorso è totalmente ininfluente per il destino della Reggina, del suo logo, nome, simbolo, palmares e della sua storia, infatti in udienza non si è presentato nessuno da ambo le parti. In ogni caso, la Reggina 1914 di Saladini è destinata all’inevitabile fallimento: qualora l’omologa venisse confermata (dopo la Corte d’Appello ci sarebbe persino spazio per un ulteriore ricorso in Cassazione!), la procedura fallimentare si svolgerebbe su un debito di circa 10 milioni di euro; qualora al contrario l’omologa venisse bocciata, la procedura fallimentare dovrebbe affrontare un debito di circa 25 milioni di euro. Ma la Reggina 1914 non ha più una squadra di calcio, non è iscritta ad alcun campionato, non ha alcun tipo di struttura né alcun tipo di entrata economica, quindi che siano 10 o 25 milioni, è destinata comunque ad un inevitabile fallimento a prescindere dall’esito dell’omologa che non cambierebbe di una virgola le carte in tavola se fosse positivo o negativo. E’ un tema totalmente ininfluente, sotto tutti i punti di vista.

Cosa può succedere a nome, logo, marchio, storia, palmares e identità della Reggina, se la Fenice non lo rileva adesso?

Di tutto. Può succedere di tutto. Oggi la Fenice è la principale squadra di Reggio Calabria (sigh!), in quanto si trova in serie D e non c’è alcuna altra squadra di calcio del Comune di Reggio Calabria nella stessa categoria o in una categoria superiore. Qualora la Fenice conquistasse la promozione in serie C o rimanesse l’unica squadra di Reggio Calabria in serie D l’anno prossimo, il problema non si porrebbe in ogni caso. Ma se la Fenice dovesse retrocedere in Eccellenza o una delle altre due squadre del Comune di Reggio Calabria che militano in Eccellenza (Bocale e ReggioRavagnese) dovessero salire in serie D, ci ritroveremmo con due o più squadre di Reggio Calabria nella stessa categoria e in quel caso ognuna di queste avrebbe pienamente diritto ad ambire a rappresentare la città, e quindi rilevare nome, storia, logo e marchio della gloriosa Reggina. E dal punto di vista storico, non c’è alcuna differenza se a farlo fosse la Fenice, il Bocale o la ReggioRavagnese: in ogni caso tutte queste oggi hanno una matricola e una storia che non ha nulla a che vedere con la Reggina. Una storia, un nome, un marchio, un palmares, che ognuna di loro potrebbe soltanto acquistare. E se si ritroveranno nella stessa categoria, essendo squadre dello stesso Comune, avrebbero lo stesso identico diritto a farlo.

A decidere sarebbe in ogni caso la Federazione, in base all’articolo 52 – 3° comma – delle N.O.I.F. volto a tutelare i valori sociali e sportivi che la storia di una squadra di calcio rappresentano per l’intero territorio di appartenenza. La FIGC, però, può autorizzare il trasferimento del titolo sportivo con tutto ciò che comporta (nome, marchio, logo, simbolo e palmares) soltanto nel momento in cui la società fallita e la nuova società acquirente abbiano adempiuto a tutti gli obblighi sportivi ed economici, con l’intento di salvaguardare la tradizione sportiva della squadra del territorio e della tifoseria che la fallita rappresentava. Il legislatore sportivo si è infatti preoccupato di salvaguardare la storia sportiva, l’attaccamento dei tifosi e il legame tra squadra e città. Proprio per questo, se la Fenice non si assicura nome, logo e marchio adesso che è la squadra più rappresentativa della città, il prossimo anno può succedere davvero di tutto.

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