La riforma delle pensioni si allontana sempre più

Dopo la delusione della Nadef in cui non compare il capitolo pensioni si guarda ora alla Legge di Bilancio ma con speranze ridotte al lumicino

StrettoWeb

Il Governo recentemente approvato la Nadef Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza che delinea l’attuale scenario economico e gli obiettivi programmatici di finanza pubblica per il triennio 2024-2026. È una Nadef che rispetto al Def Documento di Economia e Finanza presentato in aprile delinea una situazione economica più negativa e che sta scontando un momento di flessione di tutta l’economia della UE ed in particolare della Germania. Per effetto della contrazione industriale e di una guerra che dopo venti mesi sta costando all’Italia in termini economici diverse decine di miliardi nemmeno dalla stagione turistica, da sempre ancora di salvezza dell’azienda Italia, sono arrivati quei segnali di crescita che si speravano.

La logica conseguenza è che sono stati ritoccati al ribasso gli indici economici con un PIL che per l’anno 2023 è stato abbassato dall’1% allo 0,8% e che prevede per l’anno 2024 una diminuzione dal previsto 1,5% al più cauto 1,2%. Analogamente le speranza di diminuire il rapporto tra debito pubblico e PIL nei prossimi tre anni in maniera consistente va a cozzare con una previsione di diminuzione di pochi decimi di punto. A causa poi dell’enormità dei costi dei superbonus edilizi e di una inflazione che scende molto più lentamente di quanto sperato l’Esecutivo è costretto ad aumentare il deficit per poter inserire qualche provvedimento nella Legge di Bilancio, a favore soprattutto dei redditi più bassi.

Una Finanziaria come si chiamava una volta che sarà molto leggera e dove oltre un terzo delle risorse sarà destinato a mantenere ancora per un anno la riduzione del cuneo fiscale per stipendi e pensioni fino a 35.000 euro di imponibile e ridurre da quattro a tre le aliquote IRPEF con accorpamento delle prime due al 23% fino a 28.000 euro annui. Altre risorse serviranno per finanziare le missioni di pace che ci sono in giro per il mondo, qualcosa ci sarà per il rinnovo dei contratti pubblici, per la perequazione parziale delle pensioni per effetto dell’aumento dell’IVA, almeno due miliardi per la sanità che sconta ancora gli effetti del Covid e qualcosa per le famiglie con figli per cercare di limitare, almeno in parte, il fenomeno della denatalità che affligge l’Italia da decenni.

Con questo scenario poco edificante il capitolo pensioni diventa molto marginale e su questa voce di spesa le risorse ammonteranno a poco più di un miliardo. Con una cifra così non sarà attuata nessuna riforma strutturale e ci si limiterà ad alcuni provvedimenti che riguarderanno poche decine di migliaia di lavoratori rimandando nuovamente per l’ennesimo anno quella riforma previdenziale che gli italiani aspettano da oltre un decennio per limitare la troppo rigida Legge Fornero. L’auspicata flessibilità in uscita che molti politici avevano data per certa probabilmente non ci sarà e ci si limiterà al rinnovo per un altro anno di Quota 103 e dell’Ape Sociale. Quanto ad Opzione Donna sarà molto difficile ottenere le norme precedenti alla scorsa LdB e forse sarà attuata una Ape Donna che prevederebbe 61 anni di età e 30 anni di contributi ma riservata solo a categorie svantaggiate come licenziate, invalide, caregiver e coloro che lavorano in mansioni definite gravose. Come per l’Ape Sociale questa ipotetica Ape Donna sarebbe erogata solo per dodici mesi l’anno e non godrebbe dunque della tredicesima, non avrebbe le perequazioni automatiche del costo della vita e si percepirebbe un importo massimo mensile di 1.500 euro lordi (1.150 netti).

Veramente troppo poco dopo mesi di proclami di consistenti modifiche alla Legge Fornero con la prospettiva di un ulteriore rimando all’anno prossimo in attesa che la situazione economica italiana possa migliorare per mettere mano ad una riforma previdenziale che, pur necessaria, rischia di deragliare su di un binario morto.

 

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