Strage di Brandizzo, il testimone-chiave: “ho detto 3 volte no all’inizio dei lavori”

Un "no" ripetuto tre volte e che è rimasto inascoltato: così sono morti i cinque operai di Brandizzo. Proseguono le indagini della Procura di Ivrea

StrettoWeb

Nuovi importanti dettagli emergono dalle indagini sulla Strage di Brandizzo: nella Procura di Ivrea è stata infatti ascoltata il teste-chiave, la dipendente 25enne che era al telefono con Antonio Massa, il supervisore per la sicurezza del cantiere e sopravvissuto, al momento della tragedia. L’impiegata delle Ferrovie dello Stato era di turno la sera del 30 agosto e ha sentito a più riprese l’operaio Massa, negandogli per ben tre volte la richiesta di procedere con i lavori. “L’ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno”, ma pare che l’avvertimento sia rimasto inascoltato.

Normale prassi, dicono voci interne alla Sigifer, per evitare di incappare in sanzioni penali per un eventuale ritardo nella consegna dei lavori. Alcuni operai hanno infatti confessato che nessuno, o quasi, aspettava il nullaosta ufficiale. Quando il capocantiere dava verbalmente il via, allora gli operai cominciavano a darsi da fare: “sappiamo che si inizia a lavorare quando il capo ci dice verbalmente che possiamo farlo. Questo è un comportamento diffuso tra tutti noi”.

Solitamente però, una persona fungeva da “palo”: al passaggio di un convoglio, avvertiva i dipendenti di spostarsi. Ma la notte del 30 agosto, erano tutti impegnati e nessuno ha dato il segnale. Un’ipotesi che, se confermata, potrebbe avere gravi ripercussioni non solo per gli indagati, ma anche per la Sigifer e i dirigenti della Rfi.

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