Legge di bilancio in chiaro scuro

Il Governo Meloni ha messo a terra una manovra che lei stessa ha definito “seria e realistica che non disperde le risorse ma le concentra su grandi priorità"

StrettoWeb

Il giorno 16 ottobre il Consiglio dei Ministri ha presentato, anche se al  momento non è disponibile ancora un testo scritto definitivo, la legge di Bilancio per l’anno 2024 che è la più importante legge contabile dello Stato e quella che determina quali saranno le entrate e le uscite nonché le coperture dell’anno successivo. È una manovra snella di 24 miliardi a cui si aggiungono 4 miliardi del decreto collegato dove sono inseriti i provvedimenti relativi all’accorpamento delle prime due aliquote dell’IRPEF.

Questa è la prima effettiva Legge di Bilancio del Governo Meloni perché l’anno scorso a causa delle elezioni in autunno il Governo si era insediato appena alla fine di ottobre e in pratica quella LdB fu impostata dal vecchio Governo Draghi. E’ stato, però, questo 2023 un anno molto difficile dal punto di vista economico perché, dopo il buon inizio, nella seconda parte dell’anno a causa di eventi non previsti si è verificato una calo sul PIL che da un previsto aumento dell’1,2 % arriverà allo 0,8%.

Le cause possono essere trovate nella guerra in Ucraina che si sperava potesse terminare nel corso dell’anno ma che invece sta diventando sempre più cruenta, lunga e costosa, i dati aggiornati dei Superbonus edilizi che ammontano a quasi 100 miliardi di euro, l’ancora alta inflazione che ha fatto aumentare gli interessi da pagare per finanziare l’enorme debito pubblico che attanaglia l’Italia da molti decenni e da ultimo la crisi in Medioriente che apre imprevedibili scenari politico, sociali ed economici.

In questo difficile quadro il Governo Meloni ha messo a terra una manovra che lei stessa ha definito “seria e realistica che non disperde le risorse ma le concentra su grandi priorità “. Purtroppo, però, gran parte di questa manovra sarà a debito in quanto in cassa, al momento, non ci sono le risorse per finanziarla.

E’ una manovra in chiaro/scuro con alcuni importanti provvedimenti ed altri a mio parere, in particolare sulla previdenza che hanno fortemente deluso i lavoratori.

Molto positivo il rinnovo del cuneo fiscale per redditi fino a 35.000 euro di imponibile annuo che di fatto mette nelle tasche di lavoratori e pensionati cifre aggiuntive di 80/100 euro mensili e valido il discorso di accorpare le prime due aliquote fiscale dell’IRPEF ampliando la tassazione più bassa del 23% fino ad imponibili di 28.000 euro annui.

Molto interessanti i provvedimenti relativi alle famiglie come l’asilo nido gratis a partire dal secondo figlio e sempre per le mamme che mettono al mondo almeno due bambini il taglio dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici fintanto che il figlio compia dieci anni, nonché l’estensione per un altro mese del congedo parentale retribuito al 60%, oltre alla super deduzione del costo del lavoro del 120% per chi assume a tempo indeterminato che arriva al 130% per chi assume mamme, under 30, percettori del reddito di cittadinanza e persone con invalidità.

Forte delusione, invece, per quanto riguarda la previdenza, perché se si può ben accettare la perequazione al 100% dell’inflazione per le pensioni fino a 4 volte il minimo e al 90% per quelle da quattro a cinque volte il minimo e la giusta decisione di eliminare quel paletto inutile dell’1,5% del TM per accedere al pensionamento a 67 anni in caso di calcolo totalmente contributivo, nella conferenza stampa il Ministro Giorgetti ha affermato che sarà molto più restrittivo l’accesso alla pensione anticipata e in pratica la Quota 103 cui tutti pensavano alla riconferma diventerebbe, il condizionale è d’obbligo perché ancora non è stato diramato il testo ufficiale, una Quota 104 ma con un incentivo a restare al lavoro e una penalizzazione per chi esce. Opzione Donna poi, sarebbe cancellata e assimilata all’Ape Sociale che cambierebbe sia la denominazione in Fondo per la flessibilità in uscita sia i requisiti portati a 63 anni di età e 36 di contributi per gli uomini per categorie svantaggiate come caregiver, disoccupati, impegnati in lavori gravosi e disabili e per le donne 63 anni di età e 35 anni di contributi.

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